"Non abbiamo ancora vinto nulla". Con queste parole Fonseca, all'indomani della sfida contro il Napoli, suona come un guastafeste, più che un pompiere: la Roma è a 22 punti, terzo posto in solitaria sopra ad Atalanta, Lazio, Cagliari. Tanto per dire, l'ultima volta che la Roma ha occupato il terzo posto è stato il 20 maggio 2018: il 21 il Movimento Cinque Stelle avrebbe presentato un Carneade di nome Giuseppe Conte per il ruolo di presidente del consiglio; sul tetto del mondo c'era (anche se in "scadenza di mandato") la Germania; ​​Cristiano Ronaldo si preparava ad un nuovo trionfo continentale con il Real Madrid; la Roma, infine, si godeva i risultati di Eusebio di Francesco, il miglior allenatore europeo della Roma da 35 anni a questa parte. L'architrave di quella squadra era composto da Alisson, Manolas, De Rossi e Džeko.

Un piccolo riassunto, per chi si fosse perso qualcosa: Giuseppe Conte ha formato nel frattempo due governi, con due maggioranze differenti; la Germania ha disputato un mondiale non trionfale, lasciando il trono alla Francia; CR7 è felicemente accasato a Torino, cercando di vincere una Champions che manca a Madrid dal momento della sua partenza; Di Francesco è al momento "precario", dopo un'esperienza non proprio indimenticabile alla Samp. In compenso, è ancora il miglior allenatore europeo della Roma negli ultimi 35 anni. Infine i giallorossi: Alisson è partito a Liverpool, dove ha vinto la Champions; Manolas è andato al Napoli "per vincere"; De Rossi fatica non poco nella sua prima esperienza fuori casa, al Boca. L'unico che è rimasto, Džeko, ha dovuto percorrere una strada abbastanza tortuosa per il rinnovo.

 

Dunque un entusiasmo più che giustificato, e fanno bene a gioire i tifosi giallorossi. E però, c'è sempre un però: questa vittoria arriva dopo momenti anche molto difficili durante la stagione, con delle criticità intra ed extra campo che non sono ancora state risolte. Per questo, meglio pianificare oggi e risolverli oggi, piuttosto che in un momento d'emergenza. Ecco alcuni spunti presi qui e là

Dirigenza - Iniziamo da qui: tutti hanno negli occhi gli addii polemici di Totti e De Rossi, la grande trasparenza (pure troppa) in cui essi si sono consumati, che ha portato un'estate in cui si aveva l'impressione di trovarsi in un testo di Kafka. A tenere la barra dritta, in un primo momento, era stato il CEO Fienga, seguito dal DS Petrachi che, appena arrivato, aveva catturato tutta l'attenzione su di sé. Malgrado la situazione si sia un po' appianata, non tira un'aria troppo tranquilla su Trigoria: alla prima striscia di risultati negativi ci si preparerà a nuove contestazioni contro il patron James Pallotta e quello che alcuni vedono ormai come il suo "Rasputin", Franco Baldini. Posto che Pallotta non se ne può andare (ed è meglio così, malgrado una certa tendenza a scomparire quando le cose non vanno bene), la situazione va un po' messa in chiaro. 

In primo luogo, cos'è Franco Baldini? Oramai la questione ha travalicato il semplice ambito sportivo per entrare in quello filosofico. Partiamo dalle certezze: è un consigliere della società. Questo, però, cosa significa? È un supervisore tecnico? Uno amministrativo? Una figura collaterale al DS? Una sorta di AD? 

I tifosi richiedono a gran voce da mesi di avere delucidazioni, per il proprio interesse, quello della società e quelli di Franco Baldini stesso. Il quale non ci guadagna nulla ad operare con questi contorni grigi da faccendiere. Fra l'altro non è nemmeno molto elegante il fatto stesso che Petrachi, alla presentazione come DS, abbia dovuto specificare che il suo lavoro non è stato condizionato in alcun modo dal consigliere in stanza a Londra. 

