Ultimamente sui social si è scatenato un fenomeno virale che non sembra poter subire alcuna battuta d’arresto: i video di cucina. Se siete utenti abituali di almeno una delle piattaforme online più visitate, tra cui TikTok, Instagram o Facebook, avrete sicuramente avuto modo di notare come le Home di quest’ultime siano ricche di simpatiche e innovative video ricette, piuttosto che di chef affermati nei panni di influencer che rivelano alla community alcuni segreti dei loro piatti più prelibati. Non so se questa tendenza sia di Vostro gradimento o meno, ma personalmente spendo gran parte del mio tempo a visionare tali contenuti e a tentare di imitare le leccornie che più mi garbano. Oggi, però, ho deciso di apporre una lieve variazione sul tema, ricreando una sorta di indicazione su come plasmare l’attaccante perfetto. Questo è il ruolo in cui gioco nella mia squadra e rappresenta per me una fonte di studio e analisi dei più grandi interpreti per poter capire come migliorarmi. Inoltre, calcio e cucina sono due delle mie passioni più grandi e la loro unione potrebbe essere un azzardo azzeccato, ma per poterlo scoprire dobbiamo calarci nelle vesti di uno dei migliori cuochi-calciatori del secolo e cominciare a presentare la guida completa dedicata alla creazione dell’attaccante perfetto.

INGREDIENTI: tutto ciò che ci serve per forgiare il nostro giocatore è facilmente reperibile nelle Vostre cucine e, soprattutto, si tratta di ingredienti biologici e di alta qualità. Partiamo dall’ingrediente principale e continuiamo in ordine decrescente: 15 kg di pura finalizzazione, 12 kg di immancabile grinta, 10 kg di elevato senso della posizione, 8 kg di grande dinamismo, 7 kg di generosità, velocità e stacco di testa, 6 kg di agilità, 5 kg di forza e qualità tecnica e, per finire, un pizzico (in gergo culinario, quanto basta) di imprevedibilità. Sembrano elementi molto complicati da fondere assieme, ma con le dovute miscelazioni sarà un gioco da ragazzi. Per preparare questo piatto, ci serve innanzitutto la specifica competenza che ci permetta di conoscere in modo dettagliato ogni singolo ingrediente.

FINALIZZAZIONE: Partiamo proprio dalla componente protagonista, quella in grado di rendere prelibata o meno la nostra composizione. L’attaccante perfetto deve essere capace di segnare un numero assai importante di reti ogni stagione, cosicché la sua squadra sia libera da ogni tipo di pressione psicologica negli ultimi venti metri: quando il pallone arriva dalle sue parti, il goal dev’essere una certezza. Prendete per esempio Lewandowski: il suo Bayern arriva da una cocente eliminazione dalla Champions League e l’assenza causa infortunio del polacco è stato il fattore determinante della sfida. Infatti, i bavaresi hanno creato un quantitativo enorme di occasioni da goal, ma la palla ha superato la linea bianca di porta “solamente” tre volte. Questo perché in attacco mancava l’uomo di riferimento, il giocatore che capitalizza le azioni dei compagni. Dunque, la finalizzazione è l’ingrediente principale, attorno al quale andremo ad amalgamare le altre sostanze.

GRINTA: un altro aspetto da non trascurare è, senza ombra di dubbio, la determinazione con cui il nostro talento scenderà in campo (o, in questo caso, nel piatto). La cattiveria agonistica è la chiave di ogni giocatore, qualsiasi sia il suo ruolo. Non potrebbe essere altrimenti, in quanto voglia e grinta fungono da motivazione per lottare su ogni pallone. Lo sa bene Haaland, il baby prodigio che, ogniqualvolta lo si osservi giocare, mostra un carattere forte e autorevole, connotato da una grande dose di pura passione. Forse è questo il segreto del norvegese: combattere sempre e comunque, caparbiamente. I risultati sono assolutamente favorevoli a lui e perciò non abbiate paura ed esagerate anche con questo elemento.

SENSO DELLA POSIZIONE: probabilmente è l’equivalente della cipolla in cucina: apparentemente inutile e spesso sottovalutata, ma indispensabile per dar gusto ai propri piatti. Il senso della posizione serve proprio a questo, ovvero a garantire il giusto contrasto per esaltare tutte le altre componenti. Pensate semplicemente a Pippo Inzaghi. Un marcatore formidabile, dotato di un’ottima finalizzazione e di tantissima grinta, ma la caratteristica che gli ha reso possibile lo sviluppo di una carriera così ricca di gloria e di reti è stata proprio quella in questione. Anche in questo caso siete liberi di eccedere, ovviamente con razionalità, altrimenti rischiate che il piatto diventi immobile.

