Tutti noi siamo ben consapevoli che il calcio italiano ha subito, senza accorgersene nemmeno, nel corso dell’ultimo ventennio, un drastico calo di livello favorendo, di conseguenza, la crescita di campionati che sono diventati sempre più ricchi e spettacolari, come ad esempio la Premier League inglese, che hanno approfittato della nostra regressione. Una problematica non di poco conto che nessun tifoso o appassionato di calcio in generale, può continuare ad ignorare anche perché oltre alla mancanza di strutture all’avanguardia, moderne e di nuova generazione, quello che scarseggia è il talento e la penuria di campioni soprattutto di nazionalità italiana. Il nostro campionato o per meglio dire il prodotto serie A, ogni anno perde di attrattività, di competitività e soprattutto di valore; infatti, una questione molto spigolosa che in questi giorni continua a tenere banco, nelle segrete stanze della lega, riguarda un gran pezzo di futuro del nostro calcio e cioè l’assegnazione dei diritti TV per il prossimo quinquennio 2024 – 2029.

Mai come quest’anno si è visto tanto caos e insicurezza in una trattativa lunga ed estenuante a causa delle diverse offerte al ribasso pervenute alla Lega da parte dei principali broadcaster, che hanno, praticamente, il calcio italiano nelle loro mani, come i colossi televisivi Sky e soprattutto Dazn. Mai come quest’anno l’incertezza regna sovrana poiché a fronte del miliardo di euro richiesto, nessuno ha ancora raggiunto quella cifra, con offerte che arriverebbero a coprire poco più della metà.
Insomma, un bagno di sangue, una vera e propria debacle, che causerebbe problemi gravissimi al sistema calcio italiano che si trova già alla canna del gas, dovendo gestire una situazione economico – finanziaria molto precaria con molti club indebitati, la cui sopravvivenza dipende perlopiù dai soli diritti TV vista la sempre più diffusa scarsa presenza dei tifosi allo stadio. Proprio in questi giorni c’è stata una riunione della lega con i dirigenti dei venti club di serie A, in videoconferenza, dove le trattative per l’assegnazione dei diritti si sarebbe prorogata fino a lunedì 16 Ottobre. Cinque sono le macrocategorie a cui fare riferimento per le ipotesi al vaglio come riportato dal sole 24 ore: 
10 partite in esclusiva; 
7 gare in esclusiva più tre gare in co-esclusiva (attuale sistema DAZN-Sky) con possibilità gara in chiaro alla domenica (Mediaset) 
5 partite in esclusiva con il canale della Lega e le altre cinque in esclusiva o co-esclusiva; 
10 gare in co-esclusiva fra operatori pay (DAZN e Sky), canale di Lega e una partita in chiaro; 
10 partite in co-esclusiva fra un operatore pay e il canale della Lega

Le sensazioni sono cautamente positive, con Sky, Dazn e Mediaset che alla fine potrebbero avvicinarsi alla cifra richiesta dalla Lega ma in ogni caso ci sarebbe un piano b che affascina tutti i club di serie A e la Lega stessa e cioè l’ufficializzazione di un canale, Serie A Channel?, con determinati pacchetti che permetterebbero ai tifosi di pagare soltanto per quello che vogliono realmente vedere. Ma prima di entrare nei dettagli facciamo un piccolo excursus storico sui diritti TV. 

L’EVOLUZIONE DEL CALCIO IN TV
Il calcio in tv in realtà ha una storia molto antica basti pensare che l'esordio di un match televisivo, avvenne in differita, in chiaro e in assoluta esclusiva su Rai 1, nel lontano 5 febbraio 1950 e si trattava, tra l’altro di un big match, come Juventus-Milan finito con il risultato tennistico di ben sette reti ad una in favore dei rossoneri. Il tutto fu filmato in presa diretta grazie alle riprese esterne delle telecamere dei vigili del fuoco e a condurre la prima storica telecronaca fu il cronista e giornalista rai Carlo Bacarelli. Da quel momento in poi, la Rai, sarà l’unica emittente televisiva a trasmettere partite in chiaro con una certa frequenza a partire dal 1954, in occasione di Italia – Egitto, gara valevole per le qualificazioni alla coppa del Mondo in Svizzera, sino ai primi anni '80 con: azioni salienti, moviola, qualche partita delle coppe europee, Campionati Europei, Mondiali e Coppa Intercontinentale. Una vera e propria rivoluzione che entrava direttamente nelle case degli italiani che finalmente potevano assaporare il calcio anche da seduti, comodamente dal proprio divano di casa.  E’ da qui che nascono dunque trasmissioni iconiche targate RAI, tuttora presenti in palinsesto, come La Domenica Sportiva (1953) e 90° Minuto (1970), dando la possibilità a tifosi ed appassionati di rivedere le immagini relative alle partite della domenica di serie A. 
Ma con l’avvento del primo grande gruppo televisivo privato Fininvest - Mediaset,  del compianto presidente Silvio Berlusconi, l’egemonia rai nella trasmissione delle partite, sarà praticamente interrotta: con la creazione di ben tre canali, Canale 5, Italia 1 e Rete 4, Mediaset sarà in grado di trasmettere sempre più partite e competizioni, in alternanza con la rai, comprendenti match di Coppa Italia, Supercoppa Italiana e Coppa dei Campioni. Ma le cose, per il calcio in chiaro traballeranno: infatti a partire dal 1993, la Lega Calcio, per la prima volta nella sua storia, sigla un accordo per la cessione dei diritti del campionato italiano ad un gruppo televisivo privato facente capo, alla neonata, Telepiú.  Così facendo il colosso televisivo si garantì la possibilità di mandare in onda, con segnale criptato, una gara di Serie A ovvero il posticipo delle 20:30, con gara d’esordio Lazio – Foggia, un esperimento vero e proprio che fu soltanto un antipasto di quanto avverrà nel 1996. La Lega calcio infatti cederà a Telepiú, il bando di trasmissione totale del campionato di serie A per il triennio 1996-99, evento che in Italia non si era ancora mai verificato.

