Una vita da mediano è uno dei brani più esemplificativi di come nel calcio il ruolo del “gregario” sia il simbolo del sacrificio sempre e solo al servizio della squadra.
Il brano, scritto nel 1999 dal cantautore emiliano Luciano Ligabue, è qualcosa che va oltre il calcio. Rappresenta anche un elogio verso chi vive la propria vita in sordina. Nell’ombra delle luci della ribalta, sacrificandosi più per il benessere degli altri che per il proprio. I cosiddetti “Antieroi” che diventano più “eroi” di tutti, dando anche più di quello di cui dispongono.
Il brano fa riferimento a Gabriele Oriali, grande mediano dell’Inter degli anni ’70. Lui aveva giocato quasi 400 partite in seria A ed è arrivato a vincere anche i Mondiali nel 1982. Nonostante non fosse dotato di classe sopraffina sapeva bene come colmare la sua carenza di “talento” con grinta, dedizione ed umiltà. Quello che contraddistingueva era la determinazione che sono poi i tratti distintivi di chi sa ben interpretare il ruolo del mediano.
Nelle sacre scritture del calcio ce ne sono stati tanti “lottatori”. Giocatori che hanno fatto le fortune delle proprie squadre e dei propri allenatori, ponendo sempre davanti la concretezza e il dinamismo alla bellezza dell’estetica. I cosiddetti non “protagonisti” che sono emersi, nonostante tutto, tra le mille difficoltà di uno sport competitivo come quello del calcio.
 Uno di questi è umbro, di Perugia per la precisione. Ha passato una vita a correre e a rincorrere gli avversari per tutti i campi delle categorie del calcio nostrano. La sua carriera è stata di grande sacrificio. Lui è Davide Baiocco.

Gli inizi di carriera 
Perugino doc, Davide è un classe 1975 per 1.72 cm di altezza. Cresce calcisticamente, sviluppando le sue qualità di interditore a tutto campo, nelle giovanili del Gubbio, con cui esordisce in prima squadra nel Campionato Nazionale dilettanti a diciotto anni nel 1993. Davide è un centrocampista operaio, lo vedi correre a destra e a manca come un forsennato, letteralmente un “gigante” nonostante non sia altissimo di statura. Si intravede sin da subito che è uno capace di far mangiare “l’erba” agli avversari se necessario. Non è soltanto un calciatore senza fronzoli perché di tecnica ne ha da vendere. Infatti è proprio il Perugia, la squadra della sua città, ad accorgersi, ben presto, di quel “piccolo” funambolo tutto forza e grinta. 

Dopo 2 stagioni, dunque, passa ai grifoni. Un piccolo grande sogno che si avvera per il giovane Davide. Vuoi  mettere a confronto il fatto di poter dare tutto per la squadra della città in cui sei nato? Sicuramente per Baiocco non esisteva nulla di meglio. Non si sarebbe mai tirato indietro davanti ad una grande sfida come quella di Perugia. Non si sarebbe fatto sopraffare dall’emozione di poter giocare con la maglia del grifone indosso anche se si trattava, inizialmente, soltanto delle giovanili. Ma le sua qualità sono troppo importanti per non essere notate e per questo infatti riesce a fare il suo esordio in serie B, nel 1995, nonostante la stagione inizialmente sia di quelle difficili, con tre cambi di guida tecnica in panchina, poi culminata comunque con la promozione in serie A. Per lui le presenze saranno appena 4 e solo per dei piccoli spezzoni di partita, troppo poco per poter mettere in mostra le sue grandi potenzialità.

Non considerato quindi ancora pronto per la categoria, Davide viene mandato in prestito in serie C, con le maglie di Fano e Siena dove si afferma come uno dei centrocampisti dalle grandi qualità tecniche ma soprattutto umane. Torna nel 1998 nuovamente al Perugia, dove ha la grande occasione di debuttare in Serie A nientemeno che a San Siro  contro l’Inter quando la partita oramai non aveva più nulla da dire: 2 a 0 per i nerazzurri con le reti di Zamorano e Djorkaeff. I minuti giocati saranno solamente 34, una grandissima emozione comunque per un giovane come lui che viene dalla gavetta ma purtroppo si trattò soltanto di un illusione. Quell’anno arriverà una salvezza difficile per il Perugia e lui sarà costretto più e più volte a guardare solamente dalla panchina perché ancora una volta non gli viene data fiducia tra gli altri anche da un maestro di calcio come Vujadin Boskov.