DINAMISMO: onde evitare quest’ultimo difetto, è il caso di dare al giocatore anche grande dinamicità e movimento. Questa tecnica è prettamente innovativa, dato che fino a pochi anni fa l’attaccante era predisposto a giocare su una fetta di campo ristretta. La staticità di qualche tempo fa va quindi sostituita con il dinamismo, affinché la nostra punta possa svariare su tutto il fronte offensivo, senza dare punti di riferimento alla retroguardia avversaria. Già da questo ingrediente cominciate a stare più accorti, altrimenti ritroverete il Vostro numero nove in marcatura sul centravanti avversario. Sicuramente apprezzabile, ma, come si suol dire, l’attaccante nella propria area è buono solo a commettere danni.

GENEROSITÀ/SPIRITO DI SACRIFICIO: Nonostante non si chieda al giocatore di rientrare sino alla propria area di rigore, è necessario che esso sia dotato di qualche chilo di generosità, dote indispensabile nel calcio moderno. Oramai viene chiesto un gran lavoro di sacrificio a tutti gli undici in campo, dunque non è accettabile plasmare l’attaccante perfetto senza inserire tra gli ingredienti questa componente speciale. Ne è stato vittima Icardi, colpevole di non scendere mai in aiuto dei compagni e per questo criticato pesantemente, perciò assicuriamoci di frullare anche questa componente all’interno del piatto.

VELOCITÀ: Anche in questo caso, seppur non una delle caratteristiche più importanti, è fondamentale assicurarsi di aver dosato correttamente la velocità. Il terminale offensivo perfetto non può assolutamente peccare nello sprint. Oggi più che mai è essenziale che gli strappi del nostro creato siano fulminanti e che la rapidità con cui si destreggia in tavola sia determinante. Lo scatto in profondità di Haaland, la velocità nell’uno contro uno di Neymar, la rapidità di pensiero di Benzema, l’allungo poderoso di Mbappè, lo strappo micidiale di Lukaku: non può mancare nulla di tutto ciò.

STACCO DI TESTA: Avete ragione, il calcio di oggi è basato sul concetto di palla a terra e tiki-taka, ma spesso ciò non basta per punire le difese avversarie. Che si parli di calcio o cucina, è sempre necessaria la giusta unione di tradizione e innovazione. Ce l’ha dimostrato ieri il Liverpool, che ha giocato una buona partita, ma ha creato poche occasioni da goal. Questo perché il Real era consapevole dei limiti della squadra di Klopp e perciò gli ha lasciato libero arbitrio solo sulle fasce. Ovviamente gli inglesi sono arrivati molteplici volte a ridosso dell’area di rigore, ma una volta puntata la linea di fondo e messa la palla in mezzo, la difesa dei Blancos ha allontanato la minaccia senza troppi problemi. Sicuramente, la presenza di un buon colpitore di testa al centro dell’attacco avrebbe permessi ai Reds di essere più incisivi e forse avremmo assistito a un match diverso.

AGILITÀ: Un altro ingrediente secondario, ma non per questo meno importante, è l’agilità nei movimenti. Il nostro attaccante dev’essere in grado di cadere e rialzarsi rapidamente, passare in spazi stretti senza troppi problemi, compiere dribbling sublimi con raffinatezza e in scioltezza. Tutto ciò può avverarsi solo se dotato della giusta agilità, ovvero di quella capacità di variare la propria posizione del corpo in modo rapido ed efficiente, senza alcun intoppo. Le componenti del nostro piatto sono numerose ed è quindi necessario abbinarci quest’ingrediente “equilibrante”, proprio come faremmo con il sale all’interno dei nostri cibi amari.

FORZA: Ora che siamo tranquilli dal punto di vista dell’equilibrio, possiamo aggiungere questo ingrediente formidabile che caratterizza pochi giocatori e li rende spesso incontenibili. Fidatevi, l’ho visto fare in TV da un famoso chef-allenatore, Antonio Conte, che ha aggiunto al suo attaccante ideale quella dose di forza tale da permettergli di aprire in due i piatti degli avversari, spesso rendendolo un vero e proprio carro armato. Il suo piatto tipico si chiama Lukaku e sta riscuotendo un egregio successo nel miglior ristorante di Milano. Ne sono rimasto affascinato anch’io e non ho potuto fare a meno di chiedere quale fosse il fattore determinante del piatto, che ovviamente è la forza. Inutile dire che l’ho immediatamente aggiunta alla ricetta del mio attaccante perfetto.

QUALITÀ TECNICA: Quando sono entrato in quel famoso ristorante stellato, denominato “Inter”, per chiedere pregi e difetti di quel piatto delizioso, mi è stato detto che ha una pecca che emerge rispetto al resto: una qualità tecnica non entusiasmante. Perciò, ho deciso di aggiungere al mio centravanti anche qualche chilo di questo ingrediente che, a quanto dicono, rende i retrogusti del nostro cibo un vero e proprio spettacolo per il palato e per gli occhi. Una garanzia se si cerca una punta capace di dribblare, servire assist e indirizzare adeguatamente le proprie sponde per i compagni.

