"Convocherò solo chi gioca nel proprio club di appartenenza" suonava più o meno così l'appello di Conte ai suoi, all'inizio della sua avventura azzurra. Frasi che non ho mai condiviso, reputo infatti che un allenatore, soprattutto quello di una Nazionale, debba operare delle scelte a seconda del modulo che intende portare avanti e della funzionalità che i giocatori di cui dispone hanno per il suo pensiero di gioco. Alla fine Conte ha fatto quello che credevo: niente numeri, ha portato solo chi è più funzionale al suo amato 3-5-2. Ma più in generale Conte, ha portato avanti questa sua esperienza da c.t. contraddicendo sempre le aspettative, facendo sempre qualcosa nel tentativo di lasciare stupiti tifosi e non, sempre e costantemente in bilico su quella sottile linea che divide la ammirevole caparbietà dalla sconsiderata cocciutaggine. Personalmente reputo che Conte, abbia mancato di rispetto alla Nazionale prendendo già accordi col Chelsea, ma mi sforzo di credere che la sua professionalità non lo porti a commettere leggerezze, anche se, sin dall'inizio il rapporto di Conte con l'Italia è stato traballante, fatto di "aut-aut" che sfioravano il ricatto. Non riporto il virgolettato, ma il senso delle parole era più o meno questo: o si fanno gli stage o lascio,oppure, alleno la Nazionale ma io sono uno che ama il campo, tornerei volentieri sulla panchina di un club. Una panchina che sembra essere spinosa per l'allenatore leccese, proprio come lo era, fino all'anno scorso la maglia azzurra del Napoli per il "Pipita" Higuain, il quale un giorno si e l'altro pure lasciava intendere che in mancanza della Champions e di un progetto condivisibile avrebbe cambiato volentieri aria. Una maglia che stava stretta, quella del Napoli che faticava a contenere la voglia di Higuain di giocare per traguardi importanti. Higuain e Conte, basta pensarci e le assonanze potrebbero essere tante, entrambi infatti sono stati il colpo di punta dei rispettivi presidenti, il numero 9 azzurro voluto da De Laurentiis, il c.t. voluto da Tavecchio come primo colpo elettorale, entrambi top player. Una maglia azzurra, che l'estate scorsa non sembrava potesse essere vestita ancora in questa stagione da Higuain e invece, il colpo di scena è stato proprio quel colloquio con Sarri, il motivatore, l'allenatore venuto dalla Provincia che ha messo Higuain nelle condizioni di giocare la sua miglior stagione da quando insegue un pallone. Tavecchio avrebbe dovuto dunque immedesimarsi in Sarri per far rendere al meglio il top player Conte, che lascerà questa sua esperienza in azzurro con il dubbio di non aver dato il massimo.