Il Milan batte il Torino e torna a sentire il profumo d'Europa.

I rossoneri stanno vivendo un ottimo momento, la sconfitta nel derby contro l'Inter è ormai superata e Pioli è riuscito a risollevare un ambiente forse un po' troppo frastornato da una prima parte di stagione a luci spente.
Il ritorno di Ibra ha fatto sorridere Maldini e Boban in conferenza stampa, portando di nuovo entusiasmo in una piazza sconfortata e colpita dopo
anni e anni di bocconi amari e switch in panchina.

Se adesso Milanello ha un po' più di fiducia il merito è dell'attuale tecnico, abile nel rivitalizzare quelle pedine bistrattate e sottovalutate durante la gestione precedente griffata Giampaolo.
Esempi? Partiamo dal centrocampo: Castillejo era finito nel dimenticatoio. L'ex Villarreal non riusciva manco a vedere il rettangolo verde col binocolo e faticava a trovare una maglia da titolare. Lo stesso per Calhanoglu, finito nel mirino dei tifosi per prestazioni sotto le aspettative. Ed ecco la metamorfosi: 4-4-2 semplice, con il turco alle spalle del gigante svedese (gonfiato sui media con l'hashtag #IZBACK) e con lo spagnolo sulla fascia destra. Propensione offensiva, grinta e tenacia che corrispondono al nettare di una farfalla adesso pronta a spiccare il volo e con i due centrocampisti ormai diventati insostituibili nel mosaico tattico.

Altra carta? Sicuramente Ante Rebic. Il centravanti di proprietà dell'Eintracht ha portato muscoli, cinismo e concretezza. E anche quei gol vitali per provare a scalare una classifica prima insormontabile quasi come l'Everest.  La partita di ieri ha visto anche l'esordio di Gabbia. "Ho sempre visto San Siro come un sogno", ha dichiarato in passato il giovane centrale, quel sogno ormai realizzato e che forse potrebbe spalancargli le porte verso un futuro radioso.
Se a questo aggiungiamo anche l'affidabilità di Kjaer e di Hernandez, facciamo una scala reale di garanzie utili su cui ripartire.

Il Milan adesso guarda la vita sorridendo e si prepara al prossimo match con la consapevolezza dei propri mezzi e con l'entusiasmo in una stagione che sembrerebbe per alcuni appena cominciata.  Non c'erano le aspettative di fare una rivoluzione, ma semplicemente la voglia di ritornare ad essere protagonisti. Un'utopia ormai scacciata dopo la prima parte di stagione, che per i sostenitori più accaniti è stata come una Via Crucis di sofferenze e di un soporifero calcio giocato con svogliatezza.

L'Europa League è alla portata, per la Champions bisognerà ancora aspettare un po' procedendo step by step. Merito di Stefano Pioli, forse l'allenatore di cui il Milan aveva bisogno. Quel tecnico realista che adesso sta rigenerando un popolo intero grazie alla semplicità delle idee.