Quando Rodrigo Bentancur stava per dire addio al calcio

 

Rodrigo Bentancur Colmán è attualmente uno dei centrocampisti più importanti della scena europea: all’età di soli ventidue anni gioca titolare nel centrocampo bianconero, diventando anche per Maurizio Sarri una pedina fondamentale, al punto da togliere il posto da titolare a Miralem Pjanic.

 

Il giovane centrocampista uruguaiano ha visto la sua precoce carriera seriamente a rischio nel 2012, e non a causa di un infortunio, bensì grazie all’applicazione di una superficiale norma, ovvero l’art. 19 del Regulations on the Status and Transfer of Players della FIFA [1].

La vita purtroppo non fila sempre liscia, anzi è colma di difficoltà e tristezze, ma proprio le difficoltà forgeranno quella personalità, quel carattere che spesso si rispecchia nel terreno di gioco: Bentancur, durante la sua infanzia ha dovuto affrontare prima la separazione dei genitori e poi la morte della madre.

Nel 2004, quando Rodrigo aveva sette anni, il padre si risposò con una donna di Buenos Aires, mantenendo la sua residenza, così come quella di tutta la famiglia, a Nueva Helvecia, un piccolo paese uruguaiano di 10.000 abitanti, ubicato nella sponda opposta del Rio de la Plata rispetto alla capitale argentina: da questo nuovo matrimonio nacquero due figli.

 

Nel 2011 la famiglia di Rodrigo decise di trasferirsi nella capitale argentina per consentire alla sua step-mother [2] di lavorare nell’azienda di famiglia, consentendo così a Rodrigo e i suoi fratelli di ricevere un’educazione scolastica migliore rispetto a quella di cui potevano godere a Nueva Helvecia: Rodrigo e i suoi fratelli avrebbero vissuto nella casa della “matrigna”. Allo stesso modo, il padre si trasferì con la famiglia a Buenos Aires, mantenendo però la residenza a Nueva Helvecia dal momento che lì gestiva un’azienda di prodotti caseari nella quale anche la nuova moglie, saltuariamente, svolgeva funzioni manageriali: per evitare che Rodrigo rimanesse senza la dovuta tutela nei rari momenti di assenza di entrambi, il padre nominò il cognato come tutore di Rodrigo.

 

Dopo quattro mesi dall’approdo in Argentina, nel giugno del 2011 iniziò la carriera di Rodrigo: fece un provino al Boca che accettò l’allora quindicenne charrua, richiedendo così l’emissione del International Transfer Certificate (CTI), necessario per la registrazione del minorenne straniero. Nel 2012, la federazione Argentina (AFA) richiese alla FIFA in nome del Boca, l’emissione del CTI richiedendo l’applicazione dell’articolo 19, comma due, che consente il trasferimento internazionale dei minori accompagnati dai genitori quando avviene per ragioni non legate al calcio [3].

Nell’aprile del 2012, il Giudice Unico della FIFA però, negò l’approvazione del trasferimento internazionale di Bentancur considerando che il trasferimento fosse stato determinato esclusivamente da motivi calcistici, non considerò la sua step-mother né suo zio come familiari, e affermò che il padre non trasferì ufficialmente la propria residenza a Buenos Aires e, pertanto, non vi era stato alcun trasferimento internazionale: Bentancur non poté tesserarsi con gli xeneizes.

Di conseguenza, il Boca e Rodrigo presentarono ricorso al TAS allegando che il trasferimento era stato determinato solamente da motivi educativi, per concedere a Rodrigo e ai suoi fratelli quelle opportunità che non avrebbero potuto sfruttare a Nueva Helvecia.

Il trasferimento avvenne nel febbraio 2011 e il mese successivo, Rodrigo era già iscritto in una scuola aspettando la fine dell’anno scolastico per dedicarsi al calcio: se l’obiettivo del trasferimento fosse stato quello di giocare per il Boca, i contatti tra la famiglia di Rodrigo e il club argentino sarebbero partiti prima del trasferimento, poiché la distanza tra le due città consente il viaggio in traghetto in meno di un’ora. Inoltre, durante il procedimento arbitrale presso il TAS, Rodrigo e la famiglia dichiararono come in Uruguay, prima del trasloco, il giocatore non fosse considerato un talento calcistico, non essendo nemmeno stato accettato nelle giovanili del Peñarol di Montevideo.

Di contro la FIFA, innanzi al TAS, sottolineò che il padre non aveva trasferito la sua residenza in Argentina, aveva ancora un telefono uruguaiano, non era stato sufficientemente provato che trascorresse la maggior parte del suo tempo a Buenos Aires e che la matrigna di Rodrigo non potesse essere considerata come genitore, alla luce dell’art. 19: “For purposes of Article 19.2(a) of the FIFA RSTP, the term “parents” must be interpreted in its singular form to only refer to the surviving parent, in casu the Player’s father”.

Fortunatamente per il giocatore, il 26 luglio del 2013 il TAS, una volta tanto ribaltò la sentenza del Giudice Unico della FIFA e consentì a Bentancur di tesserarsi per il Boca, considerando che il trasferimento internazionale fu determinato per motivi non legati al calcio e auspicando un’inclusione dei termini “zio” e “matrigna” nelle norme della FIFA, in modo da consentire i trasferimenti internazionali anche ai giocatori minorenni che si trasferiscono non accompagnati dai genitori: purtroppo ad oggi, la sperata modifica non è ancora avvenuta.

Senza il lodo arbitrale n.2839 del TAS e in conformità con le norme della FIFA, Bentancur avrebbe dovuto aspettare i diciotto anni per poter giocare in Argentina, un ostacolo che avrebbe rallentato notevolmente la sua carriera e magari oggi la Juventus non si ritroverebbe tra le proprie fila uno dei migliori centrocampisti internazionali e con un futuro ancora tutto da scrivere.

 

Silvio Bogliari

 

[1]Art.19 FIFA RSTP: “I trasferimenti internazionali dei calciatori sono consentiti soltanto se il giocatore ha più di 18 anni”.

[2]In italiano “matrigna”, ma, a parere di chi scrive, dispregiativo.

[3]Art. 19 FIFA RSTP: “Si applicano le seguente cinque eccezioni a questa regola: a) I genitori del giocatore si trasferiscono nel paese in cui si trova il nuovo club per motivi non legati al calcio”.