E leggenda fu. La vittoria per tre a zero in casa contro il Crotone vale il sesto scudetto consecutivo per la Juventus. Record storico per una compagine che, grazie ad un lavoro certosino di comparto dirigenziale e tecnico, è riuscita a tornare ai fasti di un tempo, dopo il baratro della serie b e anni di limbo nella massima serie. Una celebrazione che poteva arrivare prima ma che, complice un rallentamento nelle ultime tre giornate, è giunta solo alla penultima di campionato; l’essenziale era vincere e anzi, per assurdo la sconfitta contro la Roma ha consentito di rialzare il livello di attenzione per la Coppa Italia e per quello che, dalla ripresa degli allenamenti, sarà invece l’ultimo, grandissimo, obiettivo da inseguire: la finale di Cardiff. Un campionato vinto di gran carriera e che, rispetto alle stagione precedenti, ha visto finalmente delle avversarie iniziare ad avvicinarsi ai ritmi bianconeri: Roma e Napoli sono infatti state rivali vere che hanno saputo inanellare fiotti importanti di vittorie mantenendo vivo il campionato e arrivando a superare entrambe la soglia degli ottanta punti. Con buona pace per i tanti critici nei confronti di Allegri, ci troviamo a festeggiare il settimo trofeo in tre anni di guida del tecnico toscano, con una seconda finale di Champions da giocarci, forse questa volta con maggior consapevolezza della precedente. Il mister, grazie alle capacità tecniche unite alla disponibilità di un gruppo di campioni sia tecnici che sul lato umano, ha dipinto alla perfezione una stagione a più velocità che ha visto i bianconeri alternare prestazioni buone ad altre meno buone, soprattutto nella prima parte; tuttavia il primato in classifica è sempre rimasto nelle loro mani, nonostante molti sapientoni ci facessero credere che questa Juventus “giocava male” e non avrebbe avuto vita lunga. Affermazioni affrettate e che non tenevano conto del radicale cambiamento attuato nella squadra da Berlino ad oggi: solo nella scorsa estate, sono arrivati molti giocatori (tutti fortissimi) ma con caratteristiche diverse rispetto a chi copriva in precedenza quei ruoli e che di conseguenza necessitavano di un periodo di adattamento al gioco e alla mentalità bianconera. Ci sono state certamente partite poco edificanti: penso soprattutto quelle del girone d’andata contro Inter, Palermo e Genova, dove siamo stati troppo molli e disattenti; tuttavia il punto di collasso è avvenuto, secondo me, nel periodo tra la finale di Doha e il primo match di ritorno contro la Fiorentina. Eravamo diventati una squadra tremendamente vulnerabile, anche sul piano psicologico, in grado di fare prestazioni convincenti alternate a momenti in cui qualsiasi avversario ci metteva alle corde; dopo Firenze si rischiava veramente di entrare in un limbo pericoloso, con la possibilità di mettere la stagione su un binario nefasto. E invece proprio in quel momento Allegri ha deciso di cambiar pelle alla squadra: possiamo chiamarlo 4-2-3-1 oppure scelta di inserire tutto il potenziale offensivo della squadra, pretendendo allo stesso tempo un sacrificio aggiuntivo da tutti gli interpreti, attaccanti compresi. Da quel momento il percorso è stato pressoché netto, sia in campionato che in Champions e Coppa Italia. A fare la differenza la classe, lo spirito di sacrificio e l’ordine tattico che allenatore e giocatori hanno saputo intavolare. La difesa si è dimostrata di gran lunga la migliore al mondo, con calciatori la cui sostituzione sarà difficile e certamente non indolore. A fianco di questi, due calciatori come Benatia e Rugani che sarebbero titolari di sicuro nelle nostre concorrenti italiane e, con buone probabilità, in molti top club europei; un calciatore come Dani Alves, dopo un ambientamento terribilmente difficoltoso, è sbocciato nel momento giusto dimostrandosi valore aggiunto di classe, esperienza, spensieratezza; del resto uno col suo curriculum di successi non poteva di colpo essersi dimenticato come si gioca a calcio. Sull’altra fascia invece un Alex Sandro che, nel giro di un anno, ha raddoppiato il suo valore. In mediana un Khedira forse nella sua condizione migliore di sempre ha fatto da spalla perfetta ad un Pjanic che è cresciuto di pari passo con la condizione della squadra: timido e spesso fuori ruolo ad inizio stagione, autorevole “direttore d’orchestra” nel nuovo centrocampo a doppio mediano. A fianco dei primi due Marchisio, per cui parlare di “riserva di lusso” sarebbe troppo riduttivo: il Principino ha dovuto far fronte ad una condizione fisica da ritrovare dopo l’orribile infortunio subito contro il Palermo la passata stagione; ora che ha definitivamente trovato la forma migliore sarà un’arma in più per Cardiff e per la prossima stagione (perchè Marchisio deve restare bianconero). Per quanto concerne il reparto avanzato la mia prima menzione va a Mario Mandzukic: capace di reinventarsi esterno, rendendo possibile il cambio modulo e di offrire prestazioni di alto livello; grande merito quindi, al Mario terzino, al Mario esterno, al Mario mediano spezza gioco, al Mario sponda per i compagni, al Mario comunque sempre autore di gol pesanti. Poi la coppia argentina: Dybala sempre più proiettato tra i migliori del calcio mondiale e Higuain che ha dimostrato che infondo valeva la pena investire su di lui quella cifra, sempre autore di reti importanti e vero e proprio incubo per tutte le difese affrontato; e infine Cuadrado che, al netto di alcune prestazioni sottotono, ha comunque dimostrato di valere la Juventus e che andarlo a prendere a Londra è stato un buon affare. Dietro questi “titolari” vanno poi menzionate tutte le “riserve” che, per quelle che erano le loro potenzialità, hanno fatto sempre fatto pervenire il loro apporto in momenti di necessità. Al timone Massimiliano Allegri, che forse non sarà il miglior allenatore sulla faccia della terra ma che di sicuro è l’allenatore che, con Lippi e Trapattoni, ha portato (e mi auguro fortissimamente porterà) più successi alla Vecchia Signora. Sopra il corpo tecnico la dirigenza che ha nuovamente dimostrato di essere un gruppo di professionisti d’alto rango, affiatato e che, attraverso la diversificazione dei ruoli e il rispetto delle competenze, ha saputo costruire e gestire un gruppo di vincenti il cui novero di successici auguriamo tutti non sia ancora terminato per questa stagione (e qui mi fermo). Per la recente conquista della Coppa Italia (terza di fila, altro record) , per lo scudetto della leggenda e con la fervida speranza di nuove conquiste va quindi il mio più grande ringraziamento alla Juventus, sono sempre più orgoglioso di essere bianconero fino al midollo.