I dolori del giovane Momo - "Ci avete disonorato... La nostra squadra ha deluso milioni di tifosi facendosi buttare fuori dalla Coppa d'Africa!". Il quotidiano Al-Akhbar, uno dei principali organi sportivi del Cairo, non le manda a dire alla nazionale di Aguirre, buttata fuori in maniera abbastanza imprevista dal Sudafrica, di fronte al proprio pubblico. A far pesare ulteriormente la cosa è il palmares di tutto rispetto degli egiziani (7 coppe) e dal fatto di essere la nazione ospitante, considerata la superfavorita alla vigilia della competizione.

La delusione è collettiva, ma abbiamo la ragionevole certezza che ci sia qualcuno a cui questa sconfitta abbia bruciato più degli altri. Mohammed Salah, in effetti, dopo la vittoria della Champions con il suo Liverpool, pensava che la strada per il pallone d'oro fosse spianata: un goal in finale di Coppa, dopo essere stato l'uomo copertina delle cavalcate dei Reds degli ultimi due anni, sembrava sufficiente. Mancava solo la ciliegina sulla torta, il trionfo a livello continentale che poteva creare un solco fra lui e la concorrenza, anche approfittando del fatto che non ci sono né europei né mondiali quest'anno. Invece il goal del Sudafrica agli ottavi rimescola le carte in tavola.

Affare di Coppia - Una cosa buona, considerando che il pallone d'oro era diventato da un paio di anni a questa parte una non-competizione: Dopo il 2007, con la vittoria di Kakà, a sedersi alla TV si attendeva solamente di vedere se il premio fosse assegnato a Messi o a Ronaldo. Ci si divideva in fazioni, blancos o blaugrana, e si attendeva solamente il verdetto e il discorso di ringraziamento di uno dei due. Xavi, Iniesta, Robben, Ribery, Neuer, Neymar, Griezmann. Questi solo alcuni dei nomi degli esclusi eccellenti per il trionfo, con alcuni che avevano reagito restando in silenzio ed altri polemizzando contro le scelte della giuria. L'anno scorso la situazione si era finalmente sbloccata con la vittoria di Luka Modric. Ma era pur sempre un Galactico, e il secondo era pur sempre Cristiano Ronaldo, con il vincitore del mondiale Griezmann a prendersi un ideale pallone di bronzo.

Qualcosa è cambiato - Quest'anno, però, le cose devono per forza cambiare: Ronaldo con la Juve si è fermato ai quarti di finale della Champions, e non ha avuto competizioni con la nazionale per "riscattarsi"; Messi, per molti favorito in aprile, è rimasto alle seminifinali dell'Europa Maggiore e a quelle della Copa America; il Real Madrid addirittura non ha passato gli ottavi. Un pallone d'oro combattuto. Alleluja, verrebbe da dire.

Red Passion - Iniziamo dal già citato Salah: la sconfitta in Coppa d'Africa sarà anche un ridimensionamento, ma può essere imputata anche ad una squadra, l'Egitto, che non abbonda di talento. Dell'intera rosa di Aguirre, solo cinque giocano nei campionati europei. Nessuno gioca nei campionati sudamericani, quasi tutti sono distribuiti fra squadre del Medio Oriente. In compenso, Momo ha messo il suo sigillo nella finale di Champions, si è sempre distinto nelle prestazioni degli ultimi due anni, ha messo a segno in due anni 54 goals. Quindi l'ex Roma non si deve troppo disperare

A provare a mettergli i bastoni fra le ruote potrebbero essere dei compagni di squadra in Red: il primo è Virgil Van Dijk. Arrivato al Liverpool con l'etichetta pesante di "difensore più costoso del mondo", l'olandese è stato votato migliore in campo nella finale contro il Tottenham. Da quando è arrivato dal Southampton è diventato la punta di diamante della difesa Red. L'assenza di competizioni internazionali per l'Olanda, che ha fra l'altro mancato l'appuntamento al mondiale l'anno scorso, lo penalizzerebbe. Però non sarebbe né scandaloso né immeritato un riconoscimento a questo calciatore.

Non bisogna nemmeno dimenticare il "gemello" di Salah, Sadio Mané. Lui, a differenza del compagno, è ancora in corsa per la Coppa d'Africa con il suo Senegal. Goal pesanti ne ha fatti parecchi, l'unica perplessità è dovuta ad una maniera di giocare e un carattere non "esuberante" come quello del suo compagno di reparto. E' ingiusto, ma anche il fattore caratteriale e soprattutto la visibilità mediatica conta quando una giuria venuta da ogni angolo del mondo si riunisce per votare il miglior calciatore del mondo.