In compenso, un lavoro di riordino delle cariche societarie (anche in virtù dell'addio di Totti) si sta facendo: ne ha beneficiato, ad esempio, Morgan De Sanctis, che sta iniziando a scalare la piramide dirigenziale di Trigoria. La strada è buona, ma meglio elimina tutte le zone d'ombra, soprattutto ai vertici, prima che la situazione sfugga di mano.

Stadio -​​​​​​-Dispiace parlarne sempre, ma è anche questo un problema. Che i giallorossi vincano o perdano, il problema stadio resta lì sul tavolo. La cosa non sarebbe così grave, il problema è che su di essi la Roma scommette dal primo anno della proprietà americana. Si potrebbe anche inutilmente elencare tutto quello che è cambiato da quell'epoca, ma il succo è che non si può più perdere tempo. 

Per questo, sarebbe bello se si riuscisse finalmente a sbloccare questo dossier, in modo di cominciare i lavori a Tor di Valle o Fiumicino. L'ultima partita di Totti oramai è passata, quella di De Rossi anche. Speriamo di non dover aspettare gli ultimi giorni di Dan Meis, l'archistar artefice dello stadio, per vedere la fine dei lavori 

Mercato - E qui ci si sposta un po' più sul lato sportivo. Il mercato della Roma è stato fatto l'anno passato in una maniera un po' schizzofrenica, facendosi scappare delle ottime occasioni (Ziyech) e cogliendone altre non proprio magnifiche ('Nzonzi). Posto che chiunque si sarebbe aspettato di dover ricominciare il campionato con 'Nzonzi titolare, c'è qualcosa che va migliorato. In parole povere, alcuni acquisti sono stati "toppati". 

Il primo nome che viene in mente è quello di Nikola Kalinic. È vero, il serbo non è stato preso per fare il titolare ed è stato un acquisto low cost. Ma è anche vero che la sua parabola discendente non è iniziata oggi: già al Milan e all'Atletico aveva fatto vedere che non era più il fulmine di guerra dei tempi di Firenze. A Roma non ha fatto che confermare questa impressione: le poche volte che è stato chiamato in causa non ha brillato. L'infortunio di Dzeko poteva rilanciarlo, ma alla prima da titolare si è infortunato e starà fuori per 3-4 mesi. Forse è arrivato il momento di rispedirlo da Simeone e pescare un giocatore nuovo fra gli svincolati o fra i tanti prestiti mandati a spasso da Trigoria. Anche perché Džeko non può giocarle tutte...

Altro caso, e questo fa anche più male, è quello di Zappacosta. Il terzino, in prestito dal Chelsea, aveva tutto per eccellere: voglia di rivalsa, un'esperienza in una big del continente e il fatto di essere arrivato a Trigoria nell'età della maturità. Il destino (che a Trigoria sa essere più che beffardo) ha detto altro: giocando nel derby, l'ex Torino si è infortunato. Ne avrà probabilmente fino alla fine del prestito semestrale dal Chelsea. Motivo per il quale bisognerà intervenire sul mercato o integrare qualcuno dalla primavera al più presto. Peccato, perché Zappacosta è e sarebbe un signor acquisto, se stesse bene.

Infine abbiamo un caso più lieve, ma comunque intricato, come quello degli acquisti in mediana: l'idea di Mancini mediano è stata geniale. Detto questo, avere in un settore nevralgico come quello i soli Veretout, Cristante e Diawara è stata una scelta un po' azzardata: se il francese si ferma, chi prende il suo posto? In particolare ex Napoli è sembrato un acquisto un po' "leggerino" per un reparto che aveva bisogno di certezze. Per questo servirà un giocatore pronto per quel ruolo. Lo si potrebbe trovare nel primavera Riccardi, ma anche quella è una bella scommessa.

Ultimo, ma non ultimo, c'è il problema del DS. Il quale non si può (si spera) infortunare, ma potrebbe essere sospeso per la prossima sessione di mercato per un comportamento non molto corretto nei confronti della sua ex società, il Torino. Non siamo ingenui: oramai il mercato si può fare anche per messaggio, videoconferenza etc... Però qualcuno dovrà fare le veci del dirigente salentino. Si spera non si abbia l'idea poco accorta di fare una telefonata a Londra: i tifosi non capirebbero, e lo stesso Petrachi ne uscirebbe parecchio ridimensionato.

