Finalmente il calcio è tornato a far parlare di sé. Dopo un lungo periodo in cui le più famose testate giornalistiche, i notiziari e le piattaforme online hanno prediletto le discussioni riguardanti vaccini e problematiche sociali di vario tipo, il nostro sport preferito è finito nuovamente alla ribalta. Le modalità con cui ciò si è verificato non sono certamente le più auspicabili, ma quel che conta è che il pallone abbia ritrovato quella rilevanza che mancava oramai da mesi. Nel bene e nel male, ognuno di noi ha voluto esprimere il proprio parere per quanto concerne la Super Lega, seppur quest’ultima sia terminata prima ancora che vedesse sorgere la luce del sole. Pareri discordanti, com’è giusto che sia. Era proprio ciò di cui avevamo bisogno noi appassionati: accesi dibattiti calcistici. Dunque, il fenomeno mediatico avviato da Florentino Perez, Andrea Agnelli e compagnia cantanti (o meglio, imprenditori) è stato, in fin dei conti, un toccasana per il mondo del Fútbol. Proprio così, perché finalmente i tifosi si son ricordati quali siano i valori per cui ciascheduno si è innamorato del calcio. Anche la nostra community si è infuocata dopo un periodo di parziale mancanza di idee e contenuti, ritrovando l’ispirazione grazie a ciò in cui credono: il pallone. Tanti di noi hanno ricordato le motivazioni per cui questo sport è il più bello del mondo, rievocando virtù quali la sportività, la meritocrazia e la passione. Altri hanno voluto rammentare la loro storia d’amore con il calcio, parlando per esempio dell’infanzia passata a calciare una sfera e sognare ad occhi aperti. Altri ancora si sono soffermati su quella che sarebbe la principale perdita che avverrebbe nel caso in cui una competizione del genere dovesse sorgere: le storiche imprese dei piccoli club. Infine, ci sono stati coloro i quali hanno preferito schierarsi dalla parte di tale innovazione, basandosi su una serie di dati che espone chiaramente i problemi del sistema calcistico europeo, già da tempo deteriorato dalle federazioni, tra cui UEFA e FIFA. Insomma, quel momento che tanti hanno definito come la morte del calcio, sembra essere semplicemente il principio di quello che sarà un nuovo ciclo. Perché ora ognuno di noi è consapevole di quel che vorrebbe dire sottrarre al calcio i propri punti cardine, intaccando irreversibilmente ciò che amiamo. Ma come mai questo lungo preambolo, Vi chiederete giustamente. Semplice, ho aperto le porte a quello per cui avete deciso di leggere il mio articolo: i gesti di fair play più celebri della storia del calcio. Ultimamente ci siamo dimenticati i veri valori del nostro sport, ma credo sia arrivato il momento di rifletterci sopra e cominciare a ricordare quali sono. Non siamo solo ventidue giocatori che rincorrono un pallone, non siamo pecore che lottano per segnare un goal, non siamo semplici persone che si divertono a bruciare calorie in un rettangolo verde. Siamo molto di più. Siamo esseri umani. E, come tali, abbiamo dei principi a cui attenerci: lealtà, umiltà, spirito di gruppo, sportività. Quest’ultima, seppur ora si preferisca chiamarla con il proprio nomignolo inglese, fair play, è una virtù che da sempre accomuna solo i migliori personaggi calcistici e non. È una metafora che, contestualizzata all’ambito sociale in cui viviamo, corrisponde all’onestà. E sappiamo tutti benissimo quanto sia difficile essere onesti in qualsiasi azione si compia. Similmente, talvolta in un match si presentano situazioni assai complicate in cui i giocatori si trovano di fronte a una scelta: favorire la propria squadra ingiustamente o seguire la via della giustizia e perdere un’occasione che potrebbe portare alla vittoria? Ed ecco che entra in gioco la sportività. Così si distinguono i veri uomini dai ragazzini. Pensiamo per esempio a Maradona: chi di Voi non rammenta la celebre rete siglata con l’ausilio della mano sinistra? Il Diez più forte di sempre, infatti, verrà ricordato negli Annali del calcio quasi unicamente per le sue spropositate doti tecniche. A livello umano, invece, la condotta nel corso della sua vita è stata quanto meno discutibile. Tant’è vero che, in quell’Argentina-Inghilterra, l’attaccante dell’albiceleste non ha ammesso di aver deviato in rete il pallone con la mano, risultando tutt’altro che sportivo. Al contrario, ci sono stati alcuni giocatori che si sono contraddistinti per la loro invidiabile correttezza, esaltata in un momento analogo a quello appena analizzato. E allora, apriamo proprio con loro questa speciale narrazione.

