In ritardo come al solito, per permettermi di metabolizzare la notizia a seguirne gli sviluppi, ecco il mio punto di vista sulla partita di tennis fra Ventura e Tavecchio.

I due, si sa, sono due tennisti datati, usano ancora le racchettine in legno con le corde in budello di topo e hanno i pantaloncini stretti stile McEnroe. Quelli che ti fanno straparlare perché non riesci a usare il cervello a causa della spremitura testicolare che ottieni tutte le volte che fai un allungo.

Le loro palle viaggiano veloci, poco precise, a causa delle dimensioni delle racchette, e spesso vanno fuori bersaglio.

Il loro gioco, risentendo di una verve atletica ormai assente per via dell’età, è incentrato su finte, cambi di direzione e palle tagliate, tanto da renderlo imprevedibile, divertente ma pregno di errori.

La partita, più che un match di tennis, pare un incontro a scacchi di quelli epici, con mosse studiate e rinviate per mesi e poi scambi velocissimi improvvisi.

Abbiamo avuto la scelta, da parte dell’”esperto” Tavecchio, di un altrettanto “esperto” Vntura al posto dello scavezzacollo Conte.

La presentazione in grande stile, con promesse di successi che sarebbero rimasti stabilmente nella memoria collettiva degli italiani. E sul fatto che i risultati ottenuti dall’anziana coppia rimarranno a lungo nella memoria degli italiani non c’è nulla da dire.

Forse le motivazioni effettive sono lievemente differenti da quelle sperate all’inizio.

Tavecchio dipingeva il suo coetaneo come il nuovo che avanza e Ventura declamava il proprio gioco come un cantico stilnovista, farcito di significati intrinsechi e esteticamente irreprensibile.

Gli italiani cercavano di comprendere come mai la televisione trasmettesse solo brutte repliche di partite fra scapoli e ammogliati quando giocava l’Italia.

Poi siamo arrivati alla partita contro la Spagna dove, dopo mesi di gioco spettacolare (cit. Ventura), abbiamo deciso di schiantare le Furie Rosse con un modulo ultraoffensivo: un 4-2-4 che esaltasse le capacità di incontristi di Thiago Motta e Verratti e la verve realizzativa di Candreva e Parolo. Abbiamo preso degli schiaffi e siamo tornati a casa.

A li qualcosa si è rotto.

Le palle.

Le palle hanno cominciato a girare come mai prima.

Lungolinea tagliati, lob liftati, palle corte.

Ventura e Tavecchio hanno iniziato a giocare quella partita infinita che va avanti ancora oggi.

Con Ventura che ha dimostrato, più volte, che la propria prosopopea era seconda solo alla sua ignoranza del regolamento di qualificazione ai Mondiali e Tavecchio che, in preda a confusione mentale, toglieva l’appoggio a Ventura ma gli rinnovava il contratto con la qualificazione ancora da ottenere, prima della partita con la Svezia.

Dopo la frittatona con cipolle di fantozziana memoria servitaci contro la Svezia, ecco il culmine del quarto set.

Ventura dichiara di essere stato il CT più vincente degli ultimi quarant’anni e che non si dimetterà.

Tavecchio dichiara che la responsabilità di quanto accaduto non è sua e non si dimetterà.

Scambione degno di Borg-Lendl: durata 25 minuti da fondo campo.

Alla fine si trova una soluzione all’italiana: nessun CT, Ventura a casa e Di Biagio nelle ultime due amichevoli.

Tavecchio cerca di portarsi via la poltrona dopo aver dato le dimissioni.

Ventura si prende l’intero stipendio rinnovato, che corrisponde a circa settecentomila euro per due partite contro la Svezia che ci sono costate il mondiale, gentile regalo di quello fuggito con la poltrona: praticamente pallonetto su uomo disceso a rete e recupero con lungolinea in mezzo alle gambe. Colpi di gran classe…

Passano i mesi, durane i quali Ventura cerca di farsi pagare per intervenire su vari canali TV e viene stoppato da chi ancora gli paga lo stipendio per andare al mare. Promette, quindi, fuochi d’artificio per quando potrà, finalmente parlare.

