Questo articolo nasce dalla volontà di raccontare cosa avesse spinto diverse nazionali a indossare la maglia con la frase: “Human rights: on and off the pitch” (Diritti umani: dentro e fuori dal campo), in difesa dei lavoratori morti in questi anni per via del loro sfruttamento nella costruzione di stadi e infrastrutture da utilizzare al prossimo Mondiale in Qatar. Svolgendo alcune ricerche riguardo i Diritti umani, però, ho scoperto che oggi, mercoledì 7 aprile 2021, la Convenzione di Istanbul, istituita per la lotta alla violenza contro le donne, compie dieci anni. La Convenzione in questione, per farla breve, si basa su un pilastro chiave della nostra società: la prevenzione e la difesa delle donne da ogni tipo di violenza, fisica o psicologica che sia, cosicché possano vivere una vita libera e degna. Lo scorso 20 marzo, Erdogan ha annunciato il ritiro della Turchia da questo trattato, in modo assai discutibile. In questi ultimi giorni, sembra che anche la Polonia sia intenzionata ad agire sulla falsa riga dei turchi. Ovviamente ciò ha scaturito grandi proteste da parte dei movimenti a protezione dei diritti delle donne. Incuriosito dai recenti svolgimenti della lotta, mi sono immerso in una serie di articoli circa questo delicato tema e ho deciso di archiviare momentaneamente la vicenda calcistica in favore di una questione che mi ha permesso di riflettere a lungo sull’inadeguatezza del mondo in cui viviamo. Spero che questo articolo trasmetta il messaggio da me desiderato e che sia fonte di ragionamento per ognuno di noi, affinché la nostra community sia informata e pronta a schierarsi al fianco delle nostre amate donne. Ma iniziamo con calma… cosa sono i diritti umani tanto discussi in queste settimane?

I DIRITTI UMANI
La categoria dei diritti umani comprende tutti quelli riconosciuti all’uomo per il semplice fatto di appartenere al genere umano. La loro esistenza è da ricercare agli albori delle civiltà evolute, ma la concezione moderna di questi diritti è nata solamente in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale per motivi più che ovvi. Infatti, i nazisti hanno sterminato milioni di persone per semplice discriminazione di genere, in particolare quello ebraico, ma anche per i pregiudizi riguardanti disabili e omosessuali. Per evitare il verificarsi di un altro evento simile, le Nazioni Unite hanno stilato, nel 1948, la Dichiarazione Universale dei diritti umani. I quattro pilastri di quest’insieme di norme sono la dignità, che protegge i valori condivisi da tutti gli individui a prescindere dalla religione, dall’etnia o dal sesso, la libertà, che riguarda i diritti legati alle libertà individuali e alla sicurezza personale, l’uguaglianza, che garantisce la partecipazione politica e pubblica di tutti gli uomini, e la fratellanza, che concerne diritti economici, sociali e culturali. A livello giuridico, questo emendamento non è vincolante, ma a livello pratico, ha costituito il modello morale su cui basarsi per l’adozione dei successivi trattati a livello internazionale, nazionale e regionale. Ma con la Dichiarazione universale dei diritti umani, sono stati risolti tutti i problemi etici nel mondo? La risposta, piuttosto scontata, è no. Anzi, al giorno d’oggi, i fatti di cronaca inerenti alla violazione dei diritti umani sono molteplici e non sembrano diminuire. Inoltre, le categorie che subiscono questi torti sono praticamente di qualsiasi tipo. Si passa da notizie di discriminazione razziale sulla base del colore della pelle, alle aggressioni ricevute dai membri appartenenti alla comunità LGBT+, alle ingenti proteste riguardanti le migrazioni e i profughi. Crescono anche le news per quanto concerne la violenza subita dalle donne, le disparità ancora oggi eccessive tra sessi, i maltrattamenti e le umiliazioni ricevute dalle mogli. Non mancano nemmeno eventi di sterminio di massa, che però vengono parzialmente coperti dagli Stati che partecipano al genocidio, racconti di sequestri e torture subite da persone straniere e non, abusi di potere da parte delle guardie di Stato contro i civili. Insomma, la lista è davvero lunga e più si analizza la situazione, più appare grave la condizione sociale in cui viviamo. Ma concentriamoci in particolare su un tema tra quelli precedentemente citati: la violenza sulle donne.

