"A questa nazionale servirebbe un uomo diverso, qualcuno con della fantasia"

"In Serie A non è che ci sia molto"

"Eh, ma all'estero abbiamo ancora dei giocatori validi, come Balotelli"

Il Balotellismo è stato un tratto caratteristico del nostro paese per almeno un decennio, e trascende la figura di Balotelli stesso. Per quasi 10 anni, sul giocatore bresciano abbiamo avuto, ogni volta che si apriva bocca, i guelfi e i ghibellini del pallone. C'è chi ne ha fatto una questione tattica "Eh, ma è sopravvalutato, non si muove abbastanza!"; chi una questione caratteriale "Si, ma è una testa calda, e non si presenta agli allenamenti"; chi ancora una battaglia di civiltà "In Francia convocano giocatori d'origine africana da anni, e non sono trattati nella maniera indegna di Balotelli [ndr. personalmente condivido]. Bisognerebbe convocarlo per dare un segnale [ndr. questo un po' meno]".

Ciononostante, malgrado tutti i vizi, tutte le bizze in allenamento, fino all'anno scorso c'era ogni anno un presidente di una big che alzava la cornetta per parlare con Mino Raiola e domandare di riportare a casa Balotelli. E l'affare non lasciava indifferenti i tifosi: l'ultima volta a provarci era stata la Roma l'anno scorso, e non sembrava che la gente volesse fare le barricate contro questo trasferimento. Quest'anno è probabilmente il primo, da molti anni a questa parte, in cui Balotelli ha perso questa centralità: non ci sono discussioni sul suo talento, non ci sono big alla finestra pronti a riportarlo a casa dalla Francia (cosa che ricorda i maldestri "salvataggi della Gioconda" di alcuni personaggi pubblici), non si parla di lui in nazionale, non c'è tutto il circo mediatico intorno alle sue azioni. Perché? 

Coverciano - Tutti abbiamo negli occhi la partita con la Svezia e la mancata qualificazione. Tutti, più o meno, eravamo d'accordo per far fuori Ventura, ma molto di meno su che uomini mettere nella nostra nazionale. Servivano giovani, ma a ascoltare alcuni dei commentatori nostrani, il talento latitava (ne abbiamo visto una prova lampante nell'ultimo anno di gestione Mancini, infatti). Allora, se non giovani, almeno di rottura e con un percorso da top player "smarriti" alle spalle; il nome di Mario, fra chiacchiere da bar ed autocandidature, spunta fuori abbastanza presto. E viene convocato, dopo un esilio di quattro anni: dopo la gestione Prandelli (doppietta alla Germania, finale d'Europeo), Conte lo aveva chiamato, abbastanza contrariato, una sola volta. E non aveva nemmeno giocato, perché infortunato. Ventura, entrato in una cristalleria, con l'ingombrante immagine di Conte che incombeva su di lui (una cosa che non molti considerano, quando pensano alla sua gestione) non aveva voluto fare una scelta abbastanza impopolare come quella, malgrado campionati più che dignitosi in quel di Nizza. Alla fine, Mancini si decide: Balotelli viene convocato, segna il 28 maggio 2018 all'Arabia Saudita, sembra l'inizio di una nuova storia d'amore. C'è un problema, però: che chi aveva detto che il talento latitava aveva preso un abbaglio: nella nazionale di Mancini, dopo poco, iniziano ad essere convocati giocatori di grande peso, anche in attacco. Giocatori più giovani di Mario (è pur sempre un '90) o considerati più "operai", meno accentratori. Il talento del nostro non si discute, ma ci sono calciatori più funzionali al progetto tecnico. In più, probabilmente, a livello mediatico si è anche spenta la polemica del "complotto contro Balotelli": è stato convocato, non ha giocato male, ma abbiamo degli interpreti migliori adesso. Non è più un ragazzino, perché rifondare la nazionale su di lui? In più in nazionale ha esordito Kean: nero anche lui, considerato meno polemico, è stato strumentalizzato da alcuni per cercare di dimostrare che la nazionale non è razzista, dopo l'imbarazzante parentesi di Tavecchio. Kean non twitta, non scrive di politica (alcune considerazioni sono anche interessanti), sembra un ragazzo meno problematico di Balotelli.  E soprattutto, non è beccato dai tifosi ogni volta che scende in campo (Vedi lo striscione: Il mio capitano è di sangue italiano, abbastanza vomitevole). Però, a livello tecnico e a livello simbolico, si è capito che questa nazionale poteva fare a meno di Mario.

