La Copa America 2019 si avvia verso la conclusione: l'ultimo atto metterà di fronte Brasile e Peru, che hanno avuto ragione rispettivamente di Argentina e Cile.

In attesa di conoscere chi alzerà l'ambito trofeo, è tempo di dare uno sguardo ai giocatori che si sono distinti in queste tre settimane brasiliane e a chi invece ha deluso le aspettative, il tutto condito da qualche giovane promessa che bene ha impressionato. Nello specifico, verranno selezionati, per ogni rappresentativa, tre top e tre flop, con un particolare accento su eventuali consigli per gli acquisti.
Dalla rubrica sono state escluse le quattro selezioni uscite ai gironi (Ecuador, Giappone, Qatar e Bolivia) e il Paraguay, arrivato quasi per caso tra le migliori otto, e parso mancante di individualità degne di essere evidenziate.


ARGENTINA
TOP:
Impossibile non partire da Lautaro Martinez, che a suon di gol e prestazioni di grande livello si è ritagliato un posto importante come titolare dell’Albiceleste, nonché il gradimento del collega e connazionale Leo Messi, che si vocifera lo vorrebbe con sé al Barcelona. El Toro si è scatenato contro il Paraguay, e da allora non si è più fermato; la ciliegina sulla torta è stato il gol di tacco valso l’1-0 nei confronti del Venezuela. I 112 milioni di clausola potrebbero attrarre diversi club, non solo i blaugrana: la sensazione è che ci troviamo davanti a un grande craque.

Dietro Lautaro, Franco Armani. Il portiere dei Millionarios è stato autore di parate importanti che hanno tenuto a galla in varie occasioni l’Albiceleste: una su tutte, il rigore sventato contro il Paraguay, dal quale è passata una buona fetta della qualificazione della Selección. Armani è certamente un ottimo estremo difensore, sebbene ogni tanto incappi in serate negative: poco male, anche i migliori sbagliano.

Il benchmark scelto per la redazione di questo articolo mi impone di scegliere un terzo giocatore: difficile scovare un’altra sorpresa positiva in casa argentina, poiché, chi più chi meno, non ha rispettato le aspettative. Ma tanto è: decido per una menzione speciale nei confronti di Rodrigo de Paul, il quale, in mezzo a gente del calibro di Messi, Di Maria, Dybala, Aguero e lo stesso Lautaro, sembrerebbe starci come i cavoli a merenda. Si dimostra al contrario sempre attento, impreziosisce le sue prestazioni da ottime giocate e riesce a ritagliarsi uno spazio importante, complice l’estrema fiducia che il cittì Scaloni nutre nei suoi mezzi. Migliori società europee, parlo a voi: sicure che 25 milioni siano troppi?

FLOP: se nello scovare tre eleggibili top tra le fila argentine vi erano difficoltà oggettive, per i flop la musica è totalmente diversa: c’è l’imbarazzo della scelta.

E allora, decido di uscire subito dal seminato e iniziare dall’intero reparto difensivo, poiché nessuno, ripeto, nessuno merita di salvarsi. Dalle raccapriccianti prestazioni offerte dai terzini (Saravia tra tutti), passando per l’anticalcio messo in mostra da Otamendi, chiudendo con il giovane di pessime speranze Foyth e il fiorentino Pezzella: c’è materiale per un articolo a parte, qui meglio stringere: nessuno pretende che l’Argentina partorisca nuovi Zanetti, Samuel e Ayala, ma neanche lo scempio a cui i tifosi devono assistere da più di dieci anni.

Sebbene in molti si meriterebbero di essere in questa rubrica, dopo aver condannato un intero reparto è giusto ritornare nei ranghi, e procedere con la seconda nomina: senza indugio, cito in causa Angel Di Maria; e facendolo, credetemi, mi piange il cuore.

Un giocatore che se solo volesse (o avesse voluto) potrebbe dare battaglia ai migliori del mondo: ma quando El Fideo decide che non è giornata, diventa evanescente all’estremo. Purtroppo, dopo troppi anni di grandissimi picchi di rendimento ma veramente radi, è probabilmente giunto il momento di gettare la spugna: Di Maria non sarà mai ciò che le sue doti gli avrebbero permesso di diventare. Emblematica è la sua prestazione contro il Brasile: entrato per dare qualità a un reparto già pieno di talento, è risultato controproducente.