Da leone in gabbia, Baiocco ripartirà ancora una volta dal basso, in prestito, tra le fila della Viterbese, altro club di proprietà della famiglia Gaucci, in Serie C1. Qui Davide diventa un centrocampista completo trova spazio, continuità e disciplina. I Gaucci di calcio ne capiscono e sapevano perfettamente che Baiocco molto presto sarebbe stato pronto per il grande salto: dopo due ottime stagioni in cui i laziali sfiorano anche la  promozione in Serie B , Davide rientra alla base ma questa volta per rimanerci definitivamente e in Serie A. Dove nel frattempo nel club umbro c’è un nuovo allenatore con delle idee tattiche ben precise per cui uno come Baiocco è di fondamentale importanza: Serse Cosmi.

Il furino del Grifone 
Sarà il periodo del cosiddetto Perugia dei “miracoli”, dei grandi talenti, Fabrizio Miccoli, delle sfide incredibili, Hidetoshi Nakata, e degli allenatori esordienti, Serse Cosmi. Saranno anni molto belli ma allo stesso tempo difficili, dove però Davide Baiocco sarà un dei più grandi protagonisti. Per Davide, Serse sarà la sua fortuna, è lui che lo ha consacrato nel calcio che conta. Ha rischiato molto puntando subito su di lui conscio delle sue grandi qualità di leadership ma anche di quelle di grande lottatore in mezzo al campo. Dopo tanto peregrinare per i vari campi di provincia nelle serie minori, Cosmi sarà l’unico a concedergli di realizzare il suo più grande sogno sin da bambino: la possibilità di rappresentare la squadra della sua città. Davide sa perfettamente che questa volta ha una grande opportunità  mentre in passato qualche altro allenatore lo aveva illuso, ferendolo nell’orgoglio, per mancanza di fiducia nelle sue qualità ma è un uomo nuovo, più forte che sa cosa deve fare.

È la stagione 2000/01 è il club umbro ha puntato su tanti giovani talenti provenienti dalle categorie minori tra cui un figlio di Perugia proprio come Davide, il quale sin da subito si prende in mano il centrocampo del grifone correndo a recuperare palloni come un forsennato. Ben presto i tifosi del Curi, si innamoreranno di quel calciatore con la maglia numero 98 sulle spalle che a guardarlo da quanto correva lo ribattezzeranno come il “Furino del Grifo”. Davide era davvero forte anche nei contrasti,  uno così non lo fermavi facilmente ma dovevi letteralmente abbatterlo. Come detto non aveva solo qualità di interdizione ma era dotato anche di grande tecnica individuale basti vedere il suo primo gol in serie A, in occasione di un 2 – 2 contro la Roma all’Olimpico. Era esattamente il 14 Aprile 2001 e si disputava Roma – Perugia, gara valida per la ventiseiesima giornata di campionato: era la Roma dei Totti, Batistuta, Del Vecchio e soprattutto di Fabio Capello come allenatore, ovvero la squadra che di lì a poco avrebbe vinto lo scudetto.

Il Perugia lottava per una salvezza tranquilla e andava a Roma senza particolari patemi d’animo. I giallorossi partirono fortissimo ma il portiere perugino Mazzantini è insuperabile, così dopo diverse occasioni clamorose per i giallorossi è esattamente al 44’ del pt che proprio Davide Baiocco, riceve palla da Pieri dalla sinistra della metà campo e fa partire un destro a giro potente e preciso, da 30 metri, che si insacca all’incrocio dei pali alle spalle di Antonioli, che può soltanto guardare la palla infilarsi in rete senza poter far nulla. Un gol incredibile, di una bellezza rara, una gioia immensa al quale non credette forse nemmeno lo stesso Baiocco che sorrise sornione, sotto i baffi, come per dire: “l’ho fatto davvero io questo gol”?

Il clamoroso passaggio alla Juventus 
Il Perugia si salva e l’anno successivo farà una stagione super classificandosi all’ottavo posto dove Baiocco sarà uno dei più grandi protagonisti. Qualità che non lasciarono per nulla indifferente il direttore generale della Juventus Luciano Moggi che voleva regalare al suo allenatore, Marcello Lippi, un centrocampista tutto forza e grinta come Baiocco per rinforzare la linea mediana dei campioni d’Italia visti i tantissimi impegni. È l’estate del 2002 e Moggi convince il presidente Gaucci a cedere il suo campioncino staccando un assegno da 5 miliardi più il cartellino di Fabian O’Neill. Baiocco c’è l’aveva fatta, a 27 anni era diventato ufficialmente un giocatore della Juventus. Era arrivato finalmente nel club più titolato d’Italia, un coronamento verso i grandi sacrifici che aveva fatto da una vita, una rivincita nei confronti di chi non gli aveva dato fiducia nel corso degli anni. Certo la sfida era di quelle difficili, sapeva di essere un gregario in mezzo a una squadra piena zeppa di campioni, in particolare al centrocampo la concorrenza era agguerritissima: Tacchinardi, Conte, Davids, Camoranesi, Nedved, Olivera, insomma riuscire ad emergere era davvero dura.