IMPREVEDIBILITÀ: l’ultimo ingrediente della nostra ghiottoneria è anche il più complicato da bilanciare. Ne serve giusto un pizzico; né troppo, né troppo poco. Se dovessimo esagerare, il problema potrebbe essere più grave del previsto, perché un giocatore eccessivamente imprevedibile è spesso di intralcio alla squadra. Al contrario, se non rischiassimo nulla e non ne mettessimo nemmeno una manciata, avremmo la certezza di doverci arrendere contro squadre abili difensivamente a retroguardia schierata. Indi per cui, è essenziale la delicatezza con cui andremo ad aggiungere una spolverata di imprevedibilità al piatto. Proprio come quel tocco di caffè in un risotto, o la presenza del mango nei cappellacci (sì, ho rubato l’idea a Masterchef). L’attaccante imprevedibile è capace di tentar la giocata decisiva al momento giusto, proprio come fece Immobile qualche Lazio-Napoli fa per ingannare la marcatura di tre difensori e superarli con un magistrale controllo orientato di tacco.

PREPARAZIONE: Ora che abbiamo visionato le caratteristiche principali di ogni ingrediente, arriva la parte più difficile del gioco. Innanzitutto, forniamoci degli strumenti necessari per la realizzazione del piatto. Serviamoci di un buon preparatore atletico, possibilmente esperto ed empatico. In caso contrario, la nostra creazione rischierebbe di non trovare la giusta consistenza e di rompersi al momento dell’impiattamento, come è successo al ristorante rossonero. Dopodiché, non dimentichiamoci di collocarlo in una tavola arredata ad hoc e organizzata al meglio, possibilmente ricca di storia e non inguaiata a livello economico. Questo perché la squadra in cui il nostro giocatore agirà come riferimento offensivo dev’essere adeguata alle sue caratteristiche e fornita dei giusti contorni per metterlo a proprio agio. Infine, anche la scelta dello chef è fondamentale, affinché l’ambientazione sia serena e favorevole. Ricordiamoci che l’allenatore deve saper valorizzare al meglio i gioielli di cui viene fornito, talvolta rendendoli più forti di quanto si potesse immaginare (vedasi Juric con il proprio Hellas Verona, capace di formare una squadra di alto livello composta da giocatori poco più che mediocri). Ora che disponiamo di tutti gli strumenti chiave, procediamo con la creazione della prelibatezza. Iniziamo predisponendo in una ciotola gli ingredienti utili per preparare una sorta di crema su cui appoggiare il pilastro del piatto. Essi sono forza, qualità tecnica, velocità e agilità. Una volta preparato il letto, adagiamoci sopra un rollè di finalizzazione composto da grinta, dinamismo e senso della posizione. In seguito, tagliamo alla julienne lo stacco di testa e la generosità e incastriamo il tutto nel nostro letto. Infine, tritiamo finemente l’imprevedibilità, mettiamone una spolverata sopra al rollè e il gioco è fatto. A questo punto, non perdiamo tempo e serviamo la nostra pietanza il prima possibile, stando attenti che non si raffreddi perdendo il proprio potenziale. Occhio anche al cameriere cui lo affidiamo, in quanto alcuni procuratori sono avidi e dediti solo al denaro e al guadagno, rovinando l’essenza della ricetta (ogni riferimento a Mino Raiola è puramente casuale). L’ultima accortezza concerne il servizio: meglio inserirlo in un contesto bello e spettacolare piuttosto che utile ma meno elegante... la clientela di oggi è assai pretenziosa e tiene più al bel gioco che ai risultati!
Ora che abbiamo concretizzato la nostra opera, non ci resta che attendere i primi responsi, nella speranza che venga apprezzata soprattutto dai palati più delicati. Solo Oliver Hutton, protagonista della celebre serie "Holly e Benji", reincarna perfettamente la nostra ricetta, ma negli anni passati ci sono stati alcuni piatti altrettanto graditi e quasi perfetti, tra cui i due Ronaldo (ancora oggi dividono la folla quando si cerca di capire quale sia il più buono), Maradona, Messi, Di Stefano e Pelè.
Che il nostro capolavoro possa raggiungere traguardi ancor più notevoli? Chi lo sa! Ma la domanda che più di tutte mi sorge spontanea riguarda il nome che attribuiremo all’attaccante perfetto che abbiamo creato, ma è una questione cui solo il tempo saprà dare una risposta. Haaland, Mbappè, Greenwood...? 
Voi avete già qualche vaga idea?