Chiudiamo la parentesi flop argentini con Guido Rodriguez, centrocampista di proprietà del CF America. Arrivato in nazionale maggiore da poco, ha pagato lo scotto di una competizione probabilmente ancora troppo grande per lui. Il ragazzo è giovane, potrà rifarsi in altre occasioni: intanto, c’è chi dalle parti di Buenos Aires rimpiange Biglia. E ho detto tutto.


BRASILE
I Pentacampeão non hanno mai convinto appieno finora: né il pubblico, abituato a ben altro spettacolo, né gli addetti ai lavori. Eppure, passo dopo passo, partita dopo partita, il Brasile si avvia deciso alla conquista della sua nona Copa America: successo che, se dovesse arrivare, avrebbe un retrogusto molto dolce, avendo il sapore di casa.

TOP: al primo posto tra i migliori brasiliani, Everton. Convocato in nazionale maggiore quasi per sorpresa, si è preso la scena a suon di prestazioni eccellenti e gol di pregevole fattura. Il giovane 23enne, di proprietà del Gremio, fa già gola a diversi top club.

In molti sono convinti che senza Alisson Becker il Brasile non sarebbe durato molto. Nel corso della competizione non è stato fin qui chiamato spesso agli straordinari, complici anche gli avversari non certo blasonati affrontati dai verdeoro; Alisson, tuttavia, ostenta sicurezza e dà tranquillità all’intera fase difensiva. Un grande portiere destinato a scrivere il suo nome nella storia brasiliana.

Chiudiamo la top verdeoro con Philippe Coutinho, ovvero colui che ha trascinato fuori dalle sabbie mobili dei primi incontri il Brasile. Cou, autore di una stagione tutt’altro che soddisfacente, si sta riscattando nella competizione continentale: che il Barcelona sia ancora intenzionato a puntare su di lui è difficile, ma sicuramente non lo cederà a prezzo di saldo.

FLOP: il capitolo flop Canarinhas non può che aprirsi con il nome di Filipe Luis. Premetto di non essere mai stato un suo estimatore, neanche quando, senza ombra di dubbio, sembrava essere un discreto prospetto. Le prime uscite del Brasile, non convincenti, finiscono col contagiare anche il terzino di proprietà dell’Atletico Madrid, che non riesce proprio a brillare.

Al secondo posto, Alex Sandro. La scelta ricade su di lui: nonostante non sia risultato uno dei più negativi della selezione verdeoro, è innegabile che, a differenza dei compagni, lo juventino non abbia dimostrato appieno le straordinarie doti che madre natura gli ha concesso. C'è da dire che, dalle parti di Torino, nessuno si sarà stupito, dato che il terzino brasiliano sembra da due anni in costante recessione-

Sul gradino più basso del podio dei mancati verdeoro, Richarlison. Le prestazioni finora offerte tanto in nazionale quanto con la maglia del club non possono giustificare in alcun modo l’elevatissima quotazione stabilita dall’Everton.

 

CILE
Che cosa sia successo alla roja dal 2015 in poi, è un mistero: fatto sta che da allora il Cile non ha sbagliato un colpo in Copa America, almeno fino a ieri sera, quando una prestazione horror è costata l'eliminazione dalla coppa che per due edizioni consecutive aveva preso la strada di Santiago. 

TOP: Alexis Sanchez: chi lo capisce è bravo. Dopo una stagione non orribile, inesistente, si presenta in queste condizioni fisiche e mentali alla competizione continentale, risultando uno dei migliori in assoluto. Sembra ritornare in queste occasioni el Niño Maravilla, quello che aveva incantato all’Udinese prima e al Barcelona poi. Con la speranza che questa Copa America serva da definitivo rilancio per questo eccezionale interprete del gioco.

