Piccola nota personale (perdonate l'egocentrismo): nel 2012 ho avuto il mio primo colloquio di lavoro. Al momento di sedermi nell'ufficio di quello che doveva essere il mio responabile, ero pieno d'entusiamo e d'idealismo per l'attività che avrei dovuto svolgere. Gioia che svanì nel momento in cui aprì bocca, facendo un discorso sui borseggiatori in metro e sulla necessità di rinchiuderli in campi di lavoro. Ad ucciderla definitivamente, quella gioia, fu il seguente scambio:

"Ragazzo, te vorresti fare questo per il resto della vita, eh?"

"Beh, si. Insomma... lo spero"

"Questo lavoro ti porterà solo dolore ed insoddisfazioni. Arrivederci."

Malgrado questo, nel giro di qualche settimana, sbrigai tutte le formalità ed iniziai il lavoro.

La via crucis- Tifare Roma sembra un po' la stessa cosa, nell'ultimo periodo: Ranieri ha lanciato profezie su un futuro fosco per la squadra; siamo consapevoli che bisognerà per l'ennesima volta ricominciare da un gruppo di giocatori privati delle proprie certezze tecniche e di spogliatoio. Sappiamo che sarà un'annata difficile, però ormai si è scelto di tifare i giallorossi, e mica ci si può tirare indietro. Però, certo, i dirigenti da parte loro potrebbero aiutare a rendere la cosa meno difficile. A Trigoria la dirigenza fa acqua da tutte le parti, e ci sono tutti gli ingredienti per fare un altro anno da incubo, il secondo dopo quello appena passato. I calciatori non sono esenti da colpe, ma diciamo che è la testa che non funziona. Verrebbe quindi da dire, parafrasando Nanni Moretti, che "Con questi dirigenti non vinceremo mai!"

Le Correnti- Quante volte, guardando le notizie riguardanti la Roma, si ha avuto l'impressione di avere a che fare con un atteggiamento quasi schizzofrenico, fatto di scelte che sono contradditorie. Per esempio, quest'anno nel mercato, avevamo visto Ziyech avvicinarsi sempre di più ai giallorossi. Sembrava il colpo perfetto da fare: giovane, di prospettiva, con la fantasia che serviva per fare un centrocampo di qualità fatto di verticalizzazioni? Per almeno mezzo mese, ci siamo trovati di fronte a questa telenovela con il fantasista marocchino, che era sempre "in procinto di sbarcare a Trigoria", "Con le visite mediche prenotate", "Con l'accordo sullo stipendio pronto". Alla fine, Parigi con furore sbarcò Pastore: cinque anni di più, una condizione fisica precaria da diversi anni, un talento innegabile ma pieno d'incognite. 

Un anno dopo, alla conferenza stampa di addio di De Rossi, veniamo a sapere che con i dirigenti "C’è grande stima reciproca e la sensazione era che potevamo andare avanti da calciatore. Si decidono globalmente, la società è divisa in più parti". E' in quel momento che un enorme vaso di Pandora si scoperchia: iniziano a crearsi fazioni, i trigoriani contro i bostoniani, i fonsechisti contro i contiani, er Capoccia ed er Fenomeno contro er sor Claudietto ed er Capitano. Il capitano, appunto... La conferenza stampa di De Rossi era stata dura, ma si reggeva ancora su una sorta di "garbo istituzionale", per cui era più il non detto che definiva le accuse.

Invece Totti arriva ed attacca a testa bassa "Mi hanno chiesto un parere su un giocatore, [...] Non era adatto al 4-3-3 di Di Francesco e veniva da tremila infortuni. [...] Avrei fatto un'altra scelta e ci avrei azzeccato sotto un certo punto di vista. Avrei preso uno dell'Ajax. Già sapete di chi parlo, vero?". Scoperto il mistero del mercato. Ma poi c'è dell'altro “Non farò mai nomi, ma ci sono persone che non mi volevano. Tante persone vogliono il male della Roma, l’errore di Pallotta è che si fida di queste persone".

Una dialettica interna ad una società è sana, il fatto che non ci sia sempre comunione d'intenti pure, ma una divisione così marcata nella dirigenza non è normale. Ancora più anormale, dal punto di vista pratico (da quello morale, niente da dire) è che tutto questo esca praticamente senza repliche. E che la "fazione trigoriana", manco fossimo a Westeros, è stata azzerata nel mese seguente fra dimissioni, cessioni di calciatori e comunicati d'addio. Per dire, nella Juve è uscito Marotta, e sicuramente non per opinioni diverse sul colore delle tende a Vinovo. Malgrado questo, né lui né i bianconeri hanno fatto uscire una parola sulle dinamiche interne della dirigenza. 