KLOSE: GOL DI MANO Era un Napoli-Lazio valevole per il campionato. Allora, Klose era la punta centrale dei biancocelesti. Dopo pochi attimi di partita, il direttore di gara assegna un calcio d’angolo a favore degli ospiti e sugli sviluppi dello stesso la palla termina in rete. Tutto valido per il direttore di gara Banti; inizialmente, Miroslav sembra esultare con i propri compagni, ma non appena si vede accerchiato dagli avversari decide di confessare all’arbitro di aver commesso un’irregolarità. A fine partita si renderà protagonista di queste dichiarazioni:” Il pallone mi è finito sulla mano. Per me era la cosa più normale del mondo dirlo all'arbitro”. Gran gesto di sportività, sebbene non il primo della sua immensa carriera. Infatti, pochi anni prima, precisamente il 30 aprile del 2005, Klose militava nel Werder Brema e decise di non battere un calcio di rigore assegnatogli. A fine partita la sua squadra trionfò ugualmente, schiacciando l’Arminia Biefeld grazie a un netto 3-0.

DE ROSSI: GOL DI MANO 19 marzo 2006, Roma-Messina. I padroni di casa stanno vincendo 1-0 grazie al goal di Perrotta quando, al trentacinquesimo minuto, Mancini crossa un pallone al bacio su cui si fionda di “testa” De Rossi. Il goal viene inizialmente convalidato, ma è evidente che qualcosa plachi la gaiezza di Daniele. Nel frattempo, la squadra avversaria si riversa a muso duro contro l’arbitro Bergonzi. Il centrocampista giallorosso guarda quest’ultimo e con un cenno quasi impercettibile gli fa capire di aver commesso una palese irregolarità. Insomma, il vicecapitano ammette di aver spinto la sfera in rete con l’ausilio della mano e il goal viene quindi annullato. Tutto il Messina si complimenta con l’allora ventitreenne di Roma e lo stesso fa il direttore di gara. In seguito, De Rossi si riferisce all’arbitro con tono scherzoso e gli dice: “Però nun m’ammonì”. Il 2-1 finale rende onore all’azzurro. Si conclude così questa storica partita, commemorata ancora oggi per il celebre gesto di correttezza. Daniele sarà poi insignito del premio “Fair Play Internazionale”. Nella Capitale viene ricordato con orgoglio non solo per le sue grandi gesta calcistiche, ma anche per la sua spropositata umanità che ha sempre dimostrato, come in questo caso.

PAOLO DI CANIO: AZIONE DA GOAL INTERROTTA Passiamo ad un altro italiano. Questa volta, contrariamente a quanto detto di Daniele De Rossi, l’attaccante viene ricordato grazie alla sua fama di “bad boy” che lo ha sempre preceduto a causa del suo carattere scontroso. Ma, a distanza di ventuno anni, Di Canio viene ancora celebrato per un gesto assai apprezzabile e poco aspettato. Era il 16 aprile del 2000 e l’Everton ospitava il West Ham, squadra di Paolo. La sfida è davvero cruciale per le due formazioni inglesi e al novantesimo minuto il parziale è inchiodato sull’1-1. Il “Best of the rest” non è mai uno scontro come gli altri e, in qualche modo, trova sempre un episodio che faccia discutere. In questo caso, in positivo. Mancano pochi istanti al termine del match quando il portiere dei Toffees, Paul Gerrard, improvvisa un’uscita tutt’altro che sicura per fermare l’avanzata avversaria. Purtroppo, riceve un colpo fortuito non ravvisato dall’arbitro, il quale lascia correre il gioco. Sinclair non si preoccupa delle condizioni del numero uno nemico e indirizza uno spiovente al centro dell’area, dove il solito Di Canio è pronto a colpire. Attimi decisivi. Lo stadio è in silenzio. Si aspetta solo il siluro che trafigga la rete. Paolo, però, sorprende tutti con un gesto memorabile: prende in mano la sfera e indica immediatamente l’infortunato. La folla lo applaude, i giocatori sono increduli, a metà tra la rabbia per non aver sfruttato il cross e l’ammirazione per aver avuto il coraggio di fermare il gioco. Il match finisce 1-1, ma il protagonista assoluto non si è mai pentito di quella azione, commentando così quanto accaduto: “Devo dire la verità: non avrei mai potuto segnare. Sono sempre stato una persona buona. Col portiere stramazzato a terra e impossibilitato a prendere il pallone, ho preferito fermarlo con le mani. Perché? Nel periodo di Natale si è tutti più buoni. Lì si è vista la vena docile e gentile del signor Paolo Di Canio. È un ricordo molto bello, ancora oggi ricevo dei messaggi da alcuni tifosi dell'Everton che ricordano con affetto quel gesto. Essere ricordati per qualcosa di bello non è male”. A dirla tutta, gli Hammers non la presero affatto bene, come raccontano Redknapp, l’allenatore, e Pearce, un suo compagno. A stagione finita, però, il campionato non fu compromesso e il West Ham si salvò tranquillamente. Alla fine, l'onestà vince sempre.

