Si sa: la Serie A non è più quella di una volta. Non ci sono più le famose sette sorelle e da tempo il nostro campionato è ormai monopolizzato dalla squadra più blasonata del paese: la Juventus. Ma quali sono i motivi del calo del nostro calcio all'estero? Perché molti definiscono l'Italia come un paese arretrato rispetto ad altri? Mancanza di campioni o soluzioni che vanno ben oltre il rettangolo verde? In questo pezzo proveremo a capire perché alcune leghe sono più appetibili rispetto a quella del Belpaese.  

  • SPONSORIZZAZIONI

Me lo sono sempre chiesto: perché durante la partita di Premier mi capita di vedere sui led display scritte in cinese o indonesiano? La risposta è semplice: nei paesi asiatici il cosiddetto "football" è visto da un'ottima fetta di pubblico che, nella maggiorparte dei casi, spinge le piccole, medie e grandi imprese a investire in spazi pubblicitari. Un esempio lampante potrebbe essere notato durante i match di cartello, come ad esempio Liverpool-Chelsea dove più volte compaiono insegne insolite rispetto al paese dove si gioca la partita.
Non solo: anche nelle squadre di medio-bassa classifica succede questo. Basti pensare che il Leicester ha fatto di questo sistema e modello un principio cardine, complice anche la proprietà non proprio british.  Sponsor e investitori: coppia che rivela alquanto efficace non solo in Premier ma anche in Liga, dove vige lo stesso diktat tra i club più conosciuti. Soluzione che si potrebbe adottare anche qui. 

  • MERCHANDISING

Un altro fattore oltre alle mancate sponsorizzazioni provenienti da altri paesi è senza dubbio in Italia la lotta alla contraffazione del marchio. Capita di vedere prima di entrare allo stadio migliaia di bancarelle con i "pezzotti" delle squadre più famose. E' inutile dire che questo meccanismo presente fuori dagli impianti va a discapito dei club, che ogni anno cercano di incrementare i loro guadagni attraverso la vendita di maglie e gadgets per i tifosi più accaniti. In Inghilterra, in Spagna e soprattutto in Germania la contraffazione è perseguibile e inoltre nessun sostenitore si permette di acquistare prodotti non ufficiali. Meglio una maglia autentica acquistata allo store, definita come simbolo e senso di appartenenza alla propria fede calcistica. In Italia ancora non si è arrivata ad una vera e propria abolizione dei "falsi", ma sensibilizzare e avvcinare la tifoseria a questo problema potrebbe costituire forse un punto di svolta. 

  • RAZZISMO

Ancor oggi nei nostri stadi regna l'ignoranza becera che spesso sfocia nell'odio razziale. Buu, versi da scimmia e cori di discriminazione sono ancora punti caldi nel nostro calcio. Negli altri paesi però questo fenomeno viene combattuto dai club e dalle federazioni che multano i responsabili e che in molti casi vengono esclusi e fermati davanti ai tornelli. Persino un fenomeno come la discriminazione territoriale è molto sgradito, con pene severissime verso le fazioni più violente e forse anche verso le società. Nel nostro paese si chiude spesso un occhio, ma quando si tratta di questo problema sarebbe ideale adotttare metodi rigidi e severi verso le curve e gli spettatori in questione. Da registrare la campagna promossa dall'Inter con l'acronimo di "Buu", primo ma forse timido passo per far riflettere i tifosi.   

Questi potrebbero essere dei punti fondamentali per ripartire e per riportare un po' d'ordine nel nostro calcio su alcuni temi delicati. Al di là del campo bisognerebbe iniziare a risolvere alcuni grattacapi che rimangono radicati nel corso degli anni. Ed è forse per queste problematiche che la Serie A ha perso abbastanza fascino.