Infortuni- Altro giro, altro problema: cambiano allenatori, preparatori, campi e tournées. Una sola cosa resta: una propensione quasi tafazziana dei giocatori della Roma ad infortunarsi. Sarebbe sciocco pensare che c'entri qualcosa la sfortuna, però bisogna capire in fretta cosa fare, perché non è possibile giocare ogni stagione post 2014 con almeno un pilastro della squadra che è fuori per infortunio. Questo ha limitato le scelte negli ultimi anni, togliendo alla Roma parecchie possibilità. Speriamo si provveda presto a correggere.

Abbondanza- D'altra parte, però, c'è qualcosa a cui il tifoso medio pensa poco: ora la Roma ha trovato la quadra, gioca bene e convince. Nel momento in cui dovessero ritornare i lungodegenti, che si fa? Zaniolo lo si leva per fare spazio a Lorenzo Pellegrini? Kluivert, che sta finalmente tirando fuori il suo potenziale, sarebbe felice di ritornare a fare panchina dietro Ünder? 

Senza contare i casi Florenzi e Juan Jesus: entrambi i giocatori, molto professionalmente, non alimentano polemiche. È vero però che stanno lentamente uscendo dalle rotazioni, e questo non ë un bene per nessuno dei due. Il capitano giallorosso, in particolare, non vive il suo miglior momento da quando è alla Roma: prima le contestazioni del tifosi, poi un Totti che lo ha "retrocesso" a vice capitano, alle spalle di Pellegrini. Un po' di fiducia gli farebbe bene 

Sarà una gioia riavere tutta la rosa a disposizione, ma a quel punto bisognerà fare delle scelte, e non saranno scelte facili. Solo un consiglio alla dirigenza di Trigoria: di non fare come nel gennaio 2018, quando l'exploit di Kolarov ha convinto Monchi a vendere un validissimo Emerson Palmieri, al rientro da un lungo infortunio. Una squadra forte si fa per addizione, non sottrazione.

Europa League - Se in campionato le cose vanno benissimo, come non si vedeva da tempo, non si può dire lì stesso dell'Europa: una serie di fattori, non tutti imputabili alla Roma in quanto squadra (come il fallo di testa-mano di Smalling) hanno portato la Roma in una situazione un po' delicata. Giovedì arriva il Borussia Monchenglabach, ed è inutile dire che una vittoria ammazzerebbe un girone che è ampiamente alla portata dei giallorossi. Ma guai a sottovalutarlo, anche perchè è in Europa che si fanno i ricavi più alti. Certo, non è la Champions. Però un'iniezione di contanti non farebbe male in un momento simile

Non abbiamo vinto nulla- L'ultima situazione è Fonseca ad averla esplicitata: tutto è ancora in gioco, il terzo posto all'undicesima giornata di Serie A è un ottimo trampolino di lancio, ma non è sufficiente per cantare vittoria. Fra poco è il momento della Coppa Italia, un trofeo negli ultimi anni avido di soddisfazioni per i giallorossi. Provare a vincerla con le unghie e con i denti sarebbe una bella soddisfazione per la Roma. Così come l'Europa League, fatti alcuni aggiustamenti alla rosa, sarebbe un bel trofeo. Ne guadagnerebbe anche il ranking delle altre squadre italiane, parecchio in difficoltà in Champions. Quindi perché  non provarci?

Ma il cielo è sempre più blu- Detto questo, non bisogna assolutamente vedere la situazione come nera o disperata, anzi. È un momento di crescita: probabilmente pochi si si szrebbero aspettati una simile posizione in classifica a settembre. Ancora meno di arrivare al terzo posto battendo nientepopodimeno che il Napoli. È tornato il sereno su Trigoria, dopo la lunga pioggia post 26 maggio. Non poteva piovere per sempre, non farà bello per sempre. L'importante è esserne consapevoli ed essere pronti a correggere eventuali criticità