Macché 4-3-3. Con ogni probabilità, l’anno prossimo la Juventus si troverà costretta a giocare con un altro modulo. Altrimenti non potrebbero spiegarsi le trattative o presunte tali che, giorno dopo giorno, si sommano alla voce attaccanti in entrata.

Beninteso, solo uno stolto non coglierebbe la perfettissima santità di tale schieramento. Quattro il numero dei vangeli, due volte tre a simboleggiare la Trinità, prima evocandola, poi ribadendola, come a volerne sottolineare la magnifica spiritualità. E tre più quattro dà sette, ovvero i doni dello Spirito Santo; mentre tre moltiplicato per quattro fa dodici, come gli apostoli, e dodici per dodici fa centoquarantaquattro, che è il numero degli eletti. Qualcuno dirà che si sta esagerando, mischiando sacro e profano come si fa con zucchero e farina per ricavarne una crostata; altri, i più abietti, diranno che ho copiato la frase da un preziosissimo testo. Ciarlatani gelosi: ho persino evitato di dire che quattro sommato a due volte tre dà dieci, come i Comandamenti, andando a indicare la pienezza o la totalità di una data cosa.

Mi sovviene tuttavia un dubbio, e spero che voialtri riusciate a esacerbarlo donandomi sollievo.

Urge un ricapitolo. Settore offensivo bianconero alla data attuale: Cristiano Ronaldo, Paulo Dybala, Douglas Costa, Juan Cuadrado, Mario Mandzukic, Federico Bernardeschi, Moise Kean e Gonzalo Higuain. Otto attaccanti – altro numero altissimo che, se coricato, suggerisce l’infinito, l’inizio e la fine del Tutto, l’alfa e l’omega del mondo.

Evitare divagazioni sul tema, grazie. Otto giocatori, contingentati in tre sole allocazioni; millecentoventi combinazioni possibili, che se diviso per dieci, due volte quattro e sette, dà Uno: Uno solo è il sapiente, molto terribile, seduto sopra il trono. Ci risiamo.

A questi otto, alla data odierna, si aggiungano le paventate possibili operazioni che da un mese o forse più si attribuiscono alla Juventus: Mauro Icardi, Federico Chiesa – sarebbe bene fermarsi qui, arrivati a dieci – e, ultimo ma non ultimo, Isco Alarcon. Tocchiamo quota undici: lascio ogni ragionamento numerologico al lettore, che ormai è stato sufficientemente edotto.

Diamo ora un senso a questo inutile spreco di spazio pubblico. Ricordo che la media è quella cosa secondo il quale se io mangio due polli e tu zero, tutti e due abbiamo mangiato un pollo ciascuno; perciò, avendo io la pancia piena e non interessandomi in alcun modo il tuo destino, è questo uno strumento che mi sconfinfera parecchio. Se in media ogni squadra ha per ogni giocatore un sostituto, il 4-3-3 porterebbe alla facile attribuzione di sei attaccanti; il 4-2-3-1, otto. Non è abbastanza, si alzi l’offerta che l’asta tra poco chiude.

È dunque necessario schierare almeno cinque attaccanti contemporaneamente, per buona pace degli altri cinque sostituti e dell’uno (stavolta con la minuscola) che si accomoda in tribuna.

Fosse solo questo il problema, lo potremmo risolvere gettando nella mischia un offensivissimo 4-1-2-3; non vi piace? Fate vobis, combinatelo come pure vi piace, tanto io vado veloce e voi rimanete indietro.

Ebbene sì, perché sovviene un’altra domanda: come schierare cinque attaccanti e accontentare, secondo lo stesso criterio stabilito in precedenza col supporto del concetto di media, i sette centrocampisti attualmente in rosa, seguendo magari lo stesso modello dei tre titolari più tre sostituti e un tribunante?

È tempo di revisione del modulo. Dati i cinque attaccanti e i tre centrocampisti da inserire tra i titolari, l’alternativa è presto detta: 2-3-2-3, in un modulo WM che non si vedeva dai tempi dell’Uruguay 1950.

Finalmente, siamo giunti a compimento. Ah! Crogiolati pure nella tua inettitudine, mio abietto lettore. Dimmi, qualora tu ne fossi in grado: come fai ogni mattina a guardarti allo specchio, senza denigrarti e avere pietà di te stesso, biasimandoti per cotanta futilità? Dimentico che non sei altro: dimentichi i difensori, che la Juventus ne ha a bizzeffe. Chiellini, Rugani, Bonucci, Demiral, De Ligt in divenire; e ancora Alex Sandro, Cancelo, De Sciglio, Pellegrini. Nove (tre volte la Trinità: esiste numero più santo di questo?), per tre posti necessari ai fini del buon rispetto della media. Or dunque, abbiamo tre difensori, tre centrocampisti, cinque attaccanti: undici decimi, gran bel risultato solo se ci si trova dall’oculista.

