I 7 baci di Pamela

Il titolo e l’immagine di quest’articolo sono volutamente forvianti perché non parlerò della bagnina più famosa del mondo né presenterò l’ennesimo manuale sull’arte del baciare. Il mio articolo ha come obiettivo quello di presentare un assurdo caso di doping (soprattutto vista la mancata sanzione) e l’ancor più assurda giustificazione della positività.

Quest’estate infatti è salito agli onori della cronaca un caso di doping che ha riguardato la famosa tennista Sara Errani, condannata a due mesi di squalifica per la positività al Letrazolo legata alla contaminazione dei tortellini mangiati in casa dei genitori.  

Nella stampa internazionale questo caso ebbe gran risalto, anche in termini canzonatori, poiché nelle pagine di giornali e nella mente dei lettori ha rivissuto ancora una volta la frase “i soliti italiani”.

Tuttavia, io credo nell’innocenza della Errani perché grande atleta e tennista e, per fortuna, la squalifica ha avuto una durata di solo due mesi.
In più credo nella sua innocenza perché è evidente l’eccessiva rigorosità delle norme mondiali antidoping, un “code” in cui i più importanti principi giuridici vengono violati, un codice in cui vige la genuina presunzione di colpevolezza dello sportivo. A questo si può aggiungere la presenza nel codice della “strict liability” cioè della responsabilità oggettiva, vera e propria spada di Damocle nei confronti degli atleti.

Ma il vero caso che voglio esporre non è quello della Errani, bensì quello di Richard Gasquet, tennista francese risultato positivo alla cocaina nel 2009 durante gli Open di Miami.
Poco prima di iniziare il torneo, il tennista si infortunò alla spalla e, dopo la visita del medico del torneo, decise d’accordo con il suo staff di non partecipare agli Open: era il 27 marzo del 2009.

Quel giorno il tennista poteva completare le formalità del prelievo antidoping previste dal torneo, ma decise di posticipare tutto al giorno dopo, “tanto sono infortunato”, pensò.
Quella stessa sera Gasquet andò alla discoteca “Set” di Miami per assistere alla performance dell’amico e noto dj francese Bob Sinclar.
L’amicizia tra i due è confermata dal fatto che prima della serata in disco, Gasquet, i suoi allenatori e un amico dei tre, furono invitati dal dj e dalla moglie alla cena presso il ristorante italiano “Vita” dove conobbero un gruppo di ragazze, tra cui Pamela.
Dopo la cena, il gruppo si diresse alla discoteca e chiaramente non potevano non sedersi al tavolo riservato a nome Sinclar; lì il gruppo iniziò a consumare varie bevute come di norma in una discoteca, ma il ligio Gasquet bevette solamente del succo di frutta.

Alle 4 del mattino il tennista si recò in una stanza superiore della discoteca insieme a Pamela e l’attrazione tra i due scaturì in 7 baci della durata di 5/10 secondi ciascuno (When they came downstairs again, they also kissed on the stairs. Their kisses continued throughout their stay at “Set”. In total, they kissed mouth to mouth about seven times, each kiss lasting about five to ten seconds[1]”).
Infine, dopo la serata al Set, il sempre più ligio Gasquet si diresse con i suoi compagni e nuove amiche, in uno strip club dove non entrò in contatto con nessuno (“That place turned out to be a strip club. The Player did not have any physical contact with anyone at Goldrush).

Dopo aver lasciato il Goldrush, Gasquet, il cui rispetto delle norme rasentò i limiti dell’incredibile, salutò Pamela con un bacio di circa due o tre secondi e si diresse con il suo allenatore all’hotel ( “The Player and Pamela kissed on the mouth for two or three seconds, then he returned back to his hotel with his coach, where he went to his room and slept[2]”).
Il giorno dopo, come da programma, il tennista si doveva sottoporre all’esame delle urine per l’antidoping: il laboratorio della WADA riscontrò la positività alla cocaina.
A questo punto era necessario trovare un colpevole e venne individuato in Pamela, che venne sottoposta a vari esami e dipinta come una tossicodipendente.

Gasquet pensò che l’esame delle urine avvenne ormai fuori dalla competizione, “tanto sono infortunato” pensò quella notte. Tuttavia non è cosi, poiché gli atleti possono essere sottoposti a esame a partire dalle 00.01 del giorno in cui inizia l’evento sportivo fino all’ultimo giorno dello stesso; per questo il controllo era pienamente regolare.
Ma la strategia difensiva del tennista francese si fece più singolare quando giustificò l’ingresso della cocaina nel suo organismo e ancora più singolare fu la decisione del TAS di Losanna.

Il tribunale arbitrale infatti concluse che la cocaina non fu assunta volontariamente dal tennista ma soprattutto la droga entrò nell’organismo del francese a causa dei baci con Pamela (“On a balance of probability, the Panel concludes that it is more likely than not that the Player’s contamination with cocaine resulted from kissing Pamela[3]”).

Il fatto che il tennista sia andato in discoteca e in un night club durante la competizione e che di conseguenza il suo comportamento fu macchiato da colpa e negligenza rispetto alle normative antidoping poco importò al TAS, che lo considerò non colpevole, tanto la scusa e la colpevole si erano trovati.  
Spero solo che il TAS si ricordi di Gasquet quando dovrà decidere il ricorso presentato dalla NADO contro la Errani, la cui sanzione è stata considerata insufficiente.

La morale di questo caso di doping? Cronometrare i prossimi baci in discoteca.

Chissà se poi, ai tempi del caso Gasquet, venne usata la frase “i soliti francesi”.

Silvio Bogliari

 

 

[1] Arbitration CAS 2009/A/1926 International Tennis Federation (ITF) v. Richard Gasquet & CAS 2009/A/1930 World Anti-Doping Agency (WADA) v. ITF & Richard Gasquet, award of 17 December 2009, in http://jurisprudence.tas-cas.org/Shared%20Documents/1926,%201930.pdf

[2] Lodo arbitrale TAS 2009/A/1926 cit.

[3] Lodo arbitrale TAS 2009/A/1926 cit.