Finalmente dopo un'estate torrida che per altro ancora non è finita, il campo è tornato a parlare. Ed appena la palla ha iniziato a rotolare la passione si è riaccesa, in barba ad un mercato povero, poverissimo (ma non ditelo ai tifosi del Psg) che ormai non sa più regalare colpi, per così dire, ad effetto. E così i tifosi della Lazio si sono dovuti accontentare di riabbracciare il figliol prodigo Felipe Anderson, quelli del Napoli il duttile ma ormai rottamato Juan Jesus, e mentre la Juve si appresta a salutare Ronaldo e compra a rate che nemmeno i materassi Eminflex pubblicizzati da Giorgio Mastrota, noi ce ne restiamo seduti ad ingoiare rospi pensando che il calcio, quello vero, ormai non esista più. Ma come ho detto in precedenza, quando una palla rotola su un prato verde, la magia ritorna.

Anche se dopo venti minuti di un Inter-Genoa qualsiasi ti ritrovi sotto di due goal senza aver fatto neppure un misero tiro in porta e maturando l'idea, col passare dei minuti, che sarà un'altra, l'ennesima, stagione di sofferenza. Portate a casa le prime quattro sberle. Quattro schiaffi come quelli che qualsiasi tifoso genoano vorrebbe rifilare al presidente Preziosi capace di arrivare a cinque giorni dalla fine del mercato con un attacco ancora tutto da costruire. A gettare benzina sul fuoco si susseguono le voci di una fantomatica cessione ad un fondo americano, sarà la volta buona o forse no?! Intanto arriva il Napoli che, scherzo del destino, ce ne rifilò ben sei nella passata stagione e manco a farlo apposta era proprio la seconda giornata. La squadra tramortita ed umiliata nella partita contro l' Inter non è cambiata di una sola virgola, servirà una reazione d' orgoglio e soprattutto acquisti importanti (Caicedo e Lammers su tutti). Ma prima di tutto serve chiarezza dai vertici societari altrimenti ho la sensazione che servirà l' ennesimo miracolo da parte di un Ballardini che di fronte si trova già una montagna da scalare. Ad oggi la salvezza del Genoa è utopia. Dalla B sono arrivate squadre con carattere e voglia di rivalsa come Venezia e Salernitana, o con una chiara identità di gioco come l' Empoli di quell'Aurelio Andreazzoli che sotto la Lanterna purtroppo fece solo da comparsa. Non sarà una stagione semplice per il Grifone che paga una scellerata, disordinata e disorganizzata gestione societaria.

Questo campionato peggio non poteva cominciare. Nel segno del quattro. Quattro come gli schiaffi che avrei voluto rifilare ad Osimhen. Per me che sono un fantacalcista accanito e che avevo dato credito alle parole di uno dei pochi dirigenti che ancora stimo in questa giungla di affari e vil denaro. Tale Walter Sabatini che elogiava Spalletti e la scelta del Napoli e di lui diceva: «Per me Spalletti è un genio del calcio e sono curioso di vedere che cosa farà al Napoli, già si scorge l’embrione di un grande progetto. Il calcio di Spalletti ha un bel respiro, crea tante linee di passaggio, esalta gli attaccanti. Penso che Osimhen possa diventare immarcabile». Immarcabile appunto, troppo ghiotto dunque quel Napoli-Venezia alla prima giornata, quasi come un invito a nozze, Osimhen la mia punta di diamante preso in quasi tutte le squadre aspettando i suoi goal e la conseguente sua esplosione. Perchè si sa chi ben comincia è a metà dell'opera. Ed invece, ventitré minuti, tanto è durata la partita di Victor prima che l'arbitro gli sventolasse in faccia il cartellino rosso, ventitré minuti per trasformare speranza in delusione, esplosione in espulsione. Un altro schiaffo in faccia.
Bentornato campionato ma peggio di così davvero non potevamo cominciare.