Lo confesso: fino a ieri sera, tra i top della competizione sudamericana, non avevo alcun dubbio a inserire Eduardo Vargas; un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano. Sempre più tatuato, Edu ha fino ad oggi fatto intravedere solo una parte del suo talento: questa Copa America, come il collega del Manchester United, potrebbe essere una rampa di lancio importante; non posso pensare che un giocatore così vesta la maglia del Tigres. Tuttavia, ha mostrato tutti i suoi limiti durante la sfida con il Peru, naufragata definitivamente al 95' quando, presentatosi sul calcio di rigore, ha scelto la soluzione del cucchiaio finendo col fare una figuraccia: forse è per tale ragione che un talento come il suo si stia sprecando. Edu viene salvato dalla mancata concorrenza: difficile trovare un altro giocatore eleggibile a top tra i componenti della roja.

E’ evidente che l’aria del Belpaese faccia bene ai giocatori cileni: il terzo e ultimo top della roja è senza ombra di dubbio Erick Pulgar. Sta disputando una competizione fantascientifica, ergendosi a baluardo del centrocampo e giocando con personalità da veterano. Nei giorni in cui l’Inter aspetta Barella e la Juve firma per Rabiot, è incomprensibile come nessuno bussi alla porta del Bologna con un assegno di 10 miseri milioncini in mano per questo venticinquenne.

FLOP: La faccenda qui si fa complicata. Scorrendo le formazioni che si sono avvicendate tra i campi brasiliani, è quasi fastidioso scegliere tre giocatori da mettere tra i flop cileni. Uno tra questi, sebbene abbia reso secondo aspettative, è Jean Beausejour, anni 35. Il difensore di proprietà dell’Universidad de Chile non è di certo un difensore che ruba l’occhio: fa il suo, senza grossi patemi, ma stona in una squadra con una discreta qualità.

In un’altra Universidad, ma Catolica, gioca José Pedro Fuenzalida. Anche lui abbastanza longevo (34 anni) è sembrato tra i più confusionari della roja, senza riuscire mai ad essere incisivo.

Tra i peggiori, infine, uno che tra i peggiori non dovrebbe starci. Charles Aránguiz, centrocampista del Bayer Leverkusen, viene nominato tra questi solo perché il suo rendimento da 6 è un gradino sotto quello dei suoi compagni di squadra, tutti ampiamente sopra la sufficienza. Un discreto lottatore che si avvia verso il finale della sua carriera.

 

COLOMBIA
Dopo un inizio sfolgorante, i Cafeteros sono incappati nell’ennesimo calo che gli è costato l’eliminazione da una coppa decisamente alla loro portata.

TOP: Dalle parti di Bogotà e non solo tutti se lo sono chiesti: perché l'ultimo rigore della serie è stato tirato da Tesillo, e non da Duvan Zapata? El Panteron ha confermato le buonissime cose messe in mostra in serie A anche in Copa America, dove ha trascinato la Colombia ai quarti di finale, ergendola a favorita numero uno. Purtroppo, la sventurata scelta di Tesillo rigorista è costata l'ennesima delusione ai Cafeteros.

James Rodriguez in nazionale si trasforma. Vittima di una involuzione difficile da comrpendere, James ha deluso prima con le merengues e ora in Baviera: con la maglia della selezione colombiana, però, mette sempre in mostra tutto il suo repertorio. Gli amanti del calcio sperano che il Napoli sia l'occasione per il definito rilancio.

Impossibile non dare un premio anche a Juan Cuadrado. Dopo una stagione difficile, si è presentato in Brasile portando con sé diversi dubbi: tutti prontamente cancellati alla prima apparizione. Un vero trascinatore con una qualità rara.

FLOP: Alzi la mano chi non inserirebbe tra i flop William Tesillo. Sebbene sia doveroso prendere le distanze da ciò che gli sta accadendo in patria, è innegabile che la sua scelta come ultimo rigorista contro il Cile abbia lasciato perplessi tutti. Beninteso, un rigore si può anche sbagliare: tuttavia il giocatore è parso in tutte le uscite dei Cafeteros in grosse difficoltà: la sua timidezza non può essere tipica di un calciatore sudamericano.

Se c'è un calciatore di cui non capisco nulla, questi è Davinson Sánchez. Come può un difensore del genere giocare nel Tottenham finalista di Champions ed essere un punto fermo della propria nazionale?

