Premessa: Quando un imprenditore investe dei soldi in una società di calcio, soprattutto nelle serie minori, fa una cosa nobilissima: la Serie A prende tutte le attenzioni, gli investimenti milionari e i giocatori migliori; la B i migliori giovani e giocatori in attesa di rilancio. In queste due serie, si fa il possibile per evitare fallimenti e in generale brutte figure. Le squadre che scendono invece nella nostra terza divisione, spesso, passano in mano d'imprenditori poco trasparenti, o che ad un certo punto non hanno i soldi per pagare gli stipendi. E quindi, parecchie società falliscono (l'anno scorso il Modena, quest'anno Pro Piacenza e Matera) e i calciatori con un minimo di talento scappano a gambe levate; quelli che restano, sempre più spesso, a causa degli stipendi in ritardo si vendono a scommettitori e personaggi poco raccomandabili.

Che in questo cimitero degli elefanti abbia deciso d'investire la famiglia Berlusconi, che a livello sportivo ha un certo peso, è un'ottima notizia per tutti: vuol dire più di visibilità, vuol dire giocatori di un certo calibro che acconsentono a scendere in C, vuol dire più ossigeno insomma.

Chiusa la premessa, putroppo devo passare dalla carota al bastone: il Monza ha un grosso problema. Nel vedere la rosa, compaiono nomi che la maggioranza dei lettori penserà si fossero ritirati o avessero preso altri lidi. Alcuni di questi sono presi direttamente dall'esperienza tardo-milanellese di Berlusconi e Galliani: l'allenatore è Cristian Brocchi, già allenatore del Milan e del Brescia e vice allenatore al Jiangsu. Non una star della panchina, però diciamo di questi è quello che ci sta di più ed avrebbe un curriculum, sebbene snello, sufficente per allenare anche in categorie maggiori.

Non è un paese per vecchi?- Ci si mette invece le mani nei capelli guardando i nomi dei giocatori: la gratitudine è un sentimento apprezzabile; dare nuove possibilità a giocatori caduti in disgrazia e che vogliono ancora dare qualcosa al mondo del calcio è bellissimo. Basta che non si facciano delle scelte ottuse. Il Monza ha messo sotto contratto Reginaldo (1983), ex Parma, Siena e Fiorentina, protagonista a 22 anni della promozione del Treviso in serie A nel 2005. Tanto per dire, gioca da talmente tanto tempo che tre delle sue ex squadre hanno dichiarato fallimento (il Treviso addirittura due volte) ed una è passata di mano giusto quest'anno. C'è poi Palladino (che chi scrive pensava giocasse ancora da panchinaro nel Genoa), nato nel 1984, con un passato glorioso dignitoso a Juve e Parma, oltre al già citato Genoa, ma non proprio un top player oggi; Guarna, Marchi (entrambi 1985) e Brighenti (1987), highlander delle categorie minori, ma non più dei ragazzini. Poi, per carità, i giovani ci sono: il vice capitano è Fossati (1992), ex Cagliari e Hellas Verona; De Santis, ex Roma e Siena, nato nel 1997. C'è del criterio in queste scelte però, considerando la categoria e la capacità d'investimento di cui il Monza è capace, si poteva fare di più che scelgliere nomi altisonanti, ma a fine carriera.

Fratelli di Monza- Il caso più eclatante, però, è quello di Mattheus Paquetà. Il nome vi dice qualcosa? E' perché è il fratello del più noto Lucas che, al momento di trasferirsi in Serie A, ha pensato bene di portarlo con sé per fargli fare un provino per il Monza. Sottopremessa: il fratello di un buon calciatore può essere un buon calciatore. Basta vedere gli Inzaghi, i Cannavaro, i Lucarelli etc... Però, in questo caso, la scelta sembra più essere quella di farsi pubblicità. Un vizietto, quello dei fratelli famosi, che Berlusconi ha sempre coltivato: in più di 20 anni, per il Milan sono passati il fratello di Kakà, quello di Seedorf, quello di Mauri. Tutti giocatori validi, ma forse non al punto di essere messi sotto contratto da società in serie A.