Finalmente arriviamo ad oggi: finito il periodo di silenzio di Ventura, ecco tutta la verità, solo la verità e nient’altro che la verità.

Poi leggiamo e andiamo a cercare un’altra fonte, perché quello che abbiamo letto deve essere per forza sbagliato.

No, tutti riportano la stessa cosa.

Altro che fuochi d’artificio, son puzzette.

E risponde Tavecchio.

E volano gli stracci.

Le corde delle racchettine si rompono e le palle filano via decise in ogni direzione, colpendo spettatori e giudici di linea.

Scopriamo che Ventura era osannato prima della partita con la Spagna, anche da noi che non ce n’eravamo mai accorti, e forse soffriamo di disturbi bipolari, perché continuiamo a non ricordarci di aver, non solo mai osannato, ma anche solo considerato Ventura un allenatore che fosse degno di fare il CT della Nazionale.

Scopriamo che lui è andato in Spagna per sparigliare ed è stato vittima del fuoco incrociato dei media e dei giocatori stessi, senza che la federazione lo difendesse. Eppure l’Italia messa in campo con la Spagna ce la ricordiamo tutti: pareva schierata da mia bisnonna, che a novantaquattro anni litigava col televisore e dovevano fermarla prima che lo spaccasse a bastonate perché quello che c’era dentro la insultava. Aveva l’età di Ventura credo.

Poi salta fuori che Ventura si era dimesso, ma le sue dimissioni sono state rifiutate.

Da chi ?

A chi le ha recapitate ?

Probabilmente ha detto, da solo, in cameretta sua: “Mi sono offeso! Me ne vado!” ed era convinto si trattasse di un atto vincolante avente valore legale.

Ma c’è di più: Ventura dichiara anche che aveva già deciso di andarsene e che, anche se si fosse qualificato, non avrebbe allenato l’Italia ai Mondiali. A parte il fatto che non ci credo nemmeno se me lo giura sul suo conto corrente, ma allora perché ha firmato il rinnovo ?

Per i soldi ?

No, perché ai soldi non ci ha mai pensato.

Neppure quando ha continuato a restare aggrappato alla sua striscia inarrivabile di successi che lo hanno reso il CT più vincente che l’Italia abbia mai avuto negli ultimi 40 anni.

Neppure quando vagava sperduto per le lande desolate e cercava di far capire che non era colpa sua, ma non poteva dirlo, perché il suo silenzio valeva più dei gol di Cutrone.

Quindi arriva alla fine del quarto set e, finalmente libero, tira fuori un lungolinea incrociato fenomenale che prende l’angolino e finisce in mezzo al pubblico.

Game, set !

Peccato fosse nel campo sbagliato.

Il punto lo da a Tavecchio che, con due sole mitiche, affermazioni, diventa per un attimo quel simpatico vecchietto che irrideva Optì Pobà al proprio discorso di insediamento.

Dice Tavecchio: “Mai ricevute le sue dimissioni. Pensava solo ai soldi.”

Bene.

Archiviato il quarto siamo in attesa trepida del quinto e decisivo set.

Se però, nel frattempo, i protagonisti volessero rendersi conto dello scempio che hanno compiuto e decidessero per il silenzio, noi ne saremmo grati.

In primis perché sarebbe un atto dovuto di decenza.

Secondariamente perché mi pare che nessuno dei due abbia idee chiare. Soprattutto mi pare che entrambi vivano in un mondo parallelo, distaccato dalla realtà che li circonda.

E ci farebbe piacere ci restassero in questo mondo parallelo, senza venire nel nostro.

Si tratta di un mondo dove i vecchietti giocano a tennis vestiti come McEnroe, con le racchettine di legno, e le partite durano mesi.

E Mc Enroe fa il CT della nazionale italiana di calcio.