La Follia.

Si tratta di una condizione ben precisa, che si differenzia dal caos per un elemento fondamentale: la follia è organizzata. Solo che non è organizzata secondo gli standard che la società ritiene normali e, quindi, esula dalla normalità.
Si confonde col Caos per il fatto di essere sincopata, caratterizzata da una rapidità nervosa delle azioni, addirittura quasi violenta nel suo manifestarsi.
La follia ha sempre caratterizzato il genere umano, venendo, da secoli, utilizzata come valvola di sfogo istituzionalizzata in determinate occasioni: dai baccanali al carnevale medievale il passaggio è chiaro.
La situazione permane e si evolve col passare dei secoli, fino ad arrivare ad una follia più controllata, delimitata, ma lucida e codificata ai giorni nostri: i rave, i festeggiamenti in caso di grandi vittorie sportive e via dicendo.
Un’idea allegorica di cosa sia la Follia la danno i grandi compositori classici del Barocco, Corelli e Vivaldi in Italia, ma anche Bach – che hanno messo in musica un tema, ritenuto popolare, dandogli una dignità sconosciuta nel periodo storico precedente. Si tratta di componimenti molto veloci, quasi caotici nell’impressione che danno all’ascoltatore, ma che seguono schemi ben precisi, lievemente differenti dagli schemi classici, quel tanto che basta da stravolgerne la struttura mantenendone l’organizzazione e dando, in questo modo, un messaggio di rivoluzione, di rivalsa nei confronti dello status quo.

Questo è ciò che la follia rappresenta nel periodo medievale: lo stravolgimento dei ruoli.
La follia medievale codificata è il Carnevale, periodo dell’anno in cui tutto è concesso, in cui i servi divengono padroni, in cui la blasfemìa è ammessa all’interno di un mondo rigidamente canonizzato dalla chiesa cattolica (un esempio lo si trova nel film Viridiana di Luis Bunuel, nel quale viene rappresentata una messa blasfema nel periodo carnevalesco che, ad un certo punto, vede i contadini che gozzovigliano, prendere le medisme posizioni dei personaggi dell’ultima cena di Leonardo). Si tratta del momento in cui al popolo è concesso di essere libero e di avere la rivincita, per pochi giorni, sul destino che lo ha creato povero e sfruttato. Questa è la follia medievale e, da questa follia, nascono le visioni della follia moderna.

Una follia che, negli ultimi giorni, ha pervaso un’intera tifoseria, una città ed una nazione, per un solo calciatore.
I presupposti, non creati ad arte, ma casuali, come ogni buon sociologo poteva vedere, erano tutti presenti e si erano sviluppati sin dallo scorso autunno: l’Italia fuori dal mondiale; Ronaldo che viene osannato dai tifosi della Juventus allo Stadium dopo il gol in rovesciata; le tensioni del portoghese con la dirigenza madridista; la necessità della società Juventus di sviluppare un nuovo step dopo la conclusione di quello relativo al Centro Sportivo, al fine di accrescere le entrate e la propria competitività; il gap ulteriormente limato in campionato, con le dirette rivali; una città, Torino, sempre più abbandonata a sé stessa e priva di prospettive. Alla fine la beffa olimpiadi, con la lotta per presentare la candidatura e la successiva spinta, di media e istituzioni, per un’assegnazione a Milano e l’appoggio esterno di Torino (ma se Milano non ha le strutture, e Torino le ha, perché? A questo punto diamole a Genova e appoggiamo Genova.

In questa situazione si inserisce un fattore che stravolge tutto: il giocatore di calcio più forte del mondo (poco importa che sia realmente così, tanto non cambia il contesto), chiede di venire a Torino.
Torino e la Juventus si scoprono come non sapevano di essere (o forse non ci credevano, da buoni sabaudi): grandi.
La Juventus nicchia, ma alla fine la notizia trapela. E’ l’inizio della Follia: il Real Madrid perde il suo uomo simbolo che va alla Juventus. Esattamente il contrario rispetto a quanto aveva fatto Zidane. Si tratta di un colpo che stravolge le gerarchie: la Juventus prende il posto del Real. Ecco la follia che prende forma.

Poco conta l’età di un giocatore che, meno di un mese fa, segnava tre gol alla Spagna ai campionati del mondo in Russia.
Cristiano Ronaldo sceglie Torino, che prende il posto di Madrid: ecco la follia. Da oggi centinaia di milioni di persone seguiranno la città di Torino attraverso i social seguendo Cristiano Ronaldo. Si tratta di un’occasione unica per una città che annaspa da anni in meno ad amministrazioni discutibili e abbandonata dal governo centrale.
Si tratta, economicamente, di un’opportunità di rilancio per una popolazione che, troppo spesso, fa fatica ad arrivare a fine mese e non vede prospettive per il futuro, in un posto dove chiude una fabbrica al mese, senza che i giornali ne parlino: oggi sono costretti a parlarne, ecco la follia. 
La speranza di essere, finalmente, di nuovo grandi, come non lo si è più da anni, da decenni: ecco la follia.

E la Serie A che ritrova Platini, Rummenigge, Maradona, Zidane, Ronaldo. Ecco la follia: un campionato considerato decadente e poco affidabile che, improvvisamente, diventa il centro del mondo calcistico.
Nonne che non sanno nemmeno da quanti giocatori sia composta una squadra di calcio che parlano di Cristiano Ronaldo.
Tifosi che hanno difficoltà a fare i conti della spesa, che si improvvisano revisori contabili per dimostrare la bontà o meno dell’affare.
Antijuventini che ringraziano la Juve per aver portato in Italia Ronaldo e Juventini che la insultano per aver speso una marea di quattrini per un trentatreenne.

Ecco la follia.
Si tratta di un ribollire continuo, di enorme entità e portata, ma consumato in una settimana.
Se vogliamo dire la verità, fine settimana escluso, il trasferimento del secolo (come qualcuno o ha definito), si è chiuso in meno di cinque giorni. Ecco la follia. Tutto secondo gli schemi, ma con modalità che stravolgono gli schemi.

Adesso questa follia continuerà ancora per qualche settimana, poi inizierà il Campionato, e tutto diventerà normalità.
Ma, per adesso, godiamoci questa follia.
Sì, perché da sempre, il Carnevale è il periodo più bello dell’anno, quando tutto è concesso: far festa, divertirsi, travestirsi, essere ciò che non si è normalmente.

Sognare.

Poi il carnevale finisce, e si torna alla vita di tutti i giorni.

Aspettando il prossimo carnevale.