Lo stile Monza- Viene il dubbio che (oltre allo scarso appeal), Galliani abbia provato a seguire le direttive del suo presidente "Niente tatuaggi, niente barba, capelli in ordine, niente orecchini, sobrietà ed educazione, il Monza deve essere un eccezione nel calcio italiano". Più che uno "stile Monza", sulla falsariga dello "Stile Juventus", sembra il dress code per un matrimonio. Ne esistevano, in serie A come nelle categorie minori, una ventina di calciatori che soddisfino tutti i requisiti. Ora probabilmente giocano tutti nel Monza. Lo stesso Palladino ha dei tatuaggi; Reginaldo, per sua fortuna, non ha barba e capelli da tenere in ordine. Eppure il Milan di campioni eccentrici pieni di vizi abbondava: per esempio, Ibrahimovic e Balotelli, i protagonisti dell'ultimo scudetto, non errano proprio dei lord inglesi. Altri tempi, altro Berlusconi probabilmente (nemmeno lui conduceva una vita da asceta, all'epoca).

Nostalgia Canaglia- Adesso, fra i nomi accostati al Monza per l'anno prossimo, si fa quello di Montolivo. Serviva, in effetti, un ragazzo giovane tutto fantasia per dare una scossa alla squadra. Scherzi a parte, il rischio è di fare del Monza il Milan tardo-berlusconiano, che era la casa della gratitudine: i grandi giocatori (o presunti tali) sbarcavano a Milanello come i grandi ex, tornati a casa dopo che gli anni più verdi per loro erano passati perché "l'amore che mi ha dato questa società, nessun altra poteva darmelo". A fare la lista dei cavalli di ritorno al Milan, col passare degli anni sempre più difficili da spiegare a livello tecnico, ci si farebbe notte. Senza contare tutti i giocatori a fine carriera, presi sempre dal "basso Milan" di Berlusconi e Galliani, come per esempio Ronaldo o Van Bommel. Alcuni di loro non hanno nemmeno giocato male, però si sono rivelati investimenti errati nel lungo periodo. Detto ciò, Montolivo un'altra occasione se la meriterebbe, per tutti gli improperi che si è preso quando è partito da Firenze per andare al Milan; e perché magari non è da top club, ma in una piccola in Serie A o una società in B potrebbe ancora dire la sua. Ma il Monza non è il posto giusto, non si può fare una squadra che è un Hall of Fame della serie A di 10 anni fa

We Started from the bottom- Vedendo la rosa del Monza, si può dire che questi giocatori sono eccelsi per la serie C, buoni per la B. Ma penso che lo scopo di Berlusconi e Galliani sia di riprendersi la propria rivincita in Serie A nel giro di un paio di anni. E allora il giudizio cambia drasticamente: è vero, la serie C ha un appeal differente rispetto alle categorie superiori, però è sempre stata una fucina di talenti. E le grandi squadre che sono arrivate in Serie A, avevano spesso un'ossatura ben definita. Inoltre, dalle categorie minori, sono arrivati giocatori d'indubbio valore per i campionati di divisione superiore: Belotti, Barzagli, Bonucci e Chiellini, tanto per fare tre nomi, sono cresciuti nell'Albinoleffe, Rondinella. Livorno e Viterbese. E' vero che poi non ci sono rimasti, ma la solidità finanziaria e societaria del Monza è diversa da quella delle quattro squadre qui citate, sarebbe più facile trattenerli.

Il GF Monza - E allora viene il dubbio che il dress code", la scelta di giocatori con un'età anagrafica molto alta, ma con un passato in serie A, l'ingaggio di Paquetà, siano in realtà l'ultimo coup de theatre dell'imprenditore Berlusconi. Il Monza diventa non una squadra, ma un reality, una sorta di GF Vip in salsa calcistica: ci sono le vecchie glorie su cui nessuno vuole più investire, ma loro giurano che hanno ancora energia da vendere. L'allenatore (presentatrice) cerca di dimostrare che lui, in una realtà che gli altri schifano perché non considerata all'altezza, ci sguazza a meraviglia. Ci sono i parenti dei VIP che giocano in Serie A: in TV c'è la sorella d'Icardi, nel Monza il fratello di Paquetà. Lo scopo? Vendere spazi pubblicitari ed acquisire visibilità rispetto alla concorrenza. Il gioco e i risultati diventano secondari, in questa maniera il Monza lo conoscono tutti e parecchi lo prendono in simpatia. Ditemi se questo non è un colpo di genio...