LA VIOLENZA SULLE DONNE
La violenza sulle donne rappresenta un fenomeno sempre più comune all’interno delle cronache giornalistiche. Da anni ormai si cerca di debellare questa triste pratica attraverso istanze verso governi nazionali e organismi internazionali. Ciò perché non rappresenta solo una violenza basata sulla differenza di genere, bensì consiste in un grave ostacolo che mina l’uguaglianza e non permette lo sviluppo consistente della società democratica. Per questo motivo, la violenza sulle donne rientra di dovere nelle violazioni della Dichiarazione universale dei diritti umani. L’Onu, nel 1995, ha definito nuovamente il concetto di tale abuso: “Qualsiasi atto di violenza contro le donne che provoca, o potrebbe provocare, un danno fisico, sessuale o psicologico o una sofferenza alle donne, incluse le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che si verifichino in pubblico o in privato”. Dunque, l’errore da non commettere è quello di interpretare questi fatti come semplici avvenimenti riguardanti la vita privata delle donne. Perché? In primo luogo, perché la violenza sulle donne va ben oltre le conseguenze che provoca alla loro salute. Infatti, un atto del genere rappresenta una notevole minaccia contro l’uguaglianza di genere, il diritto alla vita, alla sicurezza, alla libertà e alla dignità delle donne, tutte caratteristiche necessarie per l’evoluzione della nostra società, che vede l’essere femminile sempre più determinante. Infatti, le loro qualità sono necessarie per migliorare svariati campi di competenza, dato che l’uomo non è in grado di sviluppare doti che appartengono solamente al genere opposto. In secondo luogo, questa violenza infrange il diritto all’identità, dato che rappresenta un chiaro fenomeno di subordinazione della donna all’uomo. Anche in questo caso, la pericolosità di tale violazione è lampante. Il genere femminile deve essere libero di partecipare attivamente alla vita politica e sociale di ogni nazione tanto quanto il genere maschile, cosicché si possa avere un confronto più ampio e democratico che permetta al mondo di cambiare, ovviamente in positivo. Infine, la violenza sulle donne evidenzia, a mio parere, i limiti della comunità in cui viviamo. Più in generale, ogni tipo di violenza è veramente infondato e grave, però penso che quella sulle donne sia la prova che dimostra l'arretratezza sociale del nostro mondo. Che senso ha accanirsi sul genere femminile? Qual è il vantaggio? Sicuramente intimidire le donne sperando che accettino un ruolo di subordinazione nei confronti dell’uomo non è di certo un vantaggio. Il globo ha bisogno delle idee e delle trovate femminili che, è doveroso sottolinearlo, sfuggono all’occhio maschile. La maggior parte delle volte, chi compie atti di violenza sulle donne si assolve dalle colpe con argomentazioni talmente ridicole da rendere umiliante anche solo rispondere alle accuse. Per esempio, la tipica frase che i fatti di cronaca riportano riguardo le dichiarazioni degli aggressori è: “La donna è inferiore all’uomo e in quanto tale deve portare rispetto e obbedire agli ordini”. È necessaria una confutazione per quanto concerne questa difesa? Non la ritengo nemmeno tale, la ritengo piuttosto una rappresentazione del degrado sociale da cui siamo circondati. In questo periodo di isolamento a causa del COVID-19, tra l’altro, i numeri dei reati contro il genere femminile è in aumento e sembra addirittura inaffidabile, in quanto molte donne non denunciano i loro aggressori per paura delle conseguenze. Soffermiamoci ora su alcuni casi simbolo di questa lotta.

I TRISTI FATTI DI CRONACA
Quali sono stati gli eventi più tragici di violenza sulle donne? Partendo dal presupposto che ogni storia riguardante questa tematica è equivalentemente grave e terribile, gli atti più recenti e discussi inerenti a tale violazione dei diritti umani sono la storia di Noemi e quella di Tiziana. La prima era un’adolescente fidanzata con un ragazzo di un anno più grande