Penso sia venuto il momento di mettere in chiaro molte cose riguardanti le polemiche e le diatribe che stanno infiammando alcuni cuori granata. Premessa necessaria: Io Non sono Nessuno, non ho titoli o peculiarità sulle questioni e non desidero nemmeno visibilità. Quello che mi sta a cuore è la situazione di lotta intestina in cui stanno cadendo troppe persone che ritengo amiche. 

Per troppo tempo molta gente più o meno nota ha cavalcato ed usato il nome del Toro con il desiderio di farsi un immagine, di raccattare un briciolo di notorietà. Troppi si sono accaparrati il diritto di manipolare i nomi, le imprese, le disgrazie dei giocatori granata e della squadra. Il nome del Toro, soprattutto quello del Grande Torino è apparso ovunque, ed è ancora richiamato in moltissime occasioni (libri, opere di beneficenza, eventi culturali e artistici).
Gli appassionati, come me, non hanno mai nascosto il loro amore per questa squadra e hanno, abbiamo, scritto libri, fatto mostre, fatto del bene in nome dei caduti di Superga e dei loro eredi dello scudetto. Ma non tutto è stato sincero, non tutto e non tutti hanno operato per amore e volontariato. Sono state fatte anche ambigue operazioni di marketing fini a sé stesse, senza alcuna prospettiva, se non quella di rincorrere qualche adesione alle idee, a volte per guadagnare qualche soldo o un po' di pubblicità. Con l'amore e la leggenda che il Toro ha saputo creare intorno a sé nei 115 anni di storia il risultato, comunque, è stato misero. La società, anzi, le varie società che si sono succedute alla guida della squadra hanno dilapidato i valori sportivi e leggendari del Mito. A parte qualche eccezione, espressa da qualche presidente tifoso (ma non sono stati di più delle dita di una mano), soprattutto negli ultimi decenni la gestione della società granata è stata in mano a professionisti dell'economia, se non dell'affare spicciolo o peggio dell'inconsistenza totale, dell'asservimento imbarazzante. Non è tutta colpa loro, lo sappiamo, vista la presenza ingombrante in città di un sistema di potere legato all'altra compagine torinese. Sappiamo, e lo pensiamo in silenzio, che il loro comportamento nei confronti dei valori sportivi e competitivi della squadra potrebbe essere facilmente spiegato da una semplice analisi. Ora, dopo i fatti di questi mesi strani, mesi in cui si sono aperte falle tra tifosi, tra presunti detentori della unica verità intorno al tifo mi viene da dire, ai tanti amici che hanno il cuore e la testa granata, di smettere, almeno, di litigare per nulla.
Ripeto, non sono nessuno, ma prego tutte quelle anime granata che ho conosciuto ed apprezzato, se non ammirato, negli anni, di ascoltare la mia debole voce. Smettiamo di fare ridere chi ci guarda da lontano, chi di Torino non sa nulla, chi non vuole capire, o fa finta di non comprendere. La società di Cairo ha deliberatamente tranciato di netto i rapporti con i tifosi, con il Museo, con i lodisti, con la memoria storica, con le vecchie glorie del campo che avrebbero potuto unire e spiegare, informare. La torre, non credo dorata ma certamente lontana dalle nostre aspettative, in cui si è rinchiusa la società non ha fatto che allontanare la gente, il popolo pieno di voglia e di calore, ed il risultato è lo stadio vuoto, gli abbonamenti TV in calo, l'allontanamento dei tifosi, l'apatia dei bimbi ed i risultati sul campo imbarazzanti. Non ci voleva molto, bastava poco per restare, o ritornare, grandi. Un progetto legato alla folla, ai bambini, alla riconoscenza verso i simboli del Toro combattivo, verso i giocatori, i dirigenti, i soci di un tempo.
Bastava poco. Ora sembra finito tutto, ed ognuno di noi (sì mi ci metto anche io) pensa di avere il destino segnato, di non riuscire più a vedere il futuro del mondo granata, ma nemmeno questo è vero. La fiamma brucia, e brucerà ancora, che si chiami con molteplici nomi, che si rifletta in cuori diversi, spesso in contrasto tra loro, che sventoli la bandiera dei pro e dei contro, degli incitamenti e degli insulti, delle opinioni e delle polemiche. Molti di noi fingono di non interessarsi più alla squadra, affermano via social di pensare al Toro come un sogno evaporato, una speranza morta e sepolta. Altri alzano muri, emettono proclami e sentenze, inneggiano all'oratore di turno, seguono improbabili predicatori. e tutto questo avviene alle spalle di un popolo che non trova pace, e nella divisione chi comanda sente il potere ancora più forte, e ride. Ma la fiamma brucia. Se non fosse così forse sarebbe peggio, sarebbe la rassegnazione, e noi (tutti noi) non ci rassegnamo. Penso che si possa costruire una alternativa seria, quella della presa di coscienza serena, pacata ma decisa e risoluta, silenziosa e tonante nel momento opportuno, soprattutto non cavalcata da chi pensa di avere l'esclusività delle stimmate granata visto che nessuno è più tifoso, più furbo, più scaltro, più meritevole degli altri. Le persone verranno dopo. Il dialogo di tante anime granata potrebbe portare a qualcosa di serio, univoco e finalmente costruttivo. Allora sarebbe più problematico per chi ci vuole male, per chi gode della situazione attuale continuare a fare finta di nulla.
Ci proviamo a tornare "uomini"? Ci proviamo a smettere di cavalcare il passato, rimuginare il presente e non pensare al futuro? Il Toro è lacrima e orgoglio, mito e sofferenza, fango e sudore. 
Il Toro è passato da onorare, presente da costruire e futuro da immaginare con ogni mezzo e con l'aiuto di tutti.
Pensiamoci. 

Clay Mc Pant's