Play Off e “Serie A” a 18 squadre.
Stanno scendendo le prime ombre del tramonto di questo mercoledì afoso che, in qualche modo, potrebbe diventare storico per il calcio italiano. Nel pomeriggio è stata convocata l’Assemblea della Lega Serie A e, a quanto pare, tutte le venti società del campionato erano degnamente rappresentate. Sembra che, durante l’incontro, il Presidente della Figc Gabriele Gravina si sia collegato per un saluto di cortesia. Ma di cosa stavano discutendo i presidenti e i loro sottoposti in questo incontro così formale e, vista la stagione, accaldato?

Come tutti gli attenti lettori sanno pare che alle Società interessi una proposta fatta dall’emerita e notissima società Deloitte, una delle aziende più importanti in ambiente legale e nel mondo della consulenza e della revisione dei bilanci. La proposta è molto semplice e chiara e implica due importanti variazioni al Campionato di Serie A: la riduzione da 20 a 18 squadre partecipanti al torneo, e l’introduzione dei cosiddetti Play Off, e di conseguenza dei Play Inn, modalità che, in breve, rimescola le carte della classifica, inserendo una sorta di torneo a fine Campionato per definire la squadra vincente e le retrocessioni. A quanto pare, sono i luminari dell’economia a raccontarlo alle Società, le modalità proposte porterebbero dei vantaggi economici al sistema, aumentando la spettacolarità della fase finale e garantendo un maggiore interesse del pubblico, quindi maggiori introiti in diritti, soprattutto televisivi. Dopo gli anni rovinosi della Pandemia (che a quanto pare non è ancora stata debellata e potrebbe incidere ancora) tutto il Sistema Calcio ha avuto un forte ridimensionamento economico, le Società sono state messe alla corda dall’assenza di pubblico, dal mancato introito nella vendita di biglietti e di gadget e sono alla ricerca di un sistema, logico e possibilmente non amatoriale, di salvarsi.
Sì, ragazzi, salvarsi.
Non dalla Serie B, non dalla contestazione dei tifosi, non dalle bizze di questo o quel campione presente o passato, non dalle fughe di notizie riportate dai giornalisti. Come qualsiasi nucleo familiare, come qualsiasi piccola azienda artigiana, le società di calcio, e non certo solo quelle italiane, stanno vivendo il loro momento più duro. Nonostante tutto i grandi investitori che hanno creduto, o finto di credere, nel mondo dorato del Calcio, stanno comprendendo che il gioco sta crollando. E il crollo può avere conseguenze immani.
Qualcuno sta sorridendo.
Io stesso non provo certo pietà per chi, forte tra i deboli, tutelato e riverito per decenni ora annaspa tra i gangli della crisi, nonostante abbia portafogli immensi e pozzi pieni di soldi da continuare a immettere nella scommessa del Football. Non mi dispiace, e credo non dispiaccia a molti, che qualcuno si stia rendendo conto d’aver tirato troppo la corda, d’aver concesso tutto a personaggi quantomeno strani, in tutti i ruoli di quel pazzo mondo (procuratori, giornalai, tifosi e telecamere). Ma da uomo non mi diverto mai a vedere la gente soffrire o non dormire per far quadrare il cerchio, ci sono passato e non è bello.
Ogni società di questo pazzo Campionato ha creduto di essere più furba e brava delle concorrenti, soprattutto le grandi, quelle che dichiarano d’aver tifosi in tutto il mondo, titoli in bacheca e leggende da adorare.
Sono arrivati gli Americani, i Cinesi e stiamo aspettando gli Arabi, e chi è rimasto, tra gli Italiani, non fa altro che barcamenarsi più o meno ridicolmente tra debiti e dichiarazioni, approfittando, scaltramente, della grande visibilità regalata dal Circo mediatico di un mondo che non sembra conoscere il declino.
Ma sarà vero che tutto resti solido e intoccabile? I tifosi sembrano stufi dei giochetti, l’entusiasmo di qualche anno fa sta declinando, e il Virus ha dato un grosso colpo al sistema.

Tutti abbiamo ancora negli occhi e nel cuore la vittoria della nostra Nazionale agli Europei. Una vittoria impensabile e meravigliosa che ci ha fatto aprire le finestre, scendere in strada, esultare ed abbracciarci dopo la solitudine, la reclusione, la paura e l’angoscia di perdere il lavoro (o la salute, la vita). Ma ha vinto un gruppo di ragazzi guidati da un grande uomo, e questo non è il calcio moderno. Tra i ragazzi forse il solo Donnarumma ha il crisma del super campione, molti lo diventeranno, altri non ne hanno più il tempo, la maggioranza invece compensa le mancanze con la tenacia, la volontà ed una grande dose di umiltà e di spirito di gruppo. Questa è stata la vittoria di un certo modo di pensare, di agire. La vittoria di chi ha tenuto il gruppo lontano dai procuratori, dai presidenti, dai riflettori e dalle tentazioni dei soldi. Mancini ce l’ha fatta, soprattutto perché ha spiegato ai ragazzi in quale mondo stanno arrabattandosi (un mondo che potrebbe crollare o implodere a breve). L’hanno capito, e i rigori hanno premiato gli audaci. Non per nulla, e questa riflessione mi viene spontanea, molti presidenti hanno cambiato gli allenatori alle compagini, cercando di modificare gli equilibri delle squadre a partire dal basso, dal primo contatto, riconoscendo, forse dopo troppo tempo, che i fatti sono più affidabili delle parole (ed i tatuaggi non fanno i campioni).

Comunque, oggi, naturalmente, nonostante la riunione, sembra non sia stato deciso nulla. Per me i Play Off sarebbero una grande stupidaggine, amo il calcio antico e trovo persino stucchevole assistere a lunghe serie di incontri per definire chi è più forte tra due squadre (già quelli della Serie B mi sembrano troppo dilatati). Portare il Campionato a diciotto squadre toglierebbe, senza l’inserimento dei Play Off e dei Play Out, quattro partite agli estimatori dei diritti televisivi e non credo verrà imposto. Sempre che non rinasca la Super Lega.
Ma di quello, visto che non c’è il Toro di mezzo, parleremo più avanti.

Clay Mc Pants