Anche in questa stagione il Manchester United sembra aver, ancora una volta, compromesso il suo cammino per la vittoria, infatti è già riuscita a non centrare l’accesso agli ottavi di Champions League, piazzandosi al terzo posto del proprio girone di qualificazione alle spalle di Psg e Lipsia retrocedendo, di conseguenza, in Europa League. Non fa quasi più notizia la situazione dei “Red Devils” in quanto è da circa sette anni che non riescono più ad essere quella macchina perfetta di un tempo capace di far tremare gli avversari incrociati lungo il suo cammino. I continui insuccessi della squadra inglese hanno una data ben precisa, 30 Maggio 2013 ossia da quando Sir Alex Ferguson decise di lasciare la sua squadra dopo ventisei anni di onorata carriera con la quale riuscì a costruire un’innumerevole serie di successi. E come se il club avesse perso la propria guida “spirituale” senza la quale non riesce più a trovare il suo cammino vincente non solo in Europa ma soprattutto in Inghilterra. Certo sarebbe già un impresa per chiunque riuscire ad avvicinarsi ai suoi successi con i Red Devils figurarsi a superarli o eguagliarli ma da quando lo scozzese ha “abdicato” la squadra inglese ha cambiato ben cinque allenatori senza riuscire a trovare continuità nella costruzione dei cicli e nel raggiungimento degli obiettivi prefissati come era solito fare Sir Alex sotto la sua lungimirante gestione. Ma quali sono le motivazioni per cui una delle squadre più importanti d’Europa nonostante i grandi investimenti fatti negli ultimi anni, non riesce più ad essere competitiva?

La Gestione Ferguson
In ventisei anni di gestione Sir Alex Ferguson rappresenta l’allenatore più vincente nella storia dei “Red Devils
” con trentotto trofei conquistati. Un autentico “totem” che è stato in grado di costruire grazie alla sua lungimiranza e alla sua grande managerialità una delle squadre più forti d’Europa nel periodo compreso tra la seconda metà degli anni novanta e l’inizio del nuovo “millennio”. In particolare ricordo con ammirazione e allo stesso tempo con rammarico il Manchester che vinse la seconda Champions League della sua storia nel 1999. Con molta probabilità gli amanti del calcio sapranno che quella Champions fu vinta , in maniera rocambolesca, in finale contro il Bayern Monaco, ma io da grande tifoso bianconero non posso certo dimenticare, all’età di appena dieci anni (un ragazzino) una delle partite più assurde a cui abbia assistito, la semifinale di ritorno tra Juventus e Manchester United. L’andata, all’Old Trafford, terminó con un risultato di parità (1 a 1), al vantaggio di Antonio Conte rispose la zampata di Ryan Giggs in una rocambolesca mischia all’interno dell’area di rigore juventina durante i minuti di recupero del secondo tempo. Un buon punteggio che garantiva alla squadra bianconera di affrontare la gara di ritorno al vecchio “ Stadio delle Alpi” di Torino con un discreto vantaggio. Quella stagione per i bianconeri fu abbastanza negativa, molti senatori erano andati via e soprattutto l’allenatore del grande ciclo degli anni novanta (che ha ben raccontato il nostro amico Emanuele 84) Marcello Lippi si era dimesso a stagione in corso e venne sostituito da un ancora inesperto Carlo Ancelotti. Impossibile dimenticare quella partita ero davanti alla tv e anche se ancora non ne concepivo bene le regole della competizione, per ovvie ragioni anagrafiche, capì che la Juventus era comunque in una posizione di vantaggio rispetto all’avversario. Iniziò la partita e durante i primi dieci minuti, boom doppietta di Pippo Inzaghi pensai “bene la partita è nostra chi ci piglia più”, invece quel Manchester era un'autentica corazzata, con il tipico spirito delle squadre inglesi, non solo riuscì a pareggiare ma addirittura ribaltò il risultato con i due più grandi mattatori della serata, nonché due dei più forti attaccanti dello United di quel periodo, Dwight Yorke e Andy Cole. La partita terminò 3 a 2 per gli uomini di Ferguson e addio ai sogni di gloria di una Juventus che in quella stagione non riuscì nemmeno a qualificarsi per la Coppa Uefa, in campionato, perdendo lo scontro diretto decisivo con l’Udinese allenata da Francesco Guidolin. Ho voluto raccontare questa partita perché ho una concezione ben specifica del Manchester United in quanto all’epoca era una squadra famelica formata da giocatori scelti e plasmati da Alex Ferguson, come Roy Kean, Paul Scholes, David Beckam, Peter Smeichael, Ryan Giggs, Andy Cole, Dwight Yorke ecc. Una squadra formidabile grazie alla quale Sir Alex riuscì ad aprire un ciclo incredibile di vittorie proseguito anche negli anni successivi grazie a un importante ricambio generazionale in determinati ruoli strategici della rosa. Basti pensare agli acquisti di Cristiano Ronaldo, Rio Ferdinand, Wayne Rooney, Evra, Van Der Sar. Uomini prima che calciatori disposti a tutto per il bene della squadra e del suo allenatore. Il tecnico scozzese ci vedeva lungo era un grande “manager”, non lasciava nulla al caso, curava tutte le dinamiche del club dal settore giovanile fino alla prima squadra, anche grazie a un team di collaboratori scelti da lui, è riuscito a costruire i suoi più grandi successi nell’arco della sua strepitosa carriera.

