La cessione era inevitabile ed è stato giusto completarla, senza rimorsi e senza guardarsi indietro. Come ho già scritto, che Bonucci partisse dalla Juventus era già nell’aria da un po’ di tempo: la scorsa estate venne trattenuto più per vicende personali che per motivazioni profonde e le insofferenze di questa stagione non hanno fatto altro che certificare un addio inevitabile.

Sul fatto che la società abbia fatto bene ad avallare la cessione non ci sono dubbi quindi, sulle metodologie e sui numeri invece ci sarebbe molto da discutere.

La Juventus esce da questa trattativa con una posizione di assoluta debolezza: non ha mai tenuto in pugno il pallino delle negoziazioni, giostrate a regola d’arte dall’agente del calciatore, trovandosi di fatto spalle al muro. Quando tutto sembrava portare ad una cessione all’estero (con la Premier in pole), a quel punto si è manifestata la volontà del giocatore di non trasferirsi all’estero e, conseguentemente, si è palesata probabilmente l’unica offerta concreta che ha costretto la Juventus ad avviare una trattativa su cifre esigue, per non dire ridicole.

Partiamo da un presupposto: l’estate scorsa il Manchester City aveva fatto per Bonucci un’offerta ufficiale di sessanta milioni di euro, con la possibilità di rivisitare la stessa al rialzo; da un anno a questa parte, il valore di Bonucci non è diminuito, anzi, e quella, a mio avviso, doveva essere la cifra di partenza per impostare la trattativa, non un euro in meno. Invece abbiamo (s)venduto un calciatore all’apice delle sue performances fisiche e tecniche per il minimo sindacale, con una fretta inspiegabile, riuscendo perlomeno a non consentire l’inserimento di contropartite tecniche che avrebbero fatto diventare la cosa da fatta male ad un’autentica eresia.

Quarantadue milioni di euro sono una cifra molto inferiore al valore attuale di Bonucci: in un mercato che vede una generale penuria di centrali difensivi tecnici e affidabili, è doveroso che quei pochi in grado di rispondere a queste caratteristiche vengano pagati a prezzi elevati in quanto elementi raramente sostituibili, come lo sarà per la Juventus per cui ora la difesa a tre diventerà una soluzione non più proponibile. Se poi andiamo ad analizzare i costi con cui, negli ultimi anni, sono stati acquistati difensori centrali capiremo che le cifre investite per Bonucci sono esigue.

Theo Hernandez, appena passato al Real Madrid, è stato pagato trenta milioni di euro dopo una sola stagione, per altro giocata nell’Alaves; Stones passò, proprio al posto di Bonucci, al Manchester City per cinquantacinque milioni di euro, rendendosi poi protagonista di una stagione senza infamia e senza lode; Mustafi, dopo due stagioni discrete al Valencia, è passato all’Arsenal per quarantuno milioni di euro e, per finire, Bailly, strappato al Villareal dal Manchester United per trentotto milioni di euro. Questi i costi delle operazione fatte su difensori centrali: tutti, a mio avviso, inferiori a Bonucci e che soprattutto arrivavano senza il bagaglio di esperienza europea che possiede invece il centrale originario di Viterbo.

Resta ancora da capire come mai non si sia potuta scatenare un’asta sulla sua cessione, non essendoci in essere nessuna clausola rescissoria: forse la combinazione tra volontà di partire, rimanendo però in Italia, ha letteralmente abbattuto il novero delle concorrenti e ha fatto sì che l’offerta del Milan fosse sufficiente affinché l’operazione andasse in porto; poco limpido l’operato del procuratore di Bonucci: il quale, pochi mesi fa, aveva preteso un rinnovo salatissimo (ma meritato) che aveva fatto di Bonucci il terzo calciatore più pagato in bianconero, appena sotto Higuain e Dybala, salvo poi tramare con il Milan su un trasferimento che ha del clamoroso.

Buon per il Milan, che ha confezionato un colpo importante per un calciatore che rimarrà ad alti livelli per almeno ancora cinque sei anni e che nella difesa a tre giganteggia. 

Un po’ meno bene, in questo caso, l’operato della dirigenza Juventina che ha osservato quasi passivamente il “menage a trois” tra Bonucci, il suo procuratore e il Milan; ha dovuto accettare un’offerta che, lo ripeto per l’ennesima volta, è nettamente al di sotto del valore vero di mercato di Bonucci, senza nemmeno prendersi del tempo e mettere magari il proprio tesserato “spalle al muro”, ponendo un veto al trasferimento in un club italiano; perlomeno sono riusciti a non far inserire contropartite che avrebbero reso la trattativa da errata ad una farsa totale. Un bel danno d’immagine, a cui qualcuno dovrà per forza di cose dare spiegazioni, rivelando tempistiche e modi di una cessione nell’aria da mesi ma concretizzatasi in modo quasi totalmente insoddisfacente.

In attesa di spiegazioni, a questo punto doverose da parte della città, non ci resta che augurarci che gli acquisti ancora mancanti per completare la rosa, vengano completati con la stessa rapidità e decisione con cui è stato ceduto Bonucci; magari senza ridursi all’ultimo giorno di mercato, come accaduto nelle ultime due sessioni.