La stagione della Juventus prosegue, al netto dello scivolone in Coppa e precoci allarmismi, come da programma: primo posto in campionato (con un margine maggiore di quello dello scorso anno), qualificazione agli ottavi di Champions, Cristiano Ronaldo capocannoniere e spirito guida della prima Juve senza Marotta.

Tutto sembrerebbe andare per il verso giusto (o quasi) eppure in quel di Torino sembrerebbe esserci qualcuno niente affatto felice.
Paulo Dybala sta vivendo forse il momento più complicato da quando ha lasciato Palermo (dove l'impatto col calcio italiano era stato tutt'altro che semplice). Un momento che vede sensazioni del tutto antitetiche al quelle espresse dal soprannome, la Joya, e fatte provare a tutti i tifosi a suon di gol e giocate spettacolari. Arriva alla Juve con la faccia pulita da "picciriddu" e la benedizione di Zamparini, che rivede in lui l'erede della Pulce. Nonostante i 40 milioni spesi, Allegri non lo getta subito nella mischia, lo dosa, lo protegge e Dybala sembra gradire: il ventuno bianconero (la dieci sarà affidata sulle spalle più larghe di Pogba) chiude la stagione con 19 reti e 9 assist.
Con la seconda stagione arrivano le responsabilità ma la ascesa non si ferma. Dybala conferma le sue doti, accetta di dividere l'area con un attaccante più famelico (il connazionale Higuain) e termina la stagione con 11 reti e 8 assist.
Il culmine a Torino: la notte dell'undici aprile davanti a Leo Messi, Dybala sigla una bellissima doppietta che annienterá il Barça (3 a 0 il risultato finale).
Sembra tutto perfetto. Dybala è probabilmente al momento più alto della sua carriera e il suo valore di mercato è alle stelle. Ma le cose di valore hanno un peso, più valgono e più son pesanti e la pesantezza ti trascina verso il basso, come cita Khudera nel suo famoso "L'insostenibile leggerezza dell'essere". E Dybala sembra non reggere quel peso.
La finale persa contro il Real, l'addio alla storica fidanzata, un infortunio e le aspettative sempre più alte. Dybala parte forte la stagione successiva (10 gol nelle prime 6 giornate a fronte delle 22 globali) ma qualcosa sembra non andare. Sbaglia due rigori decisivi con Atalanta e Lazio. Qualcuno comincia a mugugnare sulla tenuta mentale, ritenuta troppo fragile per chi aspira a prendere il posto di Messi. Come se non bastasse quando le cose sembrano già difficili, la vita non risparmia: come nella scenetta del Frankenstein Jr., comincia a piovere anche nella stagione di Dybala che si infortuna. Nulla di grave ma quanto basta per perdere condizione e un di fiducia in se stessi. La stagione si conclude con 22 reti, non poche, e l'eliminazione scottante a Madrid.

Il 2018 si apre con l'arrivo di Ronaldo. Ad oggi, il portoghese sembra aver definitivamente buttato Dybala fuori dal palcoscenico bianconero. Se giocare dietro Higuain aveva reso Dybala più trequartista e meno attaccante, con l'arrivo di Cr7, l'argentino sembra aver perso qualsiasi centralità nello scacchiere bianconero.
Allegri dice che Dybala è un perfetto "tuttocampista" ma la verità, ad oggi, è che l'argentino con la dieci sulle spalle è una comparsa fuori ruolo (appena 2 reti in campionato).
La panchina per 90 minuti contro il Parma ha gettato via il velo. Il problema c'è ed è reale. Dybala (che in Champions ha siglato ben 5 reti, quasi tutte da attaccante) è suo malgrado dinanzi ad un bivio: calarsi nella nuova veste cercando di risollevarsi o aspettare che questa stagione finisca in fretta.

La Juventus sembra aver accettato il rischio di veder depauperizzato il valore del giocatore (non più?) simbolo della squadra. Il centro di gravità bianconero sembra essersi spostato dal 10 al 7. Tempo per recuperare ce n'è, ma bisogna farlo in fretta.
Il calcio è crudele: o sei il più forte o sei un signor nessuno. Su Dybala sembra pesare ogni giorno di più il peso di ciò che poteva essere.