Una partenza così, neppure il più ottimista dei tifosi l'avrebbe sognata. Da ben tre anni mancava la vittoria nella partita d'esordio ed anche se quella volta fu il preludio ad una stagione comunque di sofferenza, stavolta le premesse sembrano ben diverse. Perchè si sta lavorando bene, con oculatezza, a maggior ragione, viste le difficoltà del momento dove soldi ne girano davvero pochi. Ed il primo plauso va fatto al presidente Preziosi che ha avuto una grandissima intuizione: portare nel suo organigramma societario una persona che mastica calcio, nel nome di Daniele Faggiano. 

Ad onor del vero l'inizio non è stato proprio dei migliori. Il rebus allenatore è stato un bel rompicapo da sciogliere con i vari D'Aversa, Maran ed Italiano che virtualmente si alternavano sulla panchina del grifone come successori del buon Davide Nicola. Alla fine a spuntarla è stato Rolando Maran, uno che già a Cagliari e Verona, sponda Chievo, ha fatto vedere buone cose.
Seduto in panchina l'allenatore non mancava altro, se non mettergli a disposizione una rosa che mettesse in pratica le sue idee. Pane per i denti di Faggiano. Si è partiti con la riconferma di quel poco rimasto salvabile dalla passata stagione con le conferme di Perin, Criscito, Pandev e l'uomo salvezza Goldaniga. Ma costruire una squadra vera, di questi tempi, risulta essere impresa piuttosto ardua. Per tutti forse, ma non per lui. Ad una settimana dall'inizio del campionato il Genoa risulta essere ancora un cantiere aperto, ma si sa che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E Faggiano chiude in un batter d'occhio ed in sordina per un poker di acquisti, Badelj, Zajc, Pjaca e Zappacosta. Gli ultimi due addirittura arrivano il giorno prima del match inaugurale. Quattro acquisti che rappresentano un lusso per una squadra che ha come obiettivo, non va dimenticato, la salvezza.

Fin qui tutto positivo, ma il tifoso genoano, si sa, ha sempre un motivo per storcere il naso. Così visto il rientro di Pimamonti all'Inter e il successivo prestito di Favilli al Verona ci siamo ritrovati come uniche spalle di Pandev, oltre al già citato Pjaca, qualche giovane ed un certo Mattia Destro. Chissà cosa è stato a convincere Maran a puntare su questo ragazzo, partito qualche anno fa proprio da Genova come giovane promessa, ma che negli anni non è mai riuscito ad affermarsi e soprattutto a trovare continuità. Eppure ieri, gol a parte, ha giocato novanta minuti, cosa che non gli capitava da una vita. Certo è che la difesa molle ed impacciata del Crotone gli ha teso la mano dimostrandosi per certi versi davvero poco adatta alla categoria. Ma sono stati novanta minuti intensi, non banali, come a voler dimostrare che questa maglia, questi colori sono roba sua. In fondo ha "solo" 29 anni, non è mai troppo tardi per sognare.

Alla prossima si va a Napoli, sarà il primo banco di prova importante per capire Maran, Faggiano ed il loro Genoa dove possono arrivare. Come insegna il filosofo Cartesio il confine tra sogno e realtà è sottile, tocca al Grifone decidere da che parte stare.