Me lo sono sempre chiesto: perché non si può tornare ad un vecchio e sano calcio? Un calcio dove i valori sportivi prendono il sopravvento sul business, un calcio dove nelle istituzioni ci sono ex calciatori che conoscono le problematiche e determinati ambienti. Dopo la diffusione del Coronavirus abbiamo assistito a vere e proprie escalations di critiche contro gli attuali presidenti delle squadre di calcio: abbiamo visto come in Lega Pro e nelle serie minori ci sia ancora del marcio e di come ogni singolo club non viene tutelato. 
Ogni squadra ha dovuto affrontare diverse problematiche relative ai bilanci e ai ripescaggi, ma ciò che mi ha colpito è stata la mancanza di programmazione e una soluzione intelligente ad alcune complesse manovre per risollevare il sistema calcio. Nel calcio che vorrei ci sarebbe una equa ripartizione dei sostegni alle squadre e anche un serio diktat per tutte le società. Prendiamo ad esempio il campionato di Serie C dove assistiamo a incredibili switch di proprietà e dove i tesserati non vengono per niente tutelati. Una dimostrazione lampante? Il Catania Calcio. Adesso gli etnei hanno un nuovo padrone ma ciò non basta per scacciare lo scetticismo. In un "paese" normale non esisterebbero brogli finanziari e i conti sarebbero sempre in ordine se qualcuno controllasse sul serio ogni club. Non ci sarebbero società di punto in bianco non iscritte alla stagione successiva e non ci sarebbero manco certi magheggi per riportare in certe categorie squadre che non si sono conquistate il meritato salto di categoria sul rettangolo verde. Eppure un tipo di futbol diverso esisterebbe se davvero si remasse dalla stessa parte. In che modo? Prendendo in considerazione il modello tedesco e inglese. Quello inglese per la cultura e il fascino, mentre quello tedesco dal punto di vista pratico. Spiegazioni: il problema che tuttora persiste in Italia è il razzismo. In Premier hanno telecamere a circuito chiuso dove i trasgressori vengono puniti col carcere e con pene severissime. Dopo aver risolto il problema Hooligans in Inghilterra hanno trovato delle soluzioni intelligenti come ad esempio anche limitare ogni singola forma di discriminazione territoriale con campagne di sensibilizzazione da parte delle squadre stesse.
Passiamo alla Germania: valorizzazione del settore giovanile, conti mai in rosso e ostacoli insuperabili per qualsiasi fantomatico investitore. Vi siete mai chiesti perché i vari Friedkin, Pallotta, Yonghong Li e Manenti non sono mai arrivati fino in Bundes? Perché lì regna la più totale organizzazione basata non solo sulla cultura ma anche sul benessere e la rassicurazione dei tifosi (quest'ultimi sempre in prima linea quando c'è da difendere la propria fede). I problemi non si risolvono con il "nuovo stadio": questa soluzione è dannosa per la credibilità del club oltre a un'effimera scusa per far andare sempre i tifosi sugli spalti. Il caso Roma insegna: presentati i progetti... e poi? Tutto con un nulla di fatto complice anche l'opposizione politica e le carte cambiate in tavola dallo stesso Pallotta.
E per finire? Sì, mettiamoci anche il calciomercato. In un calcio pulito, serio e credibile le condizioni sarebbero dettate dai club e non dagli agenti. Un esempio? Riguardate per un attimo la soap-opera "Lautaro-Barcellona" con "El Toro" forse ammaliato dalle sirene catalane che adesso è prossimo a rinnovare. L'agente del centravanti è tornato sui suoi passi dopo aver dichiarato che chiunque vorrebbe giocare con Messi.
Un altro esempio: Ibrahimovic. Zlatan chiede un ingaggio di prima fascia... ma non vi sembra un po' troppo per un calciatore che ormai è destinato a ritirarsi? E se ci mettiamo la conduzione di Raiola siamo a posto (si fa per dire eh!) perché il più grande procuratore calcistico è abile a persuadere i club per spillare un ritocchino. Modelli vecchi, non tutela verso i club, amori pagati a caro prezzo. Nel calcio che vorrei non esisterebbe tutto questo...e ormai, lobotomizzati dalle mode e dai personaggi, siamo tra la rassegnazione e la gioia finta.