"Stiamo entrando nella storia, regno di nove anni quasi caduto. Mi sono messo in discussione."

Con queste parole Antonio Conte ha battezzato la vittoria sul Crotone, un altro passetto verso la conquista di uno scudetto che da qualche giornata a questa parte non è sembrato mai essere in discussione. Vanno dati tanti meriti all'Inter che dopo l'uscita di scena dall'Europa aveva tutto da perdere in campionato. Ma ad onor del vero bisogna dire che in questa vittoria le concorrenti ci hanno messo del loro. Ci ha messo del suo in primis la Juve, che se con Pirlo cercava forse un anno di transizione si è ritrovata a passare un anno di distruzione. Poco o nulla si può salvare nei bianconeri di questa stagione aggrappati quasi solo ed esclusivamente alle giocate del suo uomo migliore. Mister 31 milioni. Avere in rosa un calciatore così che da solo vale più dell'intera rosa del Crotone (solo per citarne una) e rischiare di non vincere nulla è qualcosa di inverosimile. Persino Sarri che assolutamente nulla aveva a che fare con il "Mondo Juve" ci è riuscito. In effetti doveva essere difficile non vincere avendo in rosa un calciatore di quel calibro che se solo avesse saputo battere i calci di punizione, avrebbe potuto giocarsi la palma del "GOAT" non con Messi ma con un certo Diego Armando Maradona. Per chi non lo sapesse, immagino pochi, questo termine che tradotto dall'inglese significa capra in campo sportivo è diventato un acronimo che indica il più grande giocatori di tutti i tempi (Greatest of all time). Molti napoletani smetteranno di leggere qui, anche perchè uno dei dieci comandamenti dice: non nominare il nome di Dio invano. Ehm, io lo ho appena fatto, ma d'altronde chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Parliamo d'altro, i demeriti delle altre dicevamo. Come quelli del Milan che doveva fare qualcosa in più nel mercato di gennaio per pensare di mettere i bastoni tra le ruote agli odiati cugini nerazzurri. A fare la differenza sono stati gli impegni Europei, quelle  partite in più che alla lunga pesano sulla testa ma soprattutto sulle gambe dei calciatori. E il Diavolo si è trovato sul più bello con gli uomini migliori fuori oppure alla canna del gas. L' unico innesto invernale a far vedere qualcosa di buono è stato Tomori, ma quando è venuto a mancare quel giovanotto di 39 anni che spesso e volentieri ha spostato gli equilibri, nè Rebic, nè Leao e neppure un Mandzukic in versione fantasmino Casper sono stati in grado di rimpiazzarlo dignitosamente. Fortuna vuole che, a questo punto, per i rossoneri l' incontro che potrebbe risultare cruciale della stagione arrivi con l' intera rosa a disposizione eccezion fatta per il giovane Maldini e lo squalificato Castillejo. Potrebbe pesare dal punto di vista mentale la grana Donnarumma che dopo un acceso colloquio con la parte più calda del tifo rossonero, che non gli perdona la questione rinnovo, ha l'onere ed il dovere di dimostrare sul campo ciò che in questo momento conta di più. Gigio sei ad un bivio ed è il momento di decidere una volta per tutte: i soldi o la maglia?

La maglia, quella da titolare, quella che spero non smetta di cercare quel giovanotto di nome Gigi Buffon. Perchè lui è uno di quella cerchia ristrettissima di campioni che vorrei non smettessero mai, quelli dello "SPERAVO DE MORÌ PRIMA". Ed è per questo che mi trovo perfettamente in sintonia con quanto recentemente dichiarato da Tommaso Berni (ex terzo portiere ed uomo spogliatoio dell' Inter con quasi più cartellini rossi che presenze in Serie A): "andando avanti con gli anni qualche acciacco può venire fuori. Ma più avanzi con l'età e meglio pari. Gigi lo vorrei vedere giocare fino a sessant' anni, a lui ci siamo ispirati in tanti". E l'occasione per l'ultimo valzer potrebbe concedergliela l'Atalanta, la squadra che più di tutte avrebbe meritato lo scudetto per il gioco espresso negli ultimi due anni. Ed anche se in questa stagione ha realmente ingranato solo da gennaio in poi, alla fine è comumque arrivata lì a dar fastidio. Ma nell'Italia calcistica il bello non balla, non per niente siamo considerati la patria del catenaccio e contropiede, ed è come se da anni vigesse una maledizione che neppure il famigerato tiki-taka di Guardiola potrebbe spezzare. Anche il Napoli avrebbe potuto crederci un pò di più. Gli azzurri, ritrovati al top tutti (o quasi) i pezzi da novanta, sono riusciti a trasformare quell'insipidissimo ed utilizzatissimo  #Gattusoout nella squadra cinica e compatta ammirata negli ultimi due mesi. Alla fine però come spesso capita chi la dura la vince. L' Inter tra tutte è stata quella che ha avuto il cammino più continuo e lineare, ed ha saputo rimediare anche a qualche piccola indecisione di uno dei suoi uomini migliori. Ha dimostrato che si può vincere mettendo gli uomini giusti al posto giusto. Intanto questa stagione volge al termine ma c' è già chi ha preso nota. La Roma è già work in progress ed ha voluto regalarsi un allenatore Special che, come canterebbe Cesare Cremonini, risolve i problemi. Il prossimo campionato potrebbe vedere seduti sulle panchine di Serie A Mourinho, Allegri, Conte ed addirittura Sarri: in un solo colpo la massima serie ritroverebbe quattro protagonisti che sono riusciti a vincere prima, durante e dopo il regno Juve. Adesso avanti il prossimo! Con la Roma versione Special che ha già iniziato la caccia allo scudetto 2022...