Luciano Moggi è stato uno dei più grandi dirigenti del panorama calcistico italiano, con risultati alla mano, tra la fine degli anni’80 e il 2006, anno in cui lo scandalo Calciopoli, esploso appena dopo la vittoria della nostra quarta Coppa del Mondo in quel di Berlino, imperversava gettando nel baratro della radiazione a vita l’allora dg bianconero seguito dai suoi fedelissimi Bettega (l’unico ad essere prosciolto da tutte le accuse) e Giraudo, la cosiddetta Triade, oltre a mettere in subbuglio quasi tutto il nostro sistema calcio, condannando alla serie b una squadra gloriosa e piena zeppa di campioni come la Juventus.
È stato sempre un uomo di potere, spavaldo, spigliato e con un grande fiuto per gli affari ma soprattutto, senza alcuna ombra di dubbio, un grandissimo conoscitore di calcio che ha lasciato il segno ovunque sia andato a fare il dirigente, i trofei vinti parlano per lui.
Questo è semplicemente Luciano Moggi, uno degli uomini più discussi d’Italia e del calcio italiano che a distanza di quasi vent’anni dallo scandalo che lo ha visto protagonista in prima persona è ancora oggi in grado di gettare, con tutte le sue forze ed energie, nonostante la veneranda età di 85 anni, benzina sul fuoco su calciopoli e in un contesto come quello dell’ultima assemblea degli azionisti Juventus presieduta dal dimissionario presidente Andrea Agnelli, in cui nessuno poteva mai immaginarsi un suo intervento né tantomeno con quella veemenza che lo hanno sempre contraddistinto anche da dirigente bianconero.
Hanno fatto sicuramente scalpore le sue dichiarazioni professandosi innocente davanti ad una platea di Juventini che lo applaudiva a scena aperta, difendendo l’operato di Andrea Agnelli nel corso della sua onoratissima e vincente presidenza bianconera, addossando alla precedente gestione societaria tutte le colpe per non aver difeso a sufficienza ne lui ne soprattutto la Juventus come sarebbe dovuto avvenire in un “regolare” processo.
Ne ha davvero per tutti, dirigenti, arbitri, giudici, presidenti, un vero fiume in piena come d’altronde siamo stati abituati a conoscerlo nel tempo, il tutto con unico filo conduttore: “la Juventus vince sul campo non perché ruba, ma semplicemente perché è più forte degli altri”. Insomma letteralmente un Luciano Moggi Show in cui ha anche “regalato” ad Andrea Agnelli una pendrive con tutte le prove che avrebbero incastrato le altre società e dirigenti coinvolti nello scandalo calciopoli e che nessun giudice ha mai considerato rilevanti tra i vari processi che si sono svolti nel corso degli anni.
Una vecchia ferita che probabilmente non si rimarginerà mai né per Luciano Moggi né tantomeno per tutti i tifosi juventini, pienamente convinti di aver subito una punizione esemplare all’interno di un sistema che coinvolgeva tutti ad ampio raggio, non perché si rubava, come detto precedentemente, ma perché si era semplicemente, sul campo, più forti degli altri.
Una vecchia ferita che ancora oggi è oggetto di liti furibonde, quando il tema viene spesso tirato fuori, nei talk show televisivi tra i vari opinionisti, una parte dei giornalisti faziosi e soprattutto tra i tantissimi tifosi bianconeri e nerazzurri, un passato che forse sarebbe stato meglio, in questa specifica occasione, non far riemergere soprattutto visto e considerato quello che sta accadendo in questi giorni tumultuosi alla Juventus tra i vari reati che le sono stati contestati.
Ovviamente le reazioni a questo intervento di Luciano Moggi sono state taglienti e dirette, nei social, ma anche tra le pagine dei vari quotidiani, come quelle del suo discorso agli azionisti della Juventus, un uomo che ha sicuramente pagato per un intero sistema calcio che era marcio dentro esattamente come lo è ancora oggi visto e considerato che non è cambiato assolutamente di una virgola con le solite “facce” note sedute nelle poltrone che contano, nonostante i pessimi risultati ottenuti a livello nazionale.
Ma secondo il mio modestissimo parere può essere anche giusto attaccare Moggi per quello che ha fatto e per le parole professate durante il suo intervento, come è giusto che lui esprima il suo pensiero e prenda le sue difese, a torto o ragione, da azionista bianconero, ma soprattutto da uomo libero e in un paese democratico come è quello nostro.