Tutto si modificherà nuovamente nel nuovo millennio, poiché la Lega Calcio introdusse la gestione dei diritti tv soggettivi, che portò alla conseguente creazione di un concorrente per Telepiú come Stream TV. In pratica con questa importante novità ogni squadra di Serie A, aveva la possibilità di gestire, in completa autonomia, la vendita dei diritti relativi alle proprie gare casalinghe, costringendo i tifosi ad abbonarsi sia a Telepiù, che mantenne comunque top club come, Juventus, Milan e Inter, che alla neonata Stream, che invece si assicurò le partite di Roma, Lazio, Fiorentina e Parma. Per seguire la propria squadra, dunque, era necessario abbonarsi a entrambi i servizi, che avevano tra l’altro anche decoder diversi. Questa situazione non fece altro che creare anno dopo anno, una concorrenza spietata tra i due colossi televisivi che andarono a contendersi a suon di milioni i club più ambiti, ma le compravendite dei diritti si fecero via via più difficili poiché i club minori ricevevano offerte sempre più basse portando addirittura, nella stagione 2001-2002, ad uno slittamento del campionato.
Così avvenne la svolta: nel 2003 Stream e Telepiú decisero di fondersi in un'unica società che prese il nome di Sky Italia, che da quasi vent’anni ha praticamente gestito i diritti del nostro calcio con sporadiche azioni concorrenziali portate avanti da Mediaset Premium e per un arco di pochissimo tempo dall’emittente Dahlia TV, solo per le piccole squadre, poi scomparsa, che non sono comunque quasi mai riuscite a contrastare l’egemonia della società facente capo all’imprenditore australiano, Rupert Murdoch. Questo è tutto quello che è accaduto fino a qualche anno fa fino ad arrivare ai giorni nostri, dove la svolta clamorosa è avvenuta con l’avvento, nel 2021, del calcio streaming di Dazn, che è riuscita ad aggiudicarsi, solo da qualche anno, la totalità della Serie A concedendo a Sky solo tre partite, in co-esclusiva a settimana che a sua volta ha anche creato una sua piattaforma streaming chiamata Now-tv. 

SERIE A CHANNEL
Il canale della lega, in caso di ennesimo buco nell’acqua per l’asta di lunedì, rappresenterebbe il piano B da mettere in atto ma per un arco di tempo molto più lungo, non più dunque l’assegnazione quinquennale dei diritti ma il tutto verrebbe effettuato su un progetto decennale, con stakeholder esterni pronti a investire più del miliardo richiesto dalla lega in questa sessione di trattative. La nuova formula, parliamo soltanto di ipotesi al momento, comprenderebbe, inoltre, la possibilità di abbonamenti pay-per-view: ovvero comprare solo la partita o le partite al quale si è realmente interessati, o magari solo quelle relative alla propria squadra del cuore. La Lega, in ogni caso, si è già attivata sviluppando un progetto avanzato, a lungo termine, con l'Advisor Lazard, che gli darebbe la possibilità di arrivare a produrre utili in soli 3 anni dal lancio, finanziandosi, contemporaneamente, con linee di credito derivanti da fondi privati d’investimento o banche d’affari. Altra ipotesi al vaglio è quella di una formula “ricaricabile”: ovvero si acquista in base alle partite che si guardano e se si arrivasse al prezzo massimo stabilito per l’abbonamento mensile, l’eventuale eccedenza sarebbe fruita gratuitamente. Sarebbero già spuntate anche due tipologie di abbonamento con relativi prezzi: 

  1. 30 euro mensili per il Platinum (con due dispositivi in contemporanea) 

  1. 20 euro mensili per il Gold più 3 euro per l’opzione Digital. 

Per quanto concerne i palinsesti dedicati al canale della Lega, sarebbero così di seguito strutturati: durante la settimana, una programmazione 24 ore su 24, dal lunedì al venerdì, che prevede principalmente la proiezione di repliche, studi live e altri format ancora da definire in corso d’opera, mentre durante i weekend, il palinsesto sarà più ricco e ampliato, con l’intervento di studi in diretta che si collegheranno dai diversi campi durante i vari impegni dei club.  

Insomma, si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione che sarebbe anche ben vista da tutti i club di serie A e forse un punto di svolta per il calcio italiano, che potrebbe finalmente portare ad alzare il livello del nostro prodotto anche all’estero. Ovviamente bisognerà parlare chiaro e convincere i tifosi con abbonamenti davvero alla portata di tutti e non solo di pochi privilegiati e se possibile ad un'unica piattaforma. Nel caso in cui, il canale, fosse messo in atto bisogna innalzare notevolmente la qualità del prodotto offerto non solo per la “ricezione” vera e propria, visto i vari disservizi di Dazn, ma anche da un punto di vista letteralmente “visivo” con la costruzione di nuovi stadi di proprietà che possano rendere anche più fruibile la nostra Serie A in giro per il Mondo e soprattutto per i tifosi che preferiscono vivere dei momenti speciali direttamente dal campo.
Le premesse, dunque, per fare un buon prodotto ci sarebbero tutte, ma bisogna attendere i prossimi giorni per capire quale sarà il futuro e soprattutto il destino della nostra Serie A. 

Ciccio