MARCELO BIELSA: GOAL CONCESSO AGLI AVVERSARI Rimanendo in tema di personaggi folli, come non citare l’ineffabile Loco Bielsa! Non è mai stato un uomo come gli altri, tantomeno un allenatore comune. I suoi ideali e le sue trovate geniali l’hanno contraddistinto sin dagli esordi. Nonostante tutto, è sempre stato un uomo puro e onesto, connotato da una sportività e una lealtà fuori dalla norma. Proprio per questo è stato esemplare in molteplici azioni lodevoli, come quella che Vi sto per narrare. Leeds-Aston Villa. Una partita decisiva, dato che in palio c’era l’accesso ai play-off e la successiva promozione in Premier League. La tensione, dunque, è alle stelle. Gli episodi non sono affatto utili a placare gli animi, anzi. Al settantunesimo minuto, la squadra allenata dall’argentino di Rosario passa in vantaggio grazie alla rete di Klich, ma il goal viene aspramente contestato dagli ospiti, i quali rimproverano gli avversari di non aver interrotto l’azione in seguito all’infortunio di Kodjia. I Villans sono infuriati e a farne le spese sarà El Ghazi, espulso per una gomitata ai danni di Bamford. C’è bisogno di ordine, di onestà. E chi, se non Bielsa, avrebbe potuto sistemare la situazione attraverso una trovata fuori dagli schemi!? In accordo con il direttore di gara (e un po’ meno con i propri giocatori), il Leeds concede il pareggio alla ripresa del gioco. “Fate segnare gli avversari”, grida Bielsa alla squadra. Il match termina poi in parità e la lotta per la promozione rimane ancora apertissima, ma il Loco ha dimostrato al mondo intero di non avere eguali. Un esempio da seguire. Anche questa volta, la sportività ha premiato i Whites: la promozione in Premier League, infatti, non tarda ad arrivare.

ROBBIE FOWLER: RIGORE (QUASI) RIFIUTATO Rimaniamo in Inghilterra, ma spostiamoci nel campionato maggiore, qualche anno più indietro. Era il lontano 22 marzo, stagione 1996/1997. Robbie Fowler si trova all’apice della sua carriera e i tifosi del Liverpool lo acclamano a gran voce, vedendolo lottare ogni domenica per la loro maglia. Si gioca Arsenal-Liverpool, una partita diversa dalle altre. I Reds guidano la gara per 1-0 e continuano a mantenere il pallino del gioco, sfiorando più volte il goal del raddoppio. L’occasione si presenta a Fowler grazie ad un lancio dalle retrovie. Seaman, l’allora portiere dei Gunners, si avventa sull’attaccante avversario, travolgendolo. O meglio, questa la sensazione del direttore di gara. Robbie, invece, sa di non esser stato nemmeno toccato e si rialza immediatamente, gesticolando verso l’arbitro: “Non mi ha preso, non era fallo”. Non è dello stesso avviso il fischietto del match, che fa orecchie da mercante e concede ugualmente il rigore. Non c’è nulla da fare, non vuole saperne di sconfessare la propria scelta, rimane inamovibile. Il natio di Toxteth, un sobborgo di Liverpool, decide di farsi parare il penalty, ristabilendo la giustizia, ma solo momentaneamente. Perché sulla respinta si fionda McAteer, decisamente meno scrupoloso del compagno di squadra, che sigla il provvisorio 2-0, facendo arrabbiare sia amici che nemici. La partita si conclude sul risultato di 2-1, ma quella sera a trionfare non saranno i Reds, bensì il (tentato) gesto di fair play dell’attaccante inglese.

Viste le recenti vicende calcistiche, mi sono sentito in dovere di proporVi un articolo riguardante un tema assai delicato e troppo spesso sottovalutato come quello della sportività, affinché tutti noi possiamo trarne esempio. È sempre piacevole vivere momenti simili e assistere a scene di lealtà da parte dei giocatori. Foto come quella di Joao Pedro che consola Kurtic, di Mertens che si commuove e scoppia in lacrime, di Belotti che confessa l’innocenza dell’avversario, fanno bene al calcio. Perché rammentano a tutti quel che siamo. Talvolta tendiamo a dimenticarci che il Fútbol rappresenta dei valori indispensabili per ognuno di noi. Talvolta tendiamo a lasciar da parte la nostra onestà, a favore di atti poco garbati. Ma il calcio ci ricorda che siamo (o meglio, dovremmo essere) persone virtuose. Dobbiamo perseguire la sportività e la correttezza, se non vogliamo che il nostro sport preferito muoia. Fermiamoci un attimo e riflettiamo su ciò che conta davvero.
Bisogna essere prima dei grandi uomini e poi dei grandi calciatori, poiché il campo di calcio non è altro che lo specchio dell’essere.