Il trasferimento di Cristiano Ronaldo in Italia ha scatenato non soltanto l'euforia dei tifosi juventini ma anche una marea di commenti dei vari protagonisti del calcio: c'è chi parla di colpo del secolo e chi afferma che Cristiano abbia scelto la Juve e l'Italia solo per motivi extracalcistici. Negli ultimi giorni il presidente della Liga, Javier Tebas, ha dichiarato che Ronaldo ha scelto i colori bianconeri solo per l’attuale regime fiscale favorevole, puntando il dito contro l'Italia e considerando la Spagna una “vittima [1]" del sistema economico: evidentemente si dimentica della legge Beckham. Era il 2004 e il governo presieduto da José Maria Aznar approvò il Real Decreto 687/2005 del 10 di giugno, norma che venne emanata per attrarre capitale straniero in Spagna, come calciatori, artisti e direttori di imprese multinazionali. In base a quella legge, gli stranieri durante i loro primi sei anni in Spagna, pagavano le tasse come non residenti al 24%. Uno dei primi stranieri a beneficiare di quel regime fiscale fu proprio il calciatore inglese, ed è per questo che dal 2004 tale normativa venne ricordata come legge Beckham: era il Real Madrid dei galacticos. In termini pratici, pagare le tasse al 24% significava rientrare nella fascia di coloro che percepivano entro i 10.000/12.000 euro all’anno, cioè all’incirca di 1000 euro al mese. In quel momento il governo spagnolo si era dimenticato dei principi di eguaglianza e progressività nel pagamento delle tasse che sancisce l’art. 31 della costituzione spagnola [2].

Il governo socialista di Zapatero nel 2010 modificò il regime fiscale stabilendo che tutti coloro che guadagnavano più di 600.000 all’anno dovevano pagare le tasse come residenti al 47% e non più come non residenti: fu il primo colpo ai vantaggi fiscali per i calciatori. Questa prima modifica però non ebbe carattere retroattivo, pertanto, tutti i giocatori che avevano firmato un contratto prima del 2010 potevano continuare a pagare le tasse in base ai parametri stabiliti dalla legge Beckham. Infine, il colpo finale arrivò nel 2015 con il governo Rajoy che escluse definitivamente gli sportivi professionisti, quindi anche i giocatori, da ogni beneficio fiscale. Non è un caso che proprio con il cambio delle norme si siano verificati tutti i problemi fiscali per i vari Cristiano Ronaldo, Messi, Modric, Marcelo, Xabi Alonso, Jose Mourinho (che critica Conte per omessa denuncia, ma lui è stato condannato per evasione fiscale) Di Maria, Falcao, Mascherano, Adriano, Ozil, Fabio Coentrao, Ricardo Carvalho, Pepe e il freschissimo caso di James Rodriguez.

In Italia ora accade lo stesso con il Testo Unico delle Imposte sui redditi che all'art. 24 bis stabilisce che Ronaldo, così come gli altri non residenti, potrà pagare un’imposta forfettaria di 100.000 all’anno ed estendere tale vantaggio anche ai familiari. Certo, la somma forfettaria avrebbe potuto essere più alta, ma considerato quanto pagavano i top players durante la vigenza della prima legge Beckham, l’attuale regime fiscale italiano è molto più severo. E infine bisogna ricordare che nonostante l’addio al Real Madrid, Cristiano Ronaldo non scapperà dall’attuale regime fiscale spagnolo per quest'anno fiscale: l’art. 9 della legge IRPEF prevede che chi rimanga per più di 183 giorni in territorio spagnolo, sarà considerato contribuente residente, proprio il caso di CR7, visto che firmò il contratto con la Juventus il 10 luglio (191° giorno dell’anno).

Cristiano Ronaldo è un evasore fiscale e non va certo difeso, ma non bisogna neanche “condannare” l’Italia che attualmente facilita l’arrivo dei top players, come accadde in Spagna a partire dal 2005: fu anche grazie alla Legge Beckham che i giocatori sceglievano la Liga. Proprio il presidente della Liga ha auspicato riforme per ristabilire una nuova tassazione favorevole ai calciatori ed evitare la fuga dei top players dalla Spagna [3].

Silvio Bogliari 

[1] Redazione Calcio e Finanza, “Tebas: Cristiano Ronaldo? In Italia solo per motivi fiscali”, in http://www.calcioefinanza.it/2018/07/20/tebas-su-cristiano-ronaldo/  

[2] Art. 31 Cost. Spagnola: “Todos contribuirán al sostenimiento de los gastos públicos de acuerdo con su capacidad económica mediante un sistema tributario justo inspirado en los principios de igualdad y progresividad que, en ningún caso, tendrá alcance confiscatorio”.

[3] EFE, “Tebas reclama una rebaja de impuestos para los futbolistas”, in https://www.abc.es/deportes/futbol/abci-liga-javier-tebas-reclama-rebaja-impuestos-para-futbolistas-201805282204_noticia.html