La senti, la temperatura che si alza? È il tuo corpo che, capita la tua manchevolezza, vorrebbe lasciarti in balia dei tuoi scarsi ragionamenti. Vergogna: dopo tutto questo parlare, rimani ancora convinto della bontà del 4-3-3.

Arrivati a questo punto, e data la tua irremovibilità, è d’uopo scremare un po’ la rosa. Facciamo che Chiesa lo parcheggiamo ancora per un anno dalle parti di Firenze - ne saranno contentissimi i tifosi viola: hanno sempre adorato le operazioni in uscita della loro società con destinazione Torino – e Isco lo lasciamo a pascolare per i prati di Madrid. Rimangono gli otto attuali più uno, a dare nove. Troppi ancora? Prego gli dèi di fulminarti, mio diffidente amico. Vuoi tu non fare per caso acquisti in attacco? Non lo sai forse che le difese ti fanno vincere i trofei, ma sono gli attaccanti a riempire gli stadi? È pensabile, secondo la tua mente malata, concepire un calciomercato senza entrate offensive? Non conosci, o tu, vuoto nell’anima e nella mente, le regole che vigono da luglio ad agosto? La Juventus è obbligata dalla legislazione ad eseguire operazioni in attacco.

Pertanto, mettiti il cuore in pace: qualcuno degli attuali componenti il reparto in oggetto deve partire. Cominciamo dalle certezze: Cristiano Ronaldo no, sarebbe abbastanza imbarazzante e poi come lo giustifico l’abbonamento a 650 €; Dybala nemmanco, perché con Sarri bla bla bla. Douglas Costa lo tengo, a Torino ci è affezionato e poi non esistono più le mezze stagioni; Mandzukic? Vuoi forse vendere Mandzukic, il tagliagole croato? Feccia che non sei altro, taci. Poi c’è il futuro del calcio italiano, Kean, e lui deve rimanere per forza di cose, e al suo fianco Bernardeschi: ma ve la ricordate o no la partita contro l’Atletico, madre de dios!

Eccolo qui dunque il sacrificabile, il capro espiatorio, l’origine di tutti i mali nonché pecorella nera tra greggi di bianco vestiti: Gonzalo Higuain, detto Pipita. Sia messo al bando fin da oggi, ché non c’è posto per lui in cotanta squadra; sia liberato fin da ora il posto da lui usurpato per donarlo al non più beneamato Icardi. La Juventus è obbligata a comprarlo; è l’unica sua destinazione concepibile, in quanto unica squadra in grado di dargli lo stipendio che da anni chiede all’Inter fargli vincere qualcosa donandogli l’eterna gloria.

Di fronte a queste considerazioni, non riesco a fingere. Impossibile per me scherzare ulteriormente.

Io VOGLIO - e sì, lo scrivo in maiuscolo come se servisse a qualcosa - che il Pipita rimanga. E le ragioni sono talmente tante che la mia fallace mente potrebbe tralasciarne alcune.

Primamente, l’attaccamento alla maglia bianconera. Come? Già vedo orde di rancorosi che, agitando l’indice in segno di ammonimento, mi ricordano che il suo cuore era azzurro come o’ mare e bello come ‘o sole mio, e che un atto da vero e proprio Giuda Iscariota (che connessione con Sarri!) ha rotto la magia che legava i partenopei all’argentino. Ebbene, rassegnatevi e chiedete al vostro presidentissimo di fare mea culpa, non di certo al Pipita. Fintanto che Higuain ha indossato la maglia del Napoli ha lottato per il destino di Napoli; all’atto del suo trasferimento, è stato fagocitato dalla realtà bianconera e dall’affetto dei suoi nuovi tifosi, che di rancore non ne hanno portato dopo il suo passaggio al Milan. E ma le circostanze erano diverse, e ma noi rappresentiamo i buoni e voi i cattivi: baggianate, l’avete rinnegato nonostante lui non abbia che speso sempre parole melense verso di voi.

Si diceva dell’attaccamento. Allontanare un giocatore del genere con i tempi che corrono sarebbe come abbattere la propria casa per andare a vivere sotto un ponte. Quanti altri tesserati in giro per la serie A compirebbero un atto d’amore verso i propri colori come quello che, giorno dopo giorno, il Pipita manifesta nei confronti della Juventus? Dove i continui rifiuti a offerte e prestiti non riescono, è possibile che arrivi l’assoluta abnegazione che il giocatore sta palesando in queste prime sgambate estive. Rimaniamo in linea, speranzosi.