Il DOPO FERGUSON
Il dopo Ferguson nel corso degli ultimi sette anni è stato un autentico disastro
, sono state davvero poche le gioie per i tifosi dei Red Devils e molte le delusioni. Dopo Sir Alex soltanto il buio nonostante le grandi risorse investite sul mercato e il numero di allenatori cambiati nel corso del tempo. Una squadra che non è più riuscita a trovare il “bandolo della matassa” . Una serie di risultati altalenanti, nel corso degli ultimi anni, ha visto spesso il Manchester United mancare l’appuntamento con l’accesso agli ottavi di finale di Champions League . Sulla panchina dello United dopo Ferguson si sono succeduti ben 5 allenatori in soli sette anni, un numero molto consistente per una squadra così blasonata in cui è facile comprendere come le idee di base siano state molto confuse e frutto di scelte assolutamente errate. Il primo di questa lunga lista fu David Moyes, l’allenatore scozzese prese in mano la pesante eredità lasciata da Sir Alex ovvero un club florido, fresco campione d’ Inghilterra e con un ottima struttura a livello giovanile. Purtroppo era piuttosto scontato l’esito della sua stagione, fu una vittima sacrificale di quel Manchester e dei suoi tifosi che inevitabilmente lo paragonavano al loro più grande trionfatore. Una stagione orribile nonostante la vittoria nel Community Shield di inizio anno, l’allenatore scozzese venne esonerato con la nomina ad interim di una grande leggenda dello United come Ryan Giggs. Il resto delle stagioni videro in rapida successione la nomina di altri allenatori quali: Luis Van Gaal, Jose Mourinho e l’attuale Ole Gunnar Solskjaer. Tecnici costati tra separazioni consensuali ed esoneri uno sproposito, intorno agli ottanta milioni di euro, portando a risultati miseri e ad una mancanza di continuità e di progettazione che hanno contribuito ad abbassare notevolmente il livello del Manchester United sia in Europa che in Premier League.

GRANDI INVESTIMENTI BASSI RISULTATI
I Red devils negli ultimi anni hano confermato una regola non scritta nel calcio: spendere tanto non è sinonimo di vittoria automatica. La squadra inglese dal 2014 a oggi ha investito un patrimonio sul mercato calciatori di circa un miliardo di euro non riuscendo a imporsi come la formidabile squadra di un tempo. Cifra da capogiro con la quale il team non ha fatto quel salto di qualità necessario a ottenere i risultati sperati dopo l’addio di Ferguson. A rendere ancor più "pesante" l'esborso è stato il rendimento dei tantissimi giocatori acquistati, ben al di sotto delle aspettative non dimostrandosi all'altezza della situazione oltre che della cifra spesa. Non a caso il palmares degli ultimi anni è stato molto magro e non rispecchia affatto l’enorme investimento fatto, infatti i trofei conquistati in sette anni sono stati soltanto cinque, alcuni nemmeno molto prestigiosi, tra cui due community Shield, un Fa Cup, una Coppa di Lega e un’Europa League. A conferma di quanto detto precedentemente anche i risultati in campionato non hanno brillato, se pensate che il secondo posto (con 19 punti di distacco dal City) raggiunto nella stagione 2017/18 rappresenta il miglior piazzamento negli ultimi sette anni, poi solo due sesti, un quinto, un quarto e un settimo posto in altrettanti campionati.

QUALE FUTURO PER LO UNITED?
Non è stato per nulla semplice separarsi da Sir Alex, ma sono convinto che il problema principale non risieda nella vera e propria mancanza dell’ex tecnico scozzese ma bensì in una totale disorganizzazione e mancanza di progettualità. Il Manchester United è uno dei club più ricchi al Mondo, con un elevatissimo fatturato ma ciò nonostante negli anni ha avuto una proprietà poco coinvolta all’interno delle vicissitudini di campo. Tutto ciò evidentemente ha creato delle enormi problematiche in quanto gli aumenti dei fatturati e degli introiti passano anche inevitabilmente dalle vittorie della squadra nelle competizioni a cui prende parte e in questo senso non si può essere soddisfatti. L’errore è stato anche quello di non riuscire a trovare un allenatore in grado di aprire un ciclo vincente legato ad un progetto tecnico di lungo periodo. Se David Moyes non è stato ritenuto in grado di poter reggere l’impatto del dopo Ferguson, prima Van Gaal e poi Mourinho dovevano essere gli uomini con cui poter rilanciare le ambizioni del club. Ma anche loro hanno fallito, in parte, poiché puntarono tutto su campagne acquisti faraoniche con risultati davvero deludenti. Adesso si è deciso di concedere fiducia ad un ex united come Solskjaer che da sostituto di Mourinho era anche ben riuscito a ricompattare il gruppo e ad inanellare una lunga serie di risultati utili consecutivi ottenendo una qualificazione in Champions League grazie al posizionamento raggiunto nel campionato scorso. Adesso i risultati del tecnico norvegese sono in scia con quelli dei suoi predecessori nonostante un discreto andamento in premier quest’anno.
Quindi quale futuro?
La soluzione ideale sarebbe quella di puntare su una progettualità a lungo termine e assumere una figura di “direttore sportivo”, anche se in Inghilterra non è molto utilizzata, che faccia da collante tra la società e la squadra attraverso delle scelte oculate di mercato al posto dell’allenatore o coordinandole insieme allo stesso. E’ certamente impossibile pensare di ritornare all’epopea vissuta con Ferguson, anche perché il calcio moderno risulta essere molto ben diverso rispetto a quello di vent’anni fa ma con le grandi risorse e potenzialità che possiede il Manchester si può certamente pensare di fare meglio e ritornare al più presto tra le squadre più forti d’Europa e d’Inghilterra.