Serie A- Nell'ultimo anno la serie A ha riscoperto Quagliarella, ha recuperato Belotti ed ha iniziato ad intravedere del talento cristallino in Kean. Mentre Mario, passato al Marsiglia, non ha per nulla giocato bene. Mancini, qualche giorno fa, lo ha bacchettato proprio per questo: sa chi è, sa quali sono le sue potenzialità, può fare molto meglio di così. Lui difende le proprie prestazioni, dicendo che è stata un'annata buona. Ma diciamo che ce ne sono state di migliori, soprattutto pensando all'Inter, al Milan, al primo City e al Nizza. E però, appunto, quest'anno Balotelli non ha giocato da top player, al contrario degli anni precedenti. E quindi gli interessamenti sono stati abbastanza contenuti: ci sono il Brescia e il Parma. Ma, malgrado un'annata non proprio favolosa, sembra un po' presto per buttarsi nel calderone della lotta-salvezza per uno come lui. E poi, per molti presidenti, diventerebbe un problema avere Balotelli in squadra: non solo per le balotellate e per lo stipendio abbastanza pesante (che non sono troppo diverse dalle icardate, le nainggolannate, le danialvesate etc...), ma per il fatto che un numero pazzesco di ultras lo odia visceralmente. E lui non resta in silenzio su questo, al contrario di altri giocatori, arrivando anche a confronti personali coi singoli tifosi, dove possibile. Per fortuna, inizia a non essere l'unico che dice no alle estarnazioni razziste delle curve: c'è Koulibaly che è difeso sempre più energicamente dal suo Napoli. Però una società più piccola, più influenzabile, avrebbe più difficoltà a far sentire la propria voce in maniera chiara. Perciò, a questo punto, Balotelli dice "Restare al Marsiglia? Perché non dovrei?". Il ritorno in Italia ci sarà, ma può attendere.

Il balotellismo è morto, viva Balotelli -  Per la prima volta, quindi, Balotelli non è considerato un argomento centrale: la nazionale, dopo anni d'immobilismo, dà finalmente dei segni di rinascita; i club iniziano a sfornare giocatori pregevoli più giovani di lui. A guardarla così, sembrerebbe una sconfitta.

Forse, però, non tutto il male vien per nuocere: il calcio italiano si sta dimostrando più aperto di buona parte della politica, e a diversi livelli iniziano ad emergere giocatori neri nelle squadra italiane. E dopo decenni di contestazioni a Balotelli, abbiamo Kean che gioca in nazionale, Ogbonna sempre opzionabile, Adjapong nell' U21. Non sarà possibile per sempre ignorare i buoni giocatori che vengono da famiglie d'origine africana, specie se si confermeranno sempre di più con le spalle larghe per rivendicare il fatto che il colore della pelle non è legato alle abilità di calciatore. Balotelli, con una grandissima marea d'errori alle spalle, con dei comportamenti molto discutibili (ma che appartengono più alla giovinezza che ad oggi) ha aperto una strada. Lo ha fatto in maniera inconsapevole, soprattutto nei primi anni di carriera, e non ha fatto un lavoro di fino, fra macchine fracassate, sigarette ovunque e bizzarrie di ogni tipo. Però lo ha fatto.

Il balotellismo probabilmente si prepara ad esalare l'ultimo respiro ma forse, fra 10-20 anni, diversi giocatori d'origine africana potranno dire grazie a lui. E Balotelli potrà essere percepito alla fine un giocatore come gli altri, e non il nero che gioca nella nazionale. Perché poi, alla fine, è quello che chiede di essere: un ragazzo che gioca a calcio.