Lo sappiamo tutti, la bellezza del Calcio è l'imprevedibilità, per buona pace degli scommettitori.
Sono poche le realtà oggi che danno solidità, quest'anno forse solo Bayern e Napoli consentono di sentirsi sicuri nei giudizi, perchè poi ciclicamente tutte le grandi d'Europa hanno cali.

Chi più di tutte è crollata, lo sappiamo bene, è la squadra del Milan, che a Gennaio è diventata la peggior difesa d'Europa, crollando ovunque, in ogni settore, in ogni partita.
Noi tifosi siamo come passeggeri di una montagna russa (spero si possa dire in questi mesi di sanzioni): ci lasciamo trasportare dall'entusiasmo sulle cime delle classifiche e delle emozioni, e poi, alla prima discesa, ci facciamo trasportare da quella sensazione di vuoto, e più è veloce la discesa, peggio si sta.
Si tifa eh, si cerca di aggrapparsi all'asta di sicurezza tifando per non sentire la paura. Ma si ha paura.
Noi siamo tifosi, la logica appartiene ad altri, viviamo di cuore, e quindi non ce ne vogliano i Krunic, i Messias, i Pioli, i Maldini, i Deketeleare e gli altri, quando qualche critica irriconoscente vola via: è la discesa, è il senso di vuoto che ci rende illogici e passionali.

Chi invece dovrebbe essere razionale, è la stampa.
Nessuno ha la sfera di cristallo, nessuno pretende che si conosca il futuro.
Ma in quel dannato mese di gennaio, titoli a parte che sono fondamentali per chi "vende" notizie, le analisi su squadra, mercato e giocatori sarebbe dovute essere più razionali o professionali.
Per carità, il mercato del Milan poteva essere migliore, certo. Certe scelte non sono state azzeccatissime, certo. Ma distruggere un progetto non è serio, anzi, è controproducente, perchè significa non saper fare a pieno il proprio lavoro.
Faccio di tutte le erbe un fascio, non me ne vogliano i bravi giornalisti che hanno fatto bene il loro lavoro.
Il mio è solo un invito a chi racconta il calcio per professione. Un progetto non si giudica da tre partite.