Caro Calcio,
ti scrivo con il cuore in mano e con una sorta di malinconia che non mi si addice. Mi hanno insegnato che, prima di tutto, bisogna chiedere al proprio interlocutore come si senta. Questa volta no, non ce n’è la necessità. So benissimo come ti senti. Ti senti confuso, addolorato, tradito. Non riesci a trovare pace, proprio come noi. Solo un anno fa, sei stato colpito anche tu da questo terribile virus che ci ha piegati in due, ma la tua resilienza ti ha permesso di rialzarti immediatamente. Ma non più forte di prima, purtroppo. Ora come ora, ti ritrovi a dare spettacolo in stadi vuoti, tanto di spettatori quanto di emozioni. So come ci si sente. Ti mancano i tuoi tifosi. Seguirti da casa, inevitabilmente, non è nemmeno paragonabile alle sensazioni che si provano quando si varca la soglia d’entrata del proprio anfiteatro del cuore. Nonostante tutto, però, non hai mollato. Gli scorsi giorni sembrava addirittura che fossimo arrivati al capolinea di questa terribile esperienza. La notizia della parziale riapertura degli stadi ci ha illusi tutti. Finalmente, la luce in fondo al tunnel cantata da Max Pezzali pareva divenire sempre più abbagliante. Ma era una speranza falsa, meschina. Quella gioia che tutti noi abbiamo provato è subito stata sbiadita dall’amara notizia delle ultime ore: la Super Lega è stata ufficializzata.

Ma facciamo un passo indietro.
Ho voglia di rivivere insieme a te gli attimi salienti del nostro amore. Non mi va di cimentarmi in una cupa disquisizione della nuova proposta europea; non per il momento, almeno. Premetto di non schierarmi dalla parte dei fan che ti danno per morto. Assolutamente no, sei più vivo che mai. I cambiamenti, positivi o negativi che siano, portano sempre nuove energie. Dunque, sono sicurissimo che tu non sia nemmeno lontanamente in fin di vita. E come potrebbe essere altrimenti? Sei lo sport più amato nel mondo, la fonte di una miriade di sogni d’infanzia che permettono a noi ragazzi di credere nel nostro futuro. Questa è la tua essenza. Noi tifosi siamo la tua essenza. E per questo, non morirai mai. Nelle strade, nelle piazze e nei campetti popolari. Noi saremo sempre lì a combattere per segnare un altro goal. Non dimenticherò mai tutto quello che hai fatto per me. È vero, il nostro è sempre stato un rapporto connotato da alti e bassi, almeno a livello pratico. O meglio, il mio amore nei tuoi confronti è sempre stato smisurato, ma talvolta hai voluto mettermi alla prova, forse esagerando. Mi hai fermato tante volte, il mio fisico è sempre stato di intralcio e lo è tuttora. Mi dissero di avere il motore di una Ferrari, inserito nel telaio di una Panda. Ma non ha importanza, mi accontento anche di un amore platonico. Perché ti sarò per sempre grato, nonostante tutto. Mi hai portato con te sin dal grembo materno, quando scalciavo talmente forte che il babbo era certo che, in futuro, sarei stato un calciatore. E così è stato. Già a quattro anni mi ritrovavo stabilmente nel rettangolo verde del mio piccolo paesino, spesso da solo, perché la mia tenera età era di intralcio ai più grandi. Ma non mi è mai interessato, a me sono sempre bastate una palla e una porta per essere felice. E la mia infanzia l’ho passata in questo modo, insieme ai miei compagni di sempre che, come me, non potevano fare a meno di inseguire una sfera in mezzo al verde dei fili d’erba, tenuti ad hoc dal custode del campo. Crescendo, sei diventato molto più di un pallone da calciare. Sei diventato la mia seconda casa, il mio rifugio nei momenti più difficili della mia adolescenza. Quante volte, dopo un classico litigio tra mamma e figlio, sono scappato e mi sono fiondato tra le tue braccia. E tu sei sempre stato là, a confortarmi e coccolarmi, come se fossi il tuo bambino. Ora inizio a diventare grande, talvolta ti metto al secondo posto, ma non devi affatto sentirti offeso, anzi. Rimani comunque il mio punto di riferimento, la mia ancora di salvezza quando mi crolla il mondo addosso.

In questi giorni, però, il mondo sta crollando addosso a te. Ed eccomi qui, pronto a giurarti passione infinita.
Sei tu, adesso, che devi appoggiarti a me, a noi
.
Smettila di essere il calcio del vil denaro, smettila di essere l’interesse dei più grandi azionisti internazionali, smettila di concederti a chi non ti ama per ciò che sei. Sono anni che FIFA, UEFA, procuratori, imprenditori e presidenti societari ti usano solamente come fonte di guadagno. Quella competizione che tanto sta facendo parlare di sé nelle ultime ore è la semplice conseguenza causata da anni di soprusi e illegittimi giri di soldi; nulla di inimmaginabile e terribile. Oggi o domani, non sarebbe stato possibile evitare tale scissione calcistica. Il mondo evolve e, con lui, pure tu. Com’è giusto che sia. Ma ricordati ciò che sei veramente. Non pensare a chi ti controlla. Sei lo sport del popolo, non m’interessa nulla che ora tu venga gestito dai ricchi. Non sei quello che vogliono farti credere che tu sia, sei molto di più. Ti sei già dimenticato della favola del Leicester? Oppure del Verona di Bagnoli? O, ancora, di Clough e il suo Nottingham Forest? Ti sei dimenticato cosa rappresenti per milioni di giovani? I desideri, le speranze, le piccole vittorie che ti segnano per sempre. Ha ragione Bruno Fernandes, i sogni non si possono comprare. E hanno ragione anche il loco Bielsa e Robin Gosens, perché il bello del calcio è che i deboli possono battere i forti. Davide che trionfa su Golia è una storia che ha sempre affascinato noi appassionati e che per sempre ci affascinerà. Anche Ozil ha voluto mandare un messaggio a noi che ti amiamo, ricordandoci che l’attesa del piacere, spesso, è essa stessa il piacere. Sarebbero così appassionanti i big match se si giocassero ogni settimana? Ma questo, d’altronde, è il semplice riflesso della nostra società. Non siamo più capaci di aspettare, esigiamo tutto subito, rovinandoci la magia delle grandi attese. Non è colpa tua.

Caro calcio, tu sei nostro, appartieni a noi tifosi. E il fatto che tutti si stiano schierando dalla tua parte, ti fa onore. Finché la folla ti acclamerà a gran voce, tu non morirai. Non so se la Super Lega sia nata per salvarti o per distruggerti, ma in entrambi i casi i nostri sentimenti non cambieranno.
Non mi schiero né dalla parte della Super Lega, né dalla parte delle Federazioni. Mi schiero dalla tua parte. Continuerai ad appassionare tutti i bambini, continuerai a far discutere di te ai bar, continuerai ad essere un punto di riferimento per tutti coloro che ti amano per ciò che sei. E fidati, quest’ultimi sono davvero tantissimi. Sparsi in ogni angolo del mondo. Persino il più remoto territorio del globo conosce la poesia del Fùtbol. “Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio”. Ed è per questo che tu, mio amato calcio, non morirai mai. Nel bene e nel male. Nella gioia e nel dolore. Nel passato e nel futuro. Noi ti ameremo per sempre.
Con affetto, Riccardo Irrera.