L'ultima, doverosa citazione, va a Radamel Falcao e alle zero segnature messe a referto. Un giocatore involuto: magari qualche società italiana (leggasi Fiorentina) potrebbe decidere di rilanciarlo, sperando di ritrovare El tigre e non il gattino spaurito visto in Copa America.

 

PERU'
Ad un certo punto, dalle parti di Lima devono essersi sentiti male. Vedere una nazionale di giovani occhi a mandorla qualificata per la fase a eliminazione della Copa AMERICA, a discapito di coloro i quali antenati hanno costruito magnificenze in ogni dove e contribuito a creare una cultura per molti versi antitetica rispetto a quella del resto del mondo? Sarebbe stato troppo.

TOP: ma che terzino è Luis Advíncula? E soprattutto, com’è possibile che valga 2 milioni? Semplicemente mostruoso. Un portento per fisicità e intensità lungo i novanta minuti, a cui va unita una notevole personalità. Opzionarlo subito, gracias.

L’albiroja, di grinta, ne ha in realtà da vendere: una delle testimonianze più lampanti è Paolo Guerrero, il capitano della selezione peruviana. 35 anni e non sentirli: si muove come fosse ancora un giovincello, e ha la voglia di spaccare il mondo di chi appena si affaccia al professionismo. Vero trascinatore, el Bandido mancherà a tutti coloro che come me, guardando il Perù tra qualche anno, si renderanno conto che il suo nome non sarà più in distinta.

Certo: Pedro Gallese ha disputato una partita disastrosa contro il Brasile, sbagliando tutto ciò che si poteva sbagliare. Intanto, nelle due precedenti uscite è stato il migliore in campo; quando ne ha presi 5 dai verdeoro, in piena crisi isterica, ha sventato un rigore; contro l’Uruguay si è erto a muro invalicabile, mettendoci gli addominali prima su Cavani a colpo sicuro, poi su Suarez durante la roulette russa dagli undici metri. In semifinale, il suo capolavoro: più volte decisivo sui tentativi cileni, spegne ogni velleità di perforare il suo muro usando una sola mano per bloccare lo sventurato cucchiaio di Edu Vargas. Autentico manifesto vivente che il calcio ti dà sempre la possibilità di rifarti: basta essere bravi a cogliere al volo l’occasione.

FLOP: difficile in una squadra che supera ogni aspettativa trovare tre giocatori da condannare al banco degli imputati. Per coniugare tale impellenza allo schema scelto per la presentazione, decido dunque di scegliere due giocatori, e non tre, sottolineando che inserirli in questo paragrafo non equivale in alcun modo a una bocciatura.

Christian Cueva è uno di quei giocatori di cui ci si ricorda solo quando ci sono le nazionali. Fino alla Copa America 2019, il giocatore proprietà del Santos è sempre stato uno dei migliori tra i peruviani: quest'anno è parso stanco, mancante in tutte le partite.

Citazione doverosa per Carlos Zambrano: stesso discorso di Davinson Sanchez, con l'unica differenza che il peruviano, almeno, ha avuto la dignità di giocare per una squadra che in Europa è secondaria, come la Dinamo Kiev. Per il resto, un difensore centrale in cui non si ritrovano qualità sufficienti per giustificare un suo eventuale acquisto.

 

URUGUAY
Dalle parti di Montevideo il risveglio di sabato sera è stato parecchio brusco. Dopo i gironi, infatti, la Celeste era sembrata la squadra che, assieme alla Colombia, possedeva più chance per la vittoria finale. Tutto si è sgretolato dagli undici metri, nel culmine del quarto di finale contro il Perù.

TOP: chi annoverare tra i migliori di una nazionale che fa della difesa del risultato il suo marchio di fabbrica? Diego Godin, José María Giménez e Martín Cáceres hanno disputato la solita egregia manifestazione, concedendo nulla o quasi alle compagini avversarie; se sui primi due non v’erano dubbi sulla loro tenuta, molti potevano essere sollevati su Caceres, il quale, dopo essere tornato a metà anno alla Juventus, ha giochicchiato senza mai convincere del tutto. Eppure, complice una competizione che non è certo paragonabile al campionato italiano o alla Champions League, il suo contributo è stato di ottimo livello.

