Era abbastanza probabile che succedesse, e non dobbiamo fasciarci la testa: il giustiziere dell'Italia di Bertolini ha assunto il colore orange dell'Olanda, impostasi ai quarti con un 2-0 abbastanza pesante. La delusione di tanti per il risultato è normale, ma non dobbiamo mai dimenticarci che noi andavamo a questo Mondiale per partecipare, non per vincere. Che abbiamo vinto un girone in cui c'era il Brasile, una nazionale che esprime un calcio (maschile o femminile che sia) sempre di alto livello, e l'Australia, le cui giocatrici "non dovevano andare in campionati poco competitivi come quello italiano". Poi, in scioltezza, ci siamo presi lo scalpo della Cina, espressione di un paese in cui il calcio è LETTERALMENTE una questione di Stato. 

Dunque non facciamoci prendere troppo dalla tristezza, perché non eravamo fra le favorite e perché è stato fatto a livello tecnico tutto (letteralmente tutto) il possibile con la nostra nazionale. Alle ragazze di Bertolini va tributato un applauso per come hanno giocato, non c'è nulla da rimproverare né cambiare.

Adesso, oltre al livello sportivo, c'è una nuova sfida che si presenta per il calcio femminile in Italia: una stabilizzazione sportiva e soprattutto organizzativa, l'unica maniera per ritrovarsi fra quattro anni con qualche certezza in più e poter dimostrare che quello del 2019 non è stato un exploit casuale.

In seguito alla qualificazione agli ottavi, sulla nazionale di Bertolini si era scatenata una valanga di tweets e post su Facebook di congratulazioni, con un consenso bipartisan alle nostre ragazze, uno dei pochi temi che per qualche settimana ha unito un vasto arco parlamentare che va dal PD alla Lega. Stranamente, però, nel momento dell'eliminazione delle Azzurre, nessun esponente politico di rilievo ha twittato o scritto post per ringraziare le nostre giocatrici. Non è nostra intenzione soffiare sul fuoco del qualunquismo, e non è un buon segno se un politico si occupa di calcio (cit. Gattuso). 

Però la Ct Bertolini ha dichiarato dopo l'eliminazione “Le azzurre hanno giocato contro colleghe che hanno opportunità diverse. Le olandesi sono professioniste, è stata una partita non alla pari da questo punto di vista". Le nostre, invece, erano fino all'anno scorso sotto l'egida di una LND il cui presidente considerava un peso "dare soldi a queste quattro lesbiche".

Adesso, quindi, sarebbe il momento di dare un riconoscimento ufficiale al nostro movimento. Se il silenzio dei politici ci dovrebbe spaventare un po', dall'altro è vero che il provvedimento è contenuto nel collegato sportivo all'esame della commissione cultura della camera. Una notizia sicuramente positiva. Però si spera che la discussione iniziata la settimana scorsa non sia solo un gesto fatto sull'onda dell'entusiasmo per i Mondiali, ma una scelta consapevole e fatta con convinzione. Anche perché ne ricordiamo tante di leggi impantanate nelle commissioni o che ne sono uscite stravolte. Per chi non lo sapesse, questo provvedimento permetterebbe di avere un salario minimo, previdenza sociale, assistenza sanitaria. Come ricorda Katia Serra, la legge permetterebbe anche ai nostri club di essere più competitivi in sede di mercato e di rinnovi, rendendo le prospettive professionali migliori sia per chi già gioca che per chi vuole iniziare. E mettendo al riparo le squadre dalla concorrenza di club stranieri.

A proposito di club, per dimostrare come ci sia ancora molto da fare basta vedere la vicenda del Chievo Valpo: presi dall'entusiasmo per la nazionale, è passato un po' in sordina il fatto che Campedelli abbia deciso, a fronte di una situazione che inizia a richiedere investimenti più pesanti, di non iscrivere la squadra al prossimo campionato. Quest'ultima ha quindi cessato ogni attività a partire dal 28 giugno. Campedelli era stato uno dei primi ad investire nel football al femminile ed ha dovuto affrontare un ridimensionamento delle proprie ambizioni in seguito alla retrocessione del Chievo maschile, però c'è un po' di amarezza... Quindi, malgrado un Comisso che sembra essere molto carico per entrare nel calcio in rosa, bisognerà mantenere sempre alto il livello di guardia nei prossimi anni.

In un'intervista a Sky del 14 giugno, la ct Bertolini aveva dichiarato che il suo sogno era di avere "100.000 atlete convocabili nei prossimi anni" per poter almeno competere con le nazionali di vertice. Come sempre, una volontà politica è necessaria per fare crescere il nostro movimento, ma l'allenatrice può sorridere: dall'inizio dei Mondiali, c'è stato un boom d'iscrizioni alle scuole calcio nel nostro paese. La Roma e la Lazio hanno capito che bisogna sfruttare l'onda ed hanno promosso un'ulteriore investimento economico, ma soprattutto organizzativo (con diversi stages), per migliorare la rete di scuole calcio nella propria regione. La realtà laziale è particolarmente interessante, perché non sono solo i grandi club ad investire, ma anche quelli minori, che hanno reclutato come tesserate nell'ultimo anno 1000 ragazze. Potrebbe essere un fuoco di paglia il boom d'iscrizioni, ma il fatto che le squadre siano convinte fa piacere ed offre qualche garanzia in più per il futuro. 

Un futuro che è ancora nebuloso, fra pregiudizio di molti dirigenti e giornalisti e risultati che sono ancora da confermare. Su una cosa però si può mettere la mano sul fuoco: la nostra nazionale ci ha resi fieri in più di un'occasione ed ha fatto qualcosa di storico. La squadra di Sara Gama potrà essere, nei prossimi anni, un modello positivo a cui potranno ispirarsi le prossime nazionali. Adesso starà alla nostra politica (sportiva ed "amministrativa") capire se essa dovrà essere un esempio unico o l'iniziatrice di un percorso virtuoso. Per ora, ma soprattutto per il futuro, Forza Azzure!