Per restare in zona Reds troviamo altri due rivali poderosi per Momo Salah che, a differenza del loro compagno di spogliatoio, un trofeo lo hanno alzato: si tratta di Roberto Firmino e soprattutto dell'altro ex romanista Alisson. Entrambi vincitori della Copa America, i due hanno vinto una competizione continentale in cui i Carioca sembravano un paio di passi avanti agli altri. Da loro si dovrà ben guardare l'egiziano, perché fuori dai Reds non si ha l'impressione che ci sia tutta questa concorrenza

Spurs - In orbita Tottenham, malgrado la presenza di ottimi calciatori, si fatica a vedere qualcuno che possa veramente giocarsela coi Reds: c'è Lucas Moura, ma la mancata convocazione per la Copa America non ha aiutato ad acquisire visibilità; sennò abbiamo Eriksen, giocatore esperto in punizioni (un po' alla Pirlo, avremmo detto qualche anno fa) e pezzo più pregiato degli Spurs. Però anche lì la sconfitta in finale di Champions e la mancanza di competizioni internazionali rischia di metterlo fuori gioco.

La squadra vertical - Ci sarebbe un'altra suggestione, abbastanza romantica, per la premiazione: si tratterebbe di premiare un giocatore dell'Ajax, squadra che quest'anno ha fatto faville. I giocatori di spessore non mancano, dal quasi juventino De Ligt al trequartista Van de Beek, dal neo-blaugrana De Jong a Zyiech. Sarebe fantastico e meritatissimo, oltre che un bel segnale verso una squadra che a tratti ha ricordato il Barcellona di Guardiola. La mancanza di un uomo simbolo però si trasformerebbe in un'arma a doppio taglio per la conquista del Pallone d'oro: da una parte si è lodato il fantastico gioco blugrana, dall'altra è vero che di solito nella votazione aiuta avere un "frontaman" da esibire con orgoglio. Inoltre è inutile girarci intorno: il fatto di non essere finiti in finale non aiuta, purtroppo. La giuria a Nyon, per citare uno striscione esposto una volta all'Olimpico, è abbastanza "Schiava del risultato". 

Liga non pervenuta - Non sappiamo chi vincerà, dunque. E già questa, dopo gli sbadigli degli ultimi anni è una vittoria. In più, volutamente, non si è parlato di nessun giocatore militante in squadre della Liga. Questo perché forse, dopo un decennio buono di dominio incontrastato, quest'anno sancisce la fine del tempo dell'egemonia iberica sul continente. Quello a livello di nazionale, con la Roja pigliatutto, è finita da un bel pezzo.

Per quanto riguarda invece le coppe europee, a fine 2018 sembrava impossibile oramai scardinare il dominio del Real Madrid pluricampione. Un anno dopo il Real esce agli ottavi e in Liga arranca pericolosamente; il Barça sembra essere alla fine di un ciclo, coi suoi elementi chiave (Messi, Rakitic, Suarez, Piquè etc...) che iniziano a sentire il peso dell'età e i nuovi (Dembelè, Coutinho, Umtiti) che non sembrano ancora degni di raccogliare l'eredità di Xavi, Iniesta etc... Probabilmente per parecchi giocatori della rosa blaugrana era l'ultima occasione per provare a vincere la Champions da protagonisti. L'Atletico anche sembra nel bel mezzo di un momento di passaggio, dopo che la prima generazione di fenomeni che Simeone aveva "allevato" comincia a ritirarsi o a partire verso altri lidi

Passaggi di testimone - Probabilmente a qualcuno questo potrebbe dispiacere, ma il risultato di quest'anno dà un messaggio importante: finalmente ci si è resi conto che nell'ultimo decennio non si era di fronte ad una sorta di "fine della storia" (espressione coniata da Francis Fukuyama), in cui la Liga avrebbe monopolizzato il calcio mondiale nei secoli dei secoli. E' una grande dimostrazione di vitalità e un momento di passaggio di testimone verso quella Premier League abbastanza sbeffeggiata da alcuni commentatori perché "di livello altissimo, ma un disastro nelle coppe". Poi magari fra 12 mesi staremo commentando il Real o il Barcellona ancora campioni d'Europa, ma sembra poco probabile. Intanto per la prima volta dopo 10 anni dal podio (a meno di un attacco di nostalgia verso Messi) mancheranno giocatori della Liga. Un bel segnale anche per i nostri club: con il duro lavoro si può tornare in vetta, dove eravamo fino al 2007. Intanto, per l'ancora lontana serata di Nyon, che vinca il migliore.