L'argomento è già stato trattato mille e mille volte, dibattuto da ogni genere di commentatore ed analizzato in tutte le salse dai grandi intenditori di pallone e anche dai profani. L'articolo, dicevo, non avrebbe alcun senso se non fossi un tifoso del Toro (o meglio di quello che resta del Toro) e non avessi, come si suol dire, toccato con la mano il problema in questi anni, in questi troppi anni di desolazione calcistica.

Vero, il campionato è iniziato da pochissimo, ed è già stato interrotto dalle partite delle nazionali, quindi non ha nessun senso parlare di calcio ed analizzare le prestazioni di squadre appena formate, ma alcune piccolissime e personali considerazioni mi frullano in testa da qualche giorno e vorrei, con la solita timidezza, proporle al lettore. Già dall'inizio dei ritiri di pre campionato è parsa chiara la volontà delle società, anche delle più grandi del panorama italiano: meglio pagare tanto un allenatore che spendere follie in giocatori, meglio affidarsi ad un conduttore che si prenda le responsabilità della squadra che non restare a guardare le esibizioni sui social di calciatori ormai più impegnati sui social che nel gioco. Le grandi società come la Juve, l'Inter, la Lazio, la Roma e il Napoli hanno fatto quella scelta, alcune addirittura con coraggio e sfrontatezza. Anche molte altre squadre, quelle che i giornali spesso definiscono di seconda fascia e dimenticano amabilmente di citare nei loro articoli, come la Fiorentina, il Sassuolo, il Cagliari e il Torino, hanno cercato di modificare il gioco e l'atteggiamento dei giocatori in campo affidandosi a nuovi allenatori.

Finito il tempo dei Maestri di Calcio, dei Profeti e dei Maghi, è venuto il momento dei motivatori, dei cattivi, degli allenatori impetuosi e concreti. Qualcuno sta sbagliando qualcosa, qualcuno non ha ancora trovato il feeling con il pubblico, altri, invece, si stanno imponendo e stanno, in qualche modo e abbastanza sorprendentemente, cambiando la pelle delle compagini in cui sono arrivati. I casi da manuale che stiamo osservando, e che rimarranno negli annali, sono molteplici. Josè Mourinho su tutti. Ha cambiato la Roma sonnolente, ha ridato una convinzione a giocatori ormai considerati finiti (vedi El Sharaawy) e ha addirittura amabilmente aizzato i tifosi con la corsa liberatoria dopo il gol contro il Sassuolo. C'è poi il caso Italiano. Anche lui, faccia da duro e esperienza da vendere, dopo il tira molla estivo ha catturato la panchina viola e sta rivoluzionando la Fiorentina, conquistando vittorie con il gioco e la grinta.

Ma il caso che mi interessa di più è quello che riguarda la mia squadra del cuore, quel Toro che da anni convive con una incredibile crisi di identità. Su queste pagine ho già parlato, e forse troppo a lungo, degli errori, delle nefandezze e della perseveranza nella mediocrità della società, che durante il periodo della presidenza Cairo ha inanellato una serie infinita di sbagli. Il Presidente, da economista e imprenditore, ha spesso dato fiducia, a termine e senza troppa convinzione, ad allenatori che, oltre a ritrovarsi giocatori di poca qualità e spesso nemmeno scelti dal loro staff, hanno cercato di fare il possibile tenendo la bocca inesorabilmente chiusa, avallando le scelte dello staff tecnico-amministrativo e mai contestando la proprietà. Il risultato è evidente, e lo citano gli annali e gli almanacchi: il Toro si è salvato, negli ultimi anni, con difficoltà; da tempo immemorabile non vince partite importanti, spesso perde in casa (cosa assolutamente da non fare per mantenere l'appoggio dei tifosi) e, a partire dalla gestione Ventura, la squadra è molle e quasi in depressione da troppo tempo. Anche quest'anno l'allenatore, preso a peso d'oro e che ha firmato nel salotto di nonna Pina abbracciato a un sorridente Cairo, sembrava un mezzo bluff, un altro maestro di calcio aziendalista e destinato a fare da chioccia speranzosa di una banda di brocchi demotivati e demoralizzati. Dopo la seconda partita di campionato, invece, l'allenatore croato si è liberato dal peso sullo stomaco e, in una conferenza stampa effettivamente insolita, ha detto le parole giuste, quelle che mai nessuno aveva pronunciato a Torino: "Con questi non andiamo lontano, o mi comprate qualcuno o vado via".

Toccato nell'orgoglio, e definitivamente messo con le spalle al muro, il presidente ha dovuto cercare di accontentare il mister, agendo sul mercato ma, soprattutto (è soltanto una mia impressione?) dando la responsabilità di tutto il comportamento della squadra al croato, ammettendo di capire poco di calcio e di psicologia. Messo da parte il presidente (Hai comperato ora lasciaci lavorare) l'allenatore è diventato il vero protagonista. Ha preso, e lo si è visto nella partita contro il Sassuolo, la squadra modificandola e motivandola a livelli mai visti negli ultimi dieci anni, gridando e sorridendo, guidando i movimenti dalla panchina senza insultare nessuno. Sta plasmando un gruppo, sta riportando la cattiveria agonistica in una compagine dominata dall'ozio e dalla paura. Non era facile, forse non sarà facile, perchè inizieranno le difficoltà, arriveranno gli infortuni e ci saranno battute d'arresto, ma, da tifoso, mi sento di essere più tranquillo e motivato anche io dopo il mezzo torello visto ieri sera. Se l'operazione motivazionale oltre ai nuovi coinvolgerà anche molti dei giocatori che del Toro ancora non sanno nulla, pur essendo in squadra da tempo (non faccio nomi, non c'è n'è bisogno), allora l'operazione sarà completa (piaccia o no al presidente).

Insomma, mai come quest'anno sembra che il campionato sia incanalato sul binario dell'incertezza e, soprattutto, sulla figura degli allenatori, siano essi tecnici, tattici, motivatori e parafulmini. Mi pare cosa buona e giusta, visti i bilanci in rosso, la fuga dei big e il ritorno del pubblico negli stadi, che vuole grinta e corsa, gioco e occasioni e poco si interessa di tatuaggi sparsi o del colore dei capelli. Finita, almeno per ora, l'epoca del calcio spettacolo a spalti vuoti, con la televisione protagonista e le partite sentite poco più di squallidi allenamenti, il calcio muscolare e grintoso può tornare a divertire. Gli allenatori nuovi serviranno a questo. Juric, a Torino, ha già preso il ruolo di protagonista... speriamo che il film non abbia la trama scontata degli ultimi anni.

Clay Mc Pants