Nella giornata di ieri sono andati in scena i primi due ottavi di finale di Coppa d'Africa: due delle favorite per la vittoria finale, Senegal e Marocco, sono scese in campo rispettivamente contro Uganda e Benin.

I Leoni della Teranga hanno avuto ragione della meno quotata selezione guidata da Desabre, rispettando il pronostico della vigilia che vedeva Mane e compagni nettamente favoriti. Tuttavia, il risultato chiarisce come le difficoltà incontrate dalla compagine di Dakar siano state superiori alle aspettative: nonostante l'1-0 finale, infatti, Le Gru hanno tirato più spesso (7 tiri a 5) e hanno avuto una migliore precisione nei passaggi rispetto al Senegal. Lo stesso possesso palla, a favore degli uomini di Cisse per 54 punti percentuali a 46, testimonia l'equilibrio dell'incontro.

Diciamocelo: se le sorprese terminassero qui, ne rimarremmo parecchio delusi. Non può bastare una partita sorprendentemente equilibrata ma che finisce col rispettare il pronostico per rendere la competizione africana entusiasmante. Come convincere altri che non siano il sottoscritto e il telecronista a guardare le partite del Continente nero? Come biasimare la loro indifferenza verso la Coppa d'Africa, se costoro già mal sopportano coppe continentali quali la Copa America, che, rispetto alla competizione in svolgimento in Egitto, può mettere in mostra giocatori di livello e fama ben più elevati? Come dare lustro a partite che sembrano irrimediabilmente di nicchia, destinate unicamente ai diretti interessati?

Siamo dunque a Marocco - Benin. La quarantasettesima squadra del ranking FIFA, quarta tra le selezioni africane, affronta l'ottantottesima. Ma la differenza tra le due squadre è ben più significativa delle 41 posizioni di distanza: da una parte, una favorita per il titolo, con grande tradizione nella competizione africana e non solo, che può schierare giocatori di caratura internazionale del calibro di Zyiech, Amrabat e l'ex juventino Benatia, nonché giovani promesse quali En-Nesyri e Mazraoui. Una squadra dal valore superiore ai 175 milioni di euro, che ha fin qui vinto tutte le partite disputate e di conseguenza dominato il proprio girone.

Dall'altra parte, il Benin. L'unico giocatore la cui valutazione sfonda il milione di euro è Mounié, attaccante dell'Huddersfield Town. Per il resto, la selezione che ha capitale Porto-Novo è un insieme di atleti semi-sconosciuti, la maggior parte dei quali milita in squadre francesi di secondo piano senza garanzia di titolarità.

Solo l'aumento delle squadre partecipanti alla competizione, passate proprio quest'anno da 16 a 24, ha permesso ai beninesi di qualificarsi alla fase finale; un po' come successo per Islanda, Albania e Irlanda del Nord all'Europeo 2016. 

I limiti de Les Ecureuils sono chiari fin dalla prima partita del girone. A buone prestazioni come quelle messe in mostra contro Ghana e Camerun, alternano momenti di difficoltà e confusione, come accaduto contro la Guinea Bissau. Il risultato sono tre pareggi, che permettono alla compagine in maglia gialla di qualificarsi agli ottavi di finale come una delle quattro migliori terze.

A Rabat, al momento dell'ufficialità degli accoppiamenti, c'è chi ride. In molti pensano già ai quarti, credendo la partita contro il Benin una pura formalità. Troppo superiore la rosa del cittì Renard. La strada verso la gloria sembra spianata.

Invece, qualcosa va storto.

In realtà, il Marocco inizierebbe anche bene. Nella prima frazione, la selezione marocchina è senza dubbio padrona del campo; crea diverse occasioni con En-Nesyri, Amrabat e, soprattutto Ziyech. Ma, dopo 45 minuti, il risultato è 0-0.

La ripresa parte allo stesso modo: Benin ritirato nella propria metà campo, Marocco a creare. Il vantaggio degli uomini di Renard sembra essere nell'aria: prima Akimi poi Belhanda hanno due importanti occasioni, che non vengono tuttavia concretizzate.

Al minuto 53, succede l'impensabile: calcio d'angolo da destra, palla che spiove nel cuore dell'area, zampata di Adilehou e 1-0 Benin. Scene di giubilo e gaudio in campo e fuori: dopo la storica qualificazione alla fase finale, i subsahariani mettono il muso davanti nello scontro a eliminazione diretta.

Il disincanto arriva al settantacinquesimo. Erroraccio di Adéoti, che, dimenticandosi di non avere nulla a che vedere con Beckenbauer in fase di impostazione, si addormenta con la sfera tra i piedi pochi metri al di fuori dell'area di rigore. Boussufa è lesto, scippa il pallone al malcapitato centrale beninese, serve En-Nesyri che fulmina Allagbé: parità.

I restanti 15 minuti più recupero scorrono in un'atmosfera surreale: non si aspetta nient'altro che il gol del Marocco per chiudere la disputa. All'88esimo, è Boussufa ad andare vicinissimo alla segnatura: punizione dal limite su cui il portiere del Benin si supera.