I più malati, infidi e corrotti potrebbero sostenere che altrove il Pipita non troverebbe uno stipendio altrettanto lauto come quello garantitogli dalla società bianconera. Può essere vero, sebbene non condivida un pensiero del genere. Accettandolo di mal grado, tuttavia, una domanda sorge spontanea: quante squadre, ad oggi, necessitano una punta centrale del calibro di Higuain e sono disposte a dargli quanto richiesto dal giocatore? Probabilmente nessuna; dunque, delle due l’una: accettare un’offerta decisamente inadeguata e lasciare partire l’argentino per lidi a lui graditi, o tergiversare, facendolo sentire come un pesce fuor d’acqua nello stagno juventino? Forse, e dico forse, sarebbe più opportuno provare a rilanciarlo, dato che, rispetto alla passata stagione – in cui è mancato come il ragù nella lasagna – i bianconeri si ritroverebbero in via del tutto gratuita un esperto e letale centravanti che ha solo smarrito momentaneamente la strada.

In seconda battuta, una doverosa considerazione sul ruolo che Higuain avrà nella presente squadra. Detto che il sottoscritto crede tutt’ora che l’argentino potrebbe ritagliarsi uno spazio importante nello scacchiere iniziale, è indubbio che egli sia a conoscenza della sua imprescindibilità venuta meno nell’ultimo anno, seppure si attribuiscano a ciò le ragioni sbagliate. Non è tanto l’annata negativa vissuta da Gonzalo prima dalle parti di Milano e poi a Londra: in maglia rossonera, il giocatore ha incontrato difficoltà che sono prescisse dal suo rendimento, che è sì stato non all’altezza delle aspettative, ma in linea con quello dell’intera squadra, tanto che il suo allontanamento non ha spostato di una virgola la classifica milanista. Tuttavia, meglio così: il Milan ha ora trovato un attaccante che gli si confà e sul quale può costruire una irta, lunga ed estenuante, risalita verso il calcio che conta.

Solo uno stolto potrebbe biasimare Higuain per quello che gli è successo dopo. Allontanato ad agosto dalla squadra dove pensava di poter essere ancora leader, quindi a gennaio da chi aveva puntato su di lui per risalire la china: era chiaro fin da subito che al Chelsea l’argentino non sarebbe risorto. Troppi problemi, soprattutto mentali, che l’hanno bloccato fisicamente e tecnicamente. A ciò si aggiungano le difficoltà di reinventarsi a metà stagione in un campionato totalmente diversa, e la frittata è bella che fatta.

Non è un mistero, chi ha seguito la sua carriera fino ad oggi sa benissimo che il Pipita vive dell’affetto della gente e del trasporto collettivo: incontrate resistenze da questo punto di vista, si piega su sé stesso, divenendo uno tra tanti. Ecco perché il calore con il quale è stato accolto alla Continassa può essere energia positiva per una stagione importante: la gente bianconera adora Higuain, il quale gli ha sempre restituito per cento volte l’amore ricevuto.

L’appello è alla dirigenza juventina: non rompete questa connessione, lasciate che si alimenti. Donateci il Pipita.

Calma: ora ci arrivo. Non mi sono certo dimenticato di chi oggi allena la Juventus: Maurizio Sarri, colui che ha contribuito a scolpire la leggenda di Higuain dalle parti del Vesuvio e che, come molti tifosi, ne adorano la personalità. Chi meglio del tecnico toscano per rilanciare il Pipita ad altissimi livelli? Perché non sfruttare l’occasione, quando sembra che le stelle si siano allineate per donare ancora una volta al calcio mondiale quella accoppiata che ha riscritto il record di Nordhal? Io non mi prendo certo la briga di confutare il destino.

Se queste ragioni, estremamente pragmatiche, non vi bastano, che intervenga la mistica. Qualcuno di voi si è mai chiesto cosa sarebbe successo se durante Milan – Juventus Gonzalo avesse segnato quel rigore? Probabilmente avrebbe insultato in mondovisione, mandando in estasi i tifosi rossoneri e riempiendo di livore quelli juventini. Ciò non è successo, e mi piace pensare che l’errore sia stato figlio di un remoto angolino nella memoria del Pipita, che ha consigliato al suo corpo di calciare quel pallone sul palo, evitandogli così di disconoscere un passato così vicino che lo ha tanto apprezzato.

Probabilmente non vi ho convinto. Chi disprezzava Higuain per il suo passaggio alla Juventus, continuerà a disprezzarlo; chi vuole che venga ceduto, continuerà a volerlo; chi non lo ritiene più un grande giocatore, continuerà nel suo comportamento da detrattore. Poco importa: non mi chiamo certo Gesù Cristo, non pretendo di riunire le genti. Mi appello a coloro che la pensano come me: Salvate il Pipita dalle grinfie del nemico, cantatene le gesta ed ergetelo a vostro simbolo; solo così potremo allontanare ogni pretesa di cessione.

Perché un Pipita è per sempre.