Michele Padovano è stato uno dei bomber più importanti del primo grande ciclo vincente di Marcello Lippi nonostante davanti a lui, quando è arrivato, avesse dei veri e propri “mostri” sacri come Ravanelli, Vialli e un giovanissimo Del Piero in rampa di lancio. Con 63 presenze e 18 reti complessive, in appena un biennio, è riuscito a entrare per sempre nella storia bianconera segnando dei gol molto spesso decisivi che gli hanno permesso di sbloccare partite difficili nonostante l’immensa classe su cui poteva contare quella Juventus. Michele è un torinese di nascita, tifosissimo granata, per chi non lo sapesse, ed è stato uno dei principali protagonisti nell’ultimo grande trionfo della Juventus in Champions League, realizzando il terzo rigore della cinquina vincente al termine della tiratissima finale giocata contro l’Ajax nella splendida atmosfera dell’Olimpico di Roma. Non solo quella “fredda” realizzazione dagli undici metri, davanti a Van Der Sar, lo hanno reso “immortale” ma anche e soprattutto l’importantissima rete della qualificazione che permise alla squadra di Marcello Lippi di approdare alle semifinali, eliminando il Real Madrid nella partita di ritorno al vecchio “Delle Alpi”, ai quarti, dopo la sconfitta subita all’andata al Bernabeu per una rete a zero. Una grande potenza fisica unita al suo fiuto per il gol, il tutto senza essere un titolare inamovibile ma conscio delle sue grandi qualità in cui avevano creduto sia Marcello Lippi che tutta la dirigenza juventina acquistandolo dalla Reggiana per sette miliardi di vecchie lire. Attaccante completo, forte fisicamente, veloce, dal sinistro potente e soprattutto con il “dna” di chi aveva la fame di vittorie, atteggiamento tipico di quel grande gruppo di giocatori bianconeri. Nonostante non fosse un calciatore altissimo Padovano aveva un ottimo stacco di testa ed un sinistro quasi infallibile che non lasciava molto spesso scampo ai portieri avversari oltre ad essere un freddo cecchino dai tiri dal dischetto come dimostrò nella notte di Roma in quel lontano 1996. Soprannominato, Harley Davidson, per la sua grande passione per le più che note motociclette americane, Michele arriva alla Juventus, a 29 anni suonati, nell’estate del 1995, dopo tanto girovagare tra i campi di provincia, in cui ha vestito anche le maglie di Cosenza, Pisa, Napoli e Genoa, ma tuttavia è nella Reggiana che convinse i bianconeri, nell’anno della retrocessione degli emiliani, a investire su di lui. Nonostante il grande tifo granata, in cui si era proposto prima di arrivare alla Juventus, dire no all’occasione di una vita era impossibile e ovviamente non voleva farsela sfuggire in nessun modo. Pur sapendo di non essere una prima scelta era comunque consapevole di poter far parte di un grandissimo gruppo di calciatori in cui ritrovava tra gli altri quel Ciro Ferrara che era stato suo compagno di squadra ai tempi del Napoli.