Novantaquattresimo. Achraf entra in area, nasconde il pallone, Sessegnon gli frana addosso: rigore sacrosanto. Dopo una partita eccezionale, il sogno qualificazione per il Benin potrebbe sfumare nel modo peggiore possibile.

Sul dischetto si presenta Ziyech. Rincorsa breve. Portiere spiazzato. Palo. L'arbitro fischia tre volte: si va ai supplementari.

Il primo tempo dell'extra time inizia come peggio non potrebbe per il Benin: proteste troppo insistenti di Adenon, che, già ammonito, viene mandato prematuramente negli spogliatoi. 

La selezione subsahariana si ritrova così in dieci uomini, dopo una partita difensiva in cui il dispendio di energie è stato massiccio, contro una compagine fresca è ben più attrezzata. L'obiettivo è chiaro: trascinare la contesa ai rigori.

Il Marocco non ci sta. Vuole cogliere a due mani la superiorità numerica gentilmente concessa dallo sciagurato Adenon; comincia l'assedio. I marocchini spingono, i beninesi stanno dietro: quando l'orologio segna il minuto centodiciassette, sui piedi di Ziyech capita l'occasione per chiudere la pratica, che nel frattempo è diventata più fastidiosa del previsto. Il pallone scorre dal lato lungo dell'area del Benin alla destra del portiere fino al dischetto del rigore: il giocatore di proprietà dell'Ajax si svincola dalle maracature e calcia a botta sicura.

Alto.

Tre minuti dopo, l'arbitro fischia la fine dei giochi. Saranno i rigori a decidere chi passerà il turno.

Inizia il Benin: a presentarsi sul dischetto è Verdon, difensore centrale dell'Alaves. 500 mila euro il costo del cartellino. Bounou intuisce, ma la palla si insacca: GOL, 0-1 Benin.

Per il Marocco la risposta è affidata all'ala del AZ Alkmaar, Idrissi: 5 milioni il valore, tira alto, forte e centrale. GOL, 1-1.

L'alternanza porta al tiro dagli undici metri David Djigla, che gioca da sei anni nel FC Chamois Niort, squadra di Ligue 2 francese. La freddezza dimostrata nello spiazzare il portiere avversario parla più dei 600 mila euro richiesti per le sue prestazioni. GOL, 1-2 Benin.

Gli occhi dei giocatori marocchini tradiscono un'ansia montante. Con questi presupposti si presenta davanti ad Allagbé il venticinquenne Boufal di proprietà del Southampton: incrocia, il portiere sbaglia direzione, ma la palla sorvola la traversa. Difficile che qualcuno voglia sborsare 12 milioni per questo giocatore: al di là del rigore sbagliato, una Coppa d'Africa parecchio sottotono. FUORI, 1-2 Benin.

Il difficile per il Benin arriva ora. Le gambe tremano, l'agitazione sormonta la razionalità. Un errore e tutto ritorna in gioco; una realizzazione, e la gloria eterna sarà sempre più vicina. Tidjani Anane, valore 250 mila euro, sa che il suo rigore può dare il doppio vantaggio alla sua nazionale: non vacilla e spiazza Bounou. GOL, 1-3 Benin.

Tocca a En-Nesyri. La sua coppa è stata fin qui una altalena di emozioni: momenti in cui ha fatto la differenza e momenti in cui ha mostrato tutti i suoi limiti. Deve ancora dimostrare di valere i 12 milioni richiesti dal Leganes. L'occasione che gli si presenta davanti è quanto di più tremendo possa esistere: segnare potrebbe non bastare, sbagliare significherebbe condannare la propria nazionale a una probabile onta. La rincorsa è sincopata, l'ultimo passo (troppo) lungo: il tiro viene deviato da Allagbé sulla traversa. PARATO, 1-3 Benin.

Lo stadio Al Salam, nei successivi due minuti, diventa un quadro variopinto, su cui vengono rappresentate tutte le sfaccettature dell'umanità. Chi prega, chi ride, chi si nsaconde per non guardare e chi invece non riesce proprio a distogliere lo sguardo. Alcuni provano a distrarsi, altri nervosamente premono i pulsanti del loro telefono per contattare i propri cari e vivere insieme quei momenti così emozionanti. Sconosciuti che si abbracciano e soffrono assieme. C'è chi balla e chi è un pezzo di legno. Il Tutto si riversa attorno al campo di gioco.

Impossibile immaginare la pressione presente sulle spalle di Seibou Mama. Gioca nel Championnat National, l'equivalente della nostra Lega Pro, con la maglia dello Sporting Club de Toulon. Vale 100 mila euro: nel mondo del calcio odierno, praticamente una pizza. Non ha piedi fini, probabilmente non sfonderà mai ad alti livelli; indubbiamente possiede però una forte personalità.

La rincorsa è breve, il destro è secco. 

GOL.

Il Benin, questo Stato compresso tra Togo e Nigeria, esplode. I giocatori e i tifosi lasciano andare tutta la tensione accumulata: pianti, balli, canti e grida di gioia colorano l'Egitto.

Una bellissima pagina di sport è stata scritta. Sicuro: guardare la Coppa d'Africa vale la pena.