La crisi istituzionale e lo sciopero del calcio femminile

Il 3 maggio la FIGC stabilì il passaggio del calcio femminile sotto il suo controllo esclusivo e non più sotto la gestione della Lega Nazionale Dilettanti. Tuttavia, la Corte d'appello federale ha recentemente annullato tale decisione e il calcio femminile è tornato sotto il controllo dell'entità che si occupa delle categorie inferiori del calcio maschile: è questo il motivo per cui le squadre italiane femminili di Serie A e Serie B minacciano uno sciopero ad oltranza. Il campionato corre il rischio di non partire ed è notizia ieri che la Supercoppa tra Juventus e Fiorentina prevista per il prossimo 25 agosto, non si giocherà. La crisi istituzionale che si sta verificando nel mondo del calcio femminile è la manifestazione della crisi di un modello, quello intervenzionista, che trova nelle lentezze burocratico-amministrative e nella difficile distribuzione delle competenze, gli aspetti più negativi e caratteristici della pubblica amministrazione.

Lo sport italiano, come accade in Spagna, Portogallo, Francia e tutti i paesi di civil law, è espressione del modello intervenzionista in quanto gestito e amministrato da enti pubblici: il CONI in Italia, il Consejo Superior de Deportes in Spagna, il Comité national olympique et sportif français in Francia, sono tutti enti pubblici che dipendono dai Ministeri e dai rispettivi governi in carica. La struttura piramidale dello sport vede al secondo posto le Federazioni nazionali che compongono gli enti pubblici sopra menzionati; la FIGC è parte del CONI, così come è parte del CONI anche la Federazione Italiana Giuoco Squash o la Federazione Italiana Cronometristi. Infine, al terzo gradino, troviamo le Leghe professionistiche o dilettantistiche dei club, formate dai vari clubs di Serie A, Serie B ecc.

Quando il 3 maggio la FIGC ufficializzò il passaggio del calcio femminile italiano sotto il suo controllo, molti hanno esultato; in realtà, tale cambiamento doveva essere analizzato con una bella lente d’ingrandimento ed esaminato da un altro punto di vista. Infatti a norma dell’art. 20 dello Statuto del CONI “Le Federazioni sportive nazionali sono associazioni senza fini di lucro con personalità giuridica di diritto privato”. La natura giuridica della FIGC è fondamentale poiché le organizzazioni non a scopo di lucro non perseguono la realizzazione di profitti ma solamente ricercano utili da reinvestire a scopi organizzativi. L’obiettivo primario e generico della FIGC è quello di promuovere e disciplinare l’attività del giuoco del calcio e gli aspetti ad essa connessi [1]; inoltre la FIGC non organizza nessun campionato a livello maschile, per quale motivo dovrebbe iniziare una fase sperimentale proprio con i campionati di calcio femminile?

Le Leghe, al contrario, sono quelle associazioni di diritto privato che meglio possono tutelare e curare gli interessi dei club che rappresentano, dato che non hanno il “blocco” del “non scopo di lucro”. È bene ricordare però che le leghe dipendono dalla FIGC e svolgono quelle funzioni che vengono attribuite loro dalle federazioni; quindi parlare di “imposizioni dall’alto” (come avvenne a maggio) è sbagliato perché in ogni caso sono le federazioni che amministrano a livello nazionale un determinato sport.  Ed è quanto viene stabilito per esempio nell’art. 1 [2] dello statuto della Lega Serie A: “La Lega Serie A, quale associazione di categoria di società affiliate alla F.I.G.C., agisce altresì nell'ambito delle funzioni ad essa demandate dal presente Statuto - Regolamento e dalle norme federali e, per il raggiungimento delle proprie finalità, gode di autonomia organizzativa ed amministrativa”.

Quindi le Leghe esercitano funzioni delegate dalla federazione e funzioni proprie, in pieno esercizio della loro autonomia organizzativa ed amministrativa: ad esempio, una funzione propria della Lega Serie A è quella di organizzare il campionato, la Supercoppa, e la Coppa Italia, tutte competizioni che a livello maschile non gestisce la FIGC. Ed è proprio l’autonomia organizzativa ed amministrativa la chiave per capire la differenza tra FIGC e leghe: per far crescere un settore sono necessari ricavi economici derivanti dagli accordi che l’ente che rappresenta le squadre ad esso affiliate è in grado o meno di concludere. Le leghe infatti hanno la funzione di stipulare ogni accordo commerciale idoneo allo sfruttamento economico delle competizioni che organizzano: è il caso degli accordi per i diritti televisivi, vera linfa vitale per i campionati e per lo sviluppo del calcio. Ad esempio, pochi giorni fa la Lega Serie A ha concluso un accordo relativo ai diritti televisivi con ESPN: il canale americano trasmetterà le partite del campionato italiano negli Stati Uniti, e aggiungere a tale accordo anche la trasmissione del campionato femminile italiano non sarebbe stata un’utopia.

Quello che si propone per uscire dalla crisi istituzionale che danneggia il calcio femminile italiano è un’ipotetica cogestione tra LND e FIGC, come se fosse qualcosa di nuovo: il modello pubblico/intervenzionista si applica dal 1942 al calcio italiano, in cui CONI, FIGC e Leghe si dividono le competenze per l’amministrazione del calcio, quello maschile però. Se proprio vogliamo parlare di cogestione, allora quella più idonea appare Lega Serie A-FIGC, ma in ogni caso, anche questa soluzione dovrebbe essere un qualcosa di naturale, di innato e intrinseco del modello pubblico italiano: l’unica grande, enorme differenza è che questo modello dovrebbe essere applicato anche al calcio femminile, che sembra venir considerato come uno sport diverso. Dovrebbe essere proprio la Lega Serie A (e non Lega Serie B, né Lega Pro, né LND, né FIGC) a gestire tutto il movimento femminile, evitando distinzioni tra squadre maschili e femminili visto e considerato che le squadre femminili di serie A e serie B non hanno nulla a che vedere con il dilettantismo e molte delle squadre femminili appartengono alla stessa struttura societaria di quelle maschili, che iniziarono a essere rappresentate dalla Lega Serie A nel 1946. Con il ritorno delle squadre femminili sotto il controllo della LND, club come Juventus, Milan e Fiorentina vedranno le loro squadre maschili rappresentate dalla Lega Serie A, mentre quelle femminili dalla Lega Nazionale Dilettanti.

Silvio Bogliari 

[1] Art. 1 Statuto FIGC: “La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) è associazione riconosciuta con personalità giuridica di diritto privato federata al Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) avente lo scopo di promuovere e disciplinare l’attività del giuoco del calcio e gli aspetti ad essa connessi”.

[2] Art. 1 Statuto Lega Serie A: “La Lega Serie A, quale associazione di categoria di società affiliate alla F.I.G.C., agisce altresì nell'ambito dellefunzioni ad essa demandatedal presente Statuto - Regolamento e dalle norme federalie, per il raggiungimento delle proprie finalità, gode di autonomia organizzativa ed amministrativa”.

Quando ha funzioni rappresentative delle Società Associate, essa svolge tutti i compiti e le attribuzioni conseguenti, salvo quelli che, per disposizioni di legge, di Statuto Federale o contenute nelle N.O.I.F., sono di competenza della F.I.G.C.”