Say no to discrimination

I soldi non fanno la felicità ma aiutano a vivere meglio” chissà quante volte si è sentita questa variante della celebre frase o chissà quante volte si è pensata.

Questa frase sul vile denaro può essere chiaramente applicata anche al calcio dato che senza i soldi non si potrebbe sostenere la struttura calcistica e qualsiasi nuovo settore in sviluppo: ecco, è proprio questo che si sono recentemente dimenticati in Svizzera.

Nel calcio esistono due meccanismi stabiliti dalla FIFA che rappresentano un ulteriore beneficio economico per i club e cioè l’indennità di formazione e il meccanismo di solidarietà che permettono al club che vende un giocatore di ricevere una somma di denaro a titolo di indennità per gli anni dedicati alla formazione del giocatore. Tale indennità si somma al prezzo pagato per l’acquisto del giocatore stesso.

Per fare un esempio, la Juventus ha ricevuto dal Manchester United una somma a titolo di indennità nel trasferimento di Pogba ai Red Devils, visto che il trasferimento era internazionale e il giocatore al momento del passaggio aveva 23 anni: l’indennità si paga per ogni trasferimento internazionale, come stabilito dall’art. 20 del Regulations on the Status and Transfer of Players della FIFA.

In tema di meccanismo di solidarietà invece, i dirigenti del Santos ancora stanno festeggiando per gli 11 milioni (5% di 222) ricevuti quest’estate per il passaggio di Neymar al PSG: detta somma è stata pagata in base al meccanismo di solidarietà poiché O’ Ney giocò nel Santos dai 12 ai 21 anni. E il meccanismo di solidarietà entra in funzione anche quando non c’è una trattativa[1], come il passaggio di Neymar al PSG.

Anche nei trasferimenti nazionali esistono meccanismi come quelli della FIFA, ma è ogni federazione nazionale che ne stabilisce le norme: in Italia per ora esiste solo l’indennità di formazione chiamata dalla FIGC “premio di addestramento e formazione tecnica”.

In mia opinione è più che giusto che un club che negli anni, attraverso il settore giovanile, abbia formato un giocatore possa ricevere del denaro da reinvestire per migliore la struttura del proprio club e continuare a creare altri talenti.

Ma in Svizzera come detto all’inizio, se ne sono dimenticati e inoltre hanno realizzato una discriminazione che ci riporta indietro di molti anni, a quando le donne non avevano gli stessi diritti degli uomini.

Con la circolare n.1603 resa pubblica ieri, la FIFA ha infatti dichiarato che esiste un calcio per gli uomini e uno per le donne, affermando nella pagina due della suddetta circolare che: “In onore della trasparenza e della sicurezza giuridica, l’art. 20 del Regolamento specifica espressamente che i principi dell’indennità di formazione non si applicano al calcio femminile[2]”.

Quindi le norme che regolano il calcio non valgono per le donne, finendo per creare una distinzione tra calcio femminile e maschile a livello normativo, distinzione che non pensavo esistesse e tantomeno che fosse proprio la FIFA a stabilire.

Nell’art.20 del Regolamento inoltre non è “espressamente specificato” che esiste una differenza di sesso a livello calcistico: baste leggere tale articolo.

Ma la discriminazione della circolare n.1603 non si limita a distinguere tra giocatori e giocatrici, arriva anche a stabilire che: “In questo senso è opportuno sottolineare che la formula attuale d’indennità di formazione applicata al calcio maschile sarebbe come un’azione dissuasiva per le giocatrici e, in conseguenza, ostacolerebbe lo sviluppo del calcio femminile[3]”.

Dove sarebbe la dissuasione? Si manifesta nel ricevere una somma di denaro che serve a supportare lo sviluppo del calcio femminile? I soldi che un club femminile riceverebbe dalla vendita di una giocatrice rappresenterebbero un ostacolo allo sviluppo di questo settore? Secondo la FIFA si e l’aspetto ancor più triste è che la circolare è stata firmata da Fatma Samoura, segretaria generale della FIFA e prima donna a ricoprire tale incarico.

A partire dal 1 gennaio 2018 la decisione stabilita dalla circolare n.1603 entrerà in vigore per cui se una squadra italiana vende una giocatrice all’estero non avrà diritto a ricevere l’indennità di formazione come qualsiasi altro club maschile, e non si parla di spiccioli: un buon inizio del nuovo anno.

Dopo tutti i vari slogan che la FIFA ha usato negli anni, come il "no al razzismo", il prossimo dovrebbe essere “Say no to discrimination”.

 

Silvio Bogliari

 

[1] Neymar pagò la clausola di rescissione, non ci furono trattative.

[2] Pag. 2 circolare n.1603 FIFA: “For the sake of legal security and transparency, art. 20 of the Regulations, which pertains to training compensation, now explicitly specifies that the principles of training compensation do not apply to women’s football”, in http://resources.fifa.com/mm/document/affederation/administration/02/92/15/75/circularno.1603-amendmentstotherulesgoverningtheproceduresoftheplayersstatuscommitteeandthedisputeresolutionchamberandtotheregulationsonthestatusandtrans_neutral.pdf 

[3] Pag. 2 circolare n.1603 FIFA, “It should be noted that the existing training compensation formula would act as a deterrent to the movement of female players and consequently stall the development of the women’s game”, in http://resources.fifa.com/mm/document/affederation/administration/02/92/15/75/circularno.1603-amendmentstotherulesgoverningtheproceduresoftheplayersstatuscommitteeandthedisputeresolutionchamberandtotheregulationsonthestatusandtrans_neutral.pdf