Però il punto in cui bisogna soffermarsi attentamente non è il fatto che l’ex dg bianconero intervenga nel pieno dell’assemblea degli azionisti della Juventus, in cui Andrea Agnelli cede il testimone dopo undici anni di presidenza bianconera; il punto non sono le questioni che riguardano calciopoli o le possibili importanti “prove” rilevanti contenute all’interno della pendrive consegnata ad Agnelli, ma secondo il mio punto di vista tutto questo ha avuto uno scopo ben specifico ed è contenuto in parte anche nelle parole pronunciate dallo stesso ex presidente bianconero nel corso dell’ultima assemblea Juventina: "Non è stata una decisione facile, mi sono sempre impegnato al massimo in questi anni, che sono stati straordinari. Tuttavia ho preso la decisione di dimettermi essendo del tutto convinto e in piena serenità. Personalmente credo che abbiamo fatto bene e i rilievi non sono giustificati, in ciò confortati anche dall'approfondita analisi fatta da esperti indipendenti".
Continua ancora dicendo "... ho ritenuto di fare un passo indietro, affinché non si potesse pensare che le scelte potessero essere anche solo in parte condizionate dal mio personale coinvolgimento, perché la Juventus quindi viene prima di tutto e di tutti, fino alla fine".

Parole importanti e che soprattutto fanno capire come la Juventus si difenderà in tutte le sedi opportune e in tutti i modi possibili e in questo senso fare intervenire Luciano Moggi, ovvero uno dei simboli della lotta a calciopoli portata avanti anche dallo stesso Agnelli con i tantissimi ricorsi presentati, nel corso degli anni, per la riassegnazione dello scudetto revocato e consegnato all’Inter d’ufficio, ha un senso logico e cioè che la Juventus non si fermerà davanti a niente e nessuno, a differenza del 2006, a costo di un lunghissimo braccio di ferro che potrebbe portare anche a una possibile rottura tra la Figc e la stessa società bianconera.
È impossibile pensare che Agnelli non potesse essere a conoscenza di quello che Moggi avrebbe detto nel corso della sua ultima assemblea da presidente, perché altrimenti sarebbe da folli far parlare un simbolo di calciopoli con il dente avvelenato come l’ex dg bianconero e francamente faccio fatica a pensare che l’intervento dell’ex direttore non sia stato organizzato ad arte per far sentire a chi evidentemente doveva sentire nonostante il tutto sia stato preso come un' improvvisazione fatta da uno sprovveduto qualunque. Anche le parole di Moggi hanno un significato particolare e cioè quello di andare a colpire un sistema calcio che vede nella Juventus un nemico da colpire in tutti i modi possibili e da qualunque lato per impedirgli di poter vincere nell’immediato futuro come accaduto proprio con calciopoli nonostante gli evidenti disastri compiuti dalle ultime folli gestioni.

Certo, in questo particolare momento bianconero, farsi rappresentare da un individuo radiato a vita dal suo ambito lavorativo non è certamente un ottimo segnale, soprattutto per quello che inevitabilmente accadrà tra qualche mese tra le varie aule di tribunale. Ma ovviamente in un Paese dei balocchi come quello italiano in cui il sistema calcio oberato dai debiti è allo sbando totale da tantissimi anni e in cui le raccomandazioni con le conseguenti corse alle poltrone sono sempre attorniate da nemmeno troppo nascosti “aloni” di mistero, onestamente c’è poco da meravigliarsi. Quindi se volete potete attaccarmi quanto volete, potete insultarmi quanto volete, potete pensare quello che volete, siete liberissimi di farlo e nessuno ve lo può impedire, ma non venitemi a dire che l’intervento di Luciano Moggi non è stato il frutto di un qualcosa studiato a tavolino o che la Juventus non sapesse nulla di tutto quello che avrebbe detto, perché affermare ciò significherebbe insultare l’intelligenza di chi segue il calcio e va bene che qui viviamo nel paese dei balocchi, ormai è un dato di fatto, ma non prendeteci per stupidi fino a questo punto.

Fino alla fine
Ciccio