Ma Davide inizia benissimo la sua avventura in bianconero partendo titolare nella sfida vinta, in Supercoppa Italiana, contro il Parma. L’ex Perugia gioca da interno destro vicino a Tacchinardi. Sarà uno dei migliori in campo. Nonostante le ottime speranze e il grande impatto, la luce di Baiocco andrà via via ad offuscarsi sempre più: vuoi perché Lippi lo vede pochissimo, solo qualche spezzone di partita da subentrato, vuoi perché la Juventus richiede di stare sempre sul pezzo anche per un singolo minuto, vuoi perché forse l’impatto dalla realtà di provincia al calcio dei “grandi” sia stato forse troppo per Davide fatto sta che l’avventura bianconera durerà soltanto sei mesi con appena 15 apparizioni in tutte le competizioni. Sarà così che nella sessione di mercato invernale, Baiocco sarà girato in prestito prima al Piacenza, poi alla Reggina e di fatto non tornerà mai più alla Juventus con la consapevolezza di quello che poteva essere e che purtroppo non è stato.

La seconda giovinezza: il Catania 
Dopo una breve parentesi nuovamente al Perugia dove sfiora la promozione in serie A, da svincolato, per via del fallimento dei grifoni, decide di accettare l’ambizioso progetto del calcio Catania dell’imprenditore Nino Pulvirenti che aveva un obiettivo chiaro: riportate i rossoazzurri in serie A dopo 23 anni di assenza. Davide non ci pensa su due volte, da uomo di grandi sfide quale è, accetta subito e scelta non fu mai più azzeccata. Insieme a giocatori di qualità come De Zerbi, Mascara, Caserta e Spinesi guidati da Mister Pasquale Marino, Davide trascinerà il Catania  conquistando la serie A alle spalle della capolista Atalanta. Un campionato incredibile quello del 2005, culminato con una festa da paura al vecchio Cibali che con la vittoria casalinga contro l’Albinoleffe certificherà il ritorno nel calcio dei grandi dopo tanti anni di fallimenti e false speranze. Davide Baiocco, negli anni successivi, sarà il trascinatore dei rossoazzurri, fino a diventarne il capitano.

Ogni domenica i 25000 del Cibali prima e del Massimino poi, non faranno mai mancare il loro supporto alla squadra e soprattutto al loro immenso capitano, incitandolo ad ogni pallone recuperato e ad ogni sfida vinta a fior di nervi con gli avversari. Un vero gladiatore in un arena di tifosi appassionati che lo vedrà togliersi immense soddisfazioni come le 3 salvezze consecutive conquistate in un piazza come quella di Catania che può contare su una delle tifoserie più calorose d’Italia. Un amore corrisposto e ricambiato fino all’ultima goccia di sudore e fatica che aveva in corpo perché Baiocco era fatto così bastava dargli fiducia come altri in passato non avevano fatto. Un “eroe” per i tifosi catanesi come Davide non lo dimenticheranno mai tant’è che il perugino entrerà in maniera indelebile a far parte della storia del Catania infatti è oggi tra i 50 volti rappresentati nel murales realizzato sulla cinta di mura esterne dello stadio “Massimino”. Un onore che lo renderanno per sempre parte integrante della storia etnea dopo, quattro stagioni, 122 presenze e due gol segnati.

Il finale di carriera
Nel 2009 a 34 anni dopo tanti chilometri percorsi in carriera, Davide sente che ha ancora tanto da poter dare a questo sport e decide di ripartire ancora una volta dalla B sposando il progetto del Brescia. Nemmeno a dirlo riuscirà a centrare la promozione in serie A ma non la salvezza nel successivo campionato. Con lo stesso entusiasmo di un ragazzino nonostante le 36  primavere, dal 2011 al 2018, continuerà a masticare calcio per i campi di mezza Sicilia e provincia oltre alle esperienze con Cremonese e Alessandria tra eccellenza, lega pro e dilettantismo.
A 43 anni decide di appendere gli scarpini al chiodo dopo una grande “Vita da Mediano, dopo i tanti chilometri percorsi, dopo le tante botte date e ricevute, dopo le tante gioie e delusioni è giunto il momento di dire basta perché “quando hai dato troppo devi andare e fare posto” anche se sei Davide Baiocco il “Furino del Grifo”.