Eccoci qui, dopo il tour de force contro il BarceNapoli, a tirare le somme.
Ci siamo scontrati frontalmente contro la squadra più forte del mondo, con un gioco come non se ne vedeva dai tempi dell’Ajax del calcio totale.
Una squadra che ha giocato alla pari con il Real Madrid.
Ha preso tre pappine all’andata, tre al ritorno ed è finita fuori dalla Champions agli ottavi.
Ma la colpa è della matematica che l’ha condannata per via dei gol subiti in trasferta – ma anche di quelli subiti in casa – perché, se il calcio fosse giusto, il Real sarebbe dovuto uscire.
Invece qualcuno, lassù, ce l’ha con il Napoli, ed è finita male.
Ma pazienza, il campionato è la vera dimensione dello squadrone di Sarri che – non per nulla – ha vinto la panchina d’oro, grazie al campionato strabiliante dello scorso anno.
Chi altri, infatti, sarebbe riuscito a farsi recuperare dodici punti e a finire con otto punti di distacco in un girone ? Avendo, fra l’altro, in squadra il giocatore che ha segnato di più in una stagione nella storia della serie A, proprie nella stagione in cu ha battuto il record.
Eppure questo signore mirabolante ha concluso la stagione passata con nulla fra le mani.
Ma solo per colpa dell’aritmetica, che se non fosse stato per quella e i punti se li fossero dati da soli, il Napoli avrebbe vinto almeno tre campionati in un colpo solo.
Invece sono ancora lì a chiedersi dove sta Zazà, senza accento.
Ma quest’anno… ah quest’anno !
Tutta un’altra storia.
I dodici punti li hanno presi subito.
Siamo qui, dopo le due sfide di campionato, a vedere il fantasmagorico BarceNapoli dieci punti sotto.
E la colpa è sempre del signore del piano di sopra che ce l’ha col Napoli.
Ma la Coppa Italia, quella si che è alla portata.
Due partitoni contro la Juve.
Tre pappine a Torino e due a Napoli e fuori dalla Coppa Italia.
Ah ma come gioca bene il Napoli però.
Ma la colpa è della grammatica, che non ha permesso all’arbitro di fischiare fuorigiochi inesistenti, rigori inventati o qualsiasi altra cosa passasse per la mente dei napoletani a Torino e che, ieri sera, non ha permesso al Napoli di vincere come avrebbe meritato.
Ah no, ieri sera ha vinto.
Con un regalo di Neto e un rimpallo in area per Hamsik.
Ma che calcio gioca il Napoli…
Cosa dire ?
Cosa dovrei dire se non che il clima da guerra civile creato a Napoli ha permesso di vedere una situazione grottesca all’arrivo del bus che portava la Juve a Fuorigrotta.
Ma non facciamo finta di nulla, non taciamo sulle dichiarazioni di Taglialatela.
No, non l’ex portiere del Napoli, che era un bravo portiere e una brava persona, ma il poco onorevole componente della commissione antimafia che, ha contribuito a fomentare gli animi.
Ma non dimentichiamo nemmeno De Magistris, che dovrebbe preoccuparsi dell’ordine pubblico nella sua città e, invece, ha creato disordine per settimane.
E poi ci stupiamo della signorina che voleva per gli Juventini la stessa fine che fecero gli ebrei nei campi di concentramento, e che ostentava detta maglietta allo stadio senza che nessuno se ne curasse ?
Oppure della famiglia con bambini cacciata dagli spalti del San Paolo perché osava tifare Juve ?
Ma nessuno dice nulla.
Ma, in questo clima da libro cuore, ecco che ieri sera un tifoso entra in campo e getta al collo di Higuain una sciarpa.
Meno male che era una sciarpa, ma se fosse stato un coltello ?
Eppure nessuno dice nulla.
Ma parliamo della mancata restituzione della palla sulla rimessa laterale, cosa non grave se compiuta da un giocatore in trance agonistica, anche se deplorevole, ma gravissima ed antisportiva se deliberatamente ordinata dal tecnico in panchina – d’oro – che poi si giustifica, anzi no, dicendo che la Jve perdeva tempo da venticinque minuti.
Il guappo tosconapoletano dovrebbe notare che lui sono due anni che perde tempo, e non solo, a Napoli.
Eppure, a questo tizio che della sportività e dell’educazione ha fatto strame negli ultimi anni, hanno dato la panchina d’oro.
Forse sperando che, come Re Mida dopo la fine dell’incantesimo, la trasformasse in quella materia che a lui è più propria.
Ma si sa, ci sono squadre per cui vincere è l’unica cosa che conta.
E ce ne sono altre per cui PROVARE a vincere è l’unica cosa che conta, al di sopra di tutto e tutti: e non ci riescono nemmeno.
Cosa dire, se non che nemmeno per questo nessuno ha detto nulla.
Ma qualcuno qualcosa ha detto.
Hanno detto che Higuain - il ciccione, quello fischiato per due partite di fila, quello insultato da tutta Napoli, quello a cui De Laurentiis ha dato del traditore, come tutti i napoletani – è stato indelicato ad indicare il Presidente del Napoli col dito prima dell’inizio della partita.
Lui è stato indelicato.
Complimenti.
Ma oggi abbiamo scoperto che non voleva prenderlo in giro.
Gli stava chiedendo se gli aveva portato i seicentomila euro che gli deve ancora.
Non sappiamo se glieli darà o meno – abbiamo già visto il Presidente del Napoli fuggire in motorino per molto meno – ma sappiamo una cosa: il silenzio sta diventando assordante.
Il silenzio di Tavecchio di fronte ai disastri del suo procuratore federale, che non sapendo più come giustificare una sua dichiarazione infedele è giunto a dire che, probabilmente, l’intercettazione non c’era ma lui ne aveva tratto traccia da un erronea trascrizione del PM dell’azione penale.
Probabilmente ?
Ma come ?
Dici una cosa gravissima e non ti ricordi neppure dove l’hai letta ?
E poi dai la colpa al procuratore distrettuale antimafia di Torino.
Ma al silenzio siamo abituati.
Siamo talmente abituati che stiamo aspettando gli strilli isterici degli antijuventini e dei giornalettai di regime in risposta alle dichiarazioni di Elkann.
Che non ha la classe del nonno, come ha scritto qualche fenomeno della penna, che se fosse ancora vivo avrebbe ricoperto certi individui di contumelie ben più accese.
Perché, se è vero che la classe non è acqua, il mondo degli antijuventini sta annegando.
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