FLOP: Per entrare nel giro della nazionale uruguaiana, le qualità morali e tecniche devi per forza possederle. Per tali ragioni non si spiega la scelta di dare una maglia da titolare a Nicolas Lodeiro, trentenne centrocampista di proprietà del Seattle Sounders FC.  In realtà, durante la prima partita del girone, mette in mostra delle importanti doti, che vengono prontamente obliate nelle successive uscite, fino a culminare in una prestazione ai limiti dell’orrore contro il Perù. Se Tabarez mezza colpa la possiede, è proprio quella di aver puntato su di lui.

Altro giocatore la cui Copa America è stata insufficiente è senza ombra di dubbio Giorgian de Arrascaeta: il dieci uruguagio è da troppo tempo una promessa che sembra destinata a non realizzarsi mai. Abulico, evanescente, avulso dal mondo charrua: nelle prossime uscite della Celeste bisognerà riconsiderare la sua posizione.

Il terzo flop è per me motivo di grande rammarico: il mio precedente articolo “in difesa del Pistolero” ne è la testimonianza. Luis Suarez, uno degli uomini più attesi della competizione, non è riuscito a dimostrare vieppiù il suo valore, incappando spesso in serate negative frutto di troppa testardaggine. Il rigore sbagliato è solo l’ultimo amaro boccone.

 

VENEZUELA
La Vinotinto è stata una delle gradevoli sorprese di questa Copa America: un giusto connubio tra giocatori di esperienza e giovani di belle speranze ha portato la squadra di Rincon e compagni al secondo posto nel girone alle spalle del Brasile. Il cammino è stato impreziosito dall’importante pareggio contro i Canarinhas e dalla ottima prestazione offerta nei quarti di fronte all’Argentina.

TOP: Tra i migliori, impossibile non citare Tomás Rincón, giocatore ben conosciuto in Italia. El General, 31enne capitano della Vinotinto, ha offerto delle prestazioni eccellenti per intensità e qualità del gioco. Un leader su cui si può sempre contare.

Meno conosciuto in Italia e più in generale in Europa, Yeferson Soteldo è stato autore di una grande Copa America che lo ha messo in luce come una delle più liete scoperte della competizione. Il baricentro basso e la rapidità di pensiero sono doti tipiche dei fantasisti sudamericani; la capacità di prendere sempre la scelta giusta è invece sintomo di maturità. Ne risentiremo parlare: non potrebbe essere altrimenti, data la sua giovane età (22 anni) e il suo costo imbarazzantemente basso (2,5 milioni di euro!); tanto che, sconcertato, trovo necessario il neologismo.

La parentesi venezuelana dei migliori si conclude con il portiere, Wuilker Fariñez: i detrattori sottolineeranno l’errore contro l’Argentina che è costato alla Vinotinto lo 0-2 e il definitivo stop alle velleità di qualificazione; la realtà è un’altra, perché il 21enne estremo difensore originario di Caracas è cresciuto molto nell’ultimo periodo e può garantire, a fronte di un investimento irrisorio di 5 milioni, un rendimento molto elevato in società di medio-piccole dimensioni.

FLOP: Spesso accade che le squadre più piccole si appoggino a centravanti di esperienza per migliorare il loro destino: nel caso del Venezuela, e nello specifico di José Salomón Rondón, le cose non sono andate granché bene. Il roccioso ventinovenne del West Bromwich, nonostante abbia giocato quasi per intero i quattro incontri della Vinotinto, non è mai riuscito a trovare la via del gol. Difficile non chiedersi dove sarebbe potuta arrivare la nazionale venezuelana se avesse avuto un attaccante degno di questo nome.

Un difensore di cui il calcio non aveva decisamente bisogno è senza dubbio Jhon Carlos Chancellor: un importante baluardo di difesa per la Vinotinto per mancanza di alternative.

Chiudo il capitolo Venezuela e la rubrica con una preghiera, rivolta a Jhon Murillo: 23enne del Tondela, ha delle doti importanti che in Copa America non èr iuscito ad esprimere.