Per chi, come me, vota partiti progressisti, la situazione a Trigoria sa di deja vu: nessuno li obbliga ad avere le stesse idee su tutto, ma certe volte non si capisce il masochismo che porta i dirigenti della Roma ad attaccarsi a vicenda in maniera così plateale. Del correntismo, vogliamo anche solo parlarne? E dei congressi (riunioni sfiancanti), dove si arriva con difficoltà alla definitizione di una linea di azione che scontenta sia una fazione che l'altra?

Mercato schizzofrenico- L'arrivo di Fonseca e Petrarchi aveva rinfrancato più di un tifoso: finalmente, si diceva, il mercato comincerà ad essere fatto con criterio, dopo un anno di Monchi. Anche perché lo ha detto anche il presidente, dobbiamo essere una squadra giovane ed italiana, fatta di giocatori cresciuti nel vivaio

"Definito lo scambio Spinazzola-Luca Pellegrini, con conguaglio in favore della Juve. Il giocatore, classe 1993, arriva alla Roma con una valutazione di 25 milioni, contro i 17 del suo collega. I restanti 7 saranno versati a rate alla Juventus". Ora, Spinazzola nell'ultimo anno non ha giocato male ed è un nazionale italiano. Ma ha sei anni più del collega romano, che ha fatto un'annata da applausi al Cagliari ed aveva squadre a fargli la corte da tutta Italia. In più, per chi tifa, vedere un romano e romanista che va verso la Juve è fumo negli occhi. Per quale ragione uno scambio del genere, senza nemmeno guadagnarci soldi? Non è coerente con il progetto societario.

Però un errore capita a tutti. Poco dopo esce un'altra notizia "Non solo Spinazzola, Roma e Juventus si preparano allo scambio Zaniolo-Higuain". Detto che non è un affare ufficiale, ci si chiede che cosa succeda a Trigoria: l'argentino ha giocato un'annata terribile, la Juve non sa dove piazzarlo, ha 32 anni contro i 20 del collega. E anche lì, non si capisce la ragione per cui si tolgono le castagne ai bianconeri, che sono in piena campagna di rafforzamento. Io, a leggere le ultime notizie di calciomercato, mi sono chiesto se Petrarchi fosse una spia inviata da Torino per distruggere quel poco rimasto in piedi a Trigoria; se Pallotta stesse per comparsi la Juve, e quindi giustamente volesse valorizzare la nuova società con giocatori provenienti dalla Roma. 

La questione del mercato è importante: in campo non scendono i dirigenti o gli allenatori. Inoltre se un affare si rivela sbagliato, poi il giocatore rischia di ritrovarsi sul groppone di una società che non sa dove piazzarlo. Per un calciatore maturo, poi, è anche più difficile trovare degli acquirenti. Per capire il significato delle ultime due frasi, citofonare a casa 'Nzonzi, giocatore offerto a chiunque pur di liberarsi di lui. Magari si libera un posto da massaggiatore o da insegnante di francese a Vinovo.

Anche perché gli americani sono a Roma da 8 anni, nei quali hanno più volte cambiato la mission della società: un anno "siamo il nuovo Barcellona, solo giovani del vivaio e semisconosciuti dalla seconda categoria del campionato peruviano"; un altro "Dobbiamo fare come la Juventus, acquisti top e mentalità vincente"; un altro ancora "Siamo il nuovo Siviglia, plusvalenze e vittorie". Anche qui, nella testa mi scorrono diverse immagini dell'ultimo decennio "Il modello deve essere l'Emilia Romagna!", "Bisogna fare come Zapatero", "Dovremmo essere più blairiani", "E perché non macronisti?","Ma io ho sempre detto che Corbyn sarebbe quello che servirebbe a ripartire". Nel frattempo sempre meno idee, sempre più confuse, lo "zoccolo duro" della vecchia società che viene eroso. E una strategia contraddittoria che rischia di generare una squadra-Picasso