Padovano, nonostante la fortissima concorrenza nel reparto offensivo, si rende autore di un ottima prima stagione con la maglia bianconera mettendo a segno 7 goal in 30 presenze praticamente sempre da subentrato, ma tuttavia è l'anno successivo dopo le cessioni di Vialli al Chelsea, di Ravanelli al Middelsbrough e nonostante gli arrivi di Amoruso, Boksic e Vieri che riuscirà ad avere uno score ancora migliore, con undici reti messe a segno, diventando di fatto quasi un titolare oltre a riuscirsi a conquistare la completa fiducia di Marcello Lippi. Della fiducia del Mister toscano ne approfittó quasi subito, infatti si fece trovare pronto nel roboante trionfo per 6 a 1 contro il PSG in occasione della partita di Supercoppa Europea, dove l’attaccante torinese si mise in mostra mettendo a segno una splendida doppietta che spalancó le porte alla propria squadra verso un’agevole vittoria. Sembrava il preludio verso una lunga permanenza in bianconero ma invece l'avventura di Michele prenderà purtroppo una bruttissima piega così come la sua carriera: infatti è nel marzo del 1997, quando Cesare Maldini, allora ct della Nazionale, lo convoca per disputare le partite contro la Moldavia e la Polonia in occasione delle qualificazioni per i mondiali del 98, che nel tentativo di calciare un rigore in allenamento, scivola goffamente e il suo ginocchio fa improvvisamente crack. Purtroppo per lui sarà l’inizio di un lento e inesorabile declino. Padovano nonostante il brutto infortunio subito a metà stagione con la sua grande tenacia riesce a rientrare in tempo per giocare, in Agosto, la Supercoppa Italiana contro il Vicenza di Guidolin ma il ginocchio gli fa ancora troppo male per permettergli di rendere al massimo tipo quando il mister lo faceva entrare per rompere gli equilibri delle partite più ostiche. A quel punto i dubbi sulla sua tenuta fisica oltre al folto rinnovamento che la Juventus , dopo un grandissimo ciclo di vittorie, stava per mettere in atto non lo favoriranno affatto. Infatti il 14 Settembre del 97 contro la Roma, farà la sua ultima apparizione in maglia bianconera poiché Michele, poco dopo, verrà ceduto, per 5.5 miliardi di lire, in Inghilterra al Crystal Palace convinto dal suo ex compagno di squadra Attilio Lombardo. In premier tuttavia non tornerá mai più ai suoi livelli, giocando poco e male, imboccando un inevitabile viale del tramonto che lo faranno balzare al ventottesimo posto della classifica tra i peggiori giocatori flop di tutti i tempi del campionato inglese. Ci riproverà in Francia, in una piccola apparizione al Metz dove, tuttavia, contribuirà a far raggiungere alla sua squadra un buon piazzamento in classifica prima di fare ritorno in Italia ed esattamente al Como del presidente Enrico Preziosi, in serie C1. Anche qui giocherà pochissimo e segnerà appena due gol che contribuiranno comunque alla promozione in cadetteria dei lombardi. Nel 2001 chiude una carriera da calciatore che forse avrebbe meritato maggior fortuna soprattutto dopo aver raggiunto il calcio ad altissimi livelli solo a 29 anni. Appesi gli scarpini al chiodo si appresta a intraprendere la carriera da dirigente sportivo che tuttavia sarà costretto a interrompere poiché poco dopo verrà travolto da uno scandalo giudiziario che solo pochi giorni fa, dopo diciassettenne anni da incubo, lo porteranno a dimostrare la sua totale innocenza essendo stato prosciolto da ogni accusa, nonostante oramai la sua immagine e la sua vita siano stati praticamente rovinati così come la storia di quell'ottimo giocatore che grazie ai sacrifici e al talento si era riuscito a conquistare la Juventus. Poche persone gli sono state vicino uno di questi è stato il compianto Gianluca Vialli suo leader e capitano alla Juventus, campione vero e grande uomo che nessuno dimenticherà mai:

Gli amici? Spariti quasi tutti. Non Gianluca Presicci che giocava con me a Cosenza, non Gianluca Vialli che era meraviglioso e mi ripeteva ‘Michi, non mollare un cazzo

Di Padovano oggi resta indelebile il ricordo di un biennio d'oro che lo hanno reso protagonista di uno dei più grandi cicli della storia bianconera e che lo hanno portato ad alzare al cielo l'ultima Champions League conquistata dalla Juventus, ma in cui è stato anche capace di vincere uno Scudetto, una Supercoppa Europea e una Supercoppa Italiana. Noi tifosi bianconeri non dimenticheremo mai quello che ha fatto e quello che ha dato con la nostra maglia e lo ringrazieremo per sempre e per questo gli facciamo i migliori auguri affinché possa recuperare gli anni perduti, ingiustamente tolti, lottando sempre con la stessa grinta e ferocia con cui è riuscito a conquistare la Juventus e i suoi tifosi. Ecco il suo appello:

Mi sono reinventato, prima ho preso un bar, poi un parco giochi per bambini ma il Covid ci ha fregato. Quando mi arrestarono avevo 38 anni, ero un dirigente del calcio. Ora vorrei che attraverso il lavoro mi venisse restituito un po' di quello che ho perduto. Sono un uomo di campo e vorrei ricominciare da lì, va bene anche come magazziniere.

Questa la storia di Michele Padovano un campione innocente.
Ciccio