Il signore oscuro- Noto a tutti come "Er Capoccia" (copyright Claudio Ranieri), Franco Baldini sarebbe al momento nelle prime posizioni in un'ipotetica classifica degli uomini più odiati nel Raccordo, diciamo in una posizione intermedia fra l'ex DS Monchi e Virginia Raggi. Su come l'ex DS della Roma, quello a trattare l'acquisto di Batistuta, si sia trasformato nell'uomo nero di oggi, ci sono diverse teorie. Però dal 2016 il toscano è una presenza sempre più ingombrante nelle politiche della Roma, Pallotta si è appoggiato sempre di più a lui. Poi, è possibile che l'esperienza di team manager nella nazionale inglese abbia aiutato: ci immaginiamo il presidente della Roma la prima volta in visita a Trigoria, per conoscere lo staff:  Oh, fantastico, er nuovo presidente! Daje, mo se annamo a fare 'na magnata come Cristo comanda". Pallotta si gira con faccia dubbiosa, pochi parlano inglese, Baldini lo toglie dall'imbarazzo "He's proposing you to share a pleaseful meal". Probabile che a partire da quel momento, il bostoniano ha sempre dato molta importanza all'opinione del suo dirigente.

Ci sono tanti plenipotenziari nei club, ma il problema percepito a Trigoria è che ci sia qualcuno che agisce nell'ombra, decidendo su tutte le questioni senza contraddittorio, salvo poi non pagare in caso d'insuccesso. Totti ha più volte affermato che, per lui, è Baldini quello che lo ha fatto smettere. E nell'ultima conferenza, ha detto che gli ordini di Londra hanno un peso specifico non paragonabile a quelli di Trigoria.

Anche qui, avere un presidente assente, un plenipotenziario che non è presente in città e che decide del destino di giocatori ed allenatori non è il biglietto da visita migliore per una società calcistica. Baldini, un giorno, dovrà decidere se dimettersi o lasciare Londra per tornare a Roma, poiché un club con 2-3 teste e con una dirigenza delegittimata nei fatti non è un club sano, anzi. E poi, i tifosi come i dirigenti fuoriusciti, chiedono solo una cosa: trasparenza. Parola che è stata utilizzata nella conferenza d'addio di De Rossi, in quella di Totti. Forse sarebbe il momento per accontentarli.

Hasta siempre, Guido!- In tutto questo marasma, è difficile trovare qualcosa di positivo, ma noi ci proviamo: in primo luogo, ci viene in mente il nuovo CEO Guido Fienga. Profilo che è stato definito "aziendalista" dai suoi detrattori (come se l'aziendalismo fosse un difetto), è stato finora l'unico dirigente di quelli ancora in carica a non essere attaccato né in maniera diretta né indiretta nell'addio di Totti e De Rossi. Loro, anzi gli hanno riconosciuto una grande correttezza nel suo mandato di quattro mesi da "direttore esecutivo" della Roma. E' stato l'unico a dire che la società doveva fare un lavoro profondo di autocritica che, per il momento, a Trigoria latita.

Inoltre, ha avuto il coraggio di metterci la faccia in tutte le crisi che si sono succedute nell'ultimo mese e mezzo di Roma. Ci immaginiamo, negli uffici di viale Tolstoj, i dirigenti della società giallorossa con delle pagliuzze in mano per scegliere chi dovrà dare la notizia dell'addio di De Rossi. Alla fine è toccato all'ex social manager, che è stato diretto e si è preso la responsabilità per cose che, a ben vedere, non sono sempre dipese da lui. Ancora, questa settimana al momento dell'annullamento del raduno di Pinzolo, è stato Fienga che ha comunicato la decisione di Fonseca di non andare a fare il raduno organizzato in Trentino perché considerato poco producente. Non sarà un Masaniello, ma in ogni decisione difficile degli ultimi due mesi è stato lui a parlare. Gli altri dirigenti, quelli che hanno preso le decisioni sportive, sono rimasti sempre in silenzio. Spettri che aleggiano su Trigoria.

Adesso però facciamo qualcosa- Se Fienga ha avuto un merito, è stato quello di fare da parafulmine per una situazione difficile. Però non potrà farlo per sempre: adesso bisogna svegliarsi, perché il campionato sarà lungo e un altro passo falso non è possibile. Per evitare scenari catastrofici, però, andranno sciolte ambiguità anche molto pesanti, a livello tecnico, di mercato e soprattutto dirigenziale. Bisognerà prendere decisioni in maniera armoniosa, come un gruppo unico. Bisognerà fare un mercato un po' più coraggioso, da squadra che in Champions deve ritornarci a breve. Bisognerà rendere tutto chiaro nell'organigramma societario. Un programma che sembra essere di facile attuazione, ma a Trigoria nulla è semplice e tutto è estremamente nebuloso. Vedremo dove si andrà il prossimo anno.

NB L'articolo in diversi passaggi ha un chiaro intento satirico, spero che con questo pezzo non si siano sentiti offesi dirigenti, tifosi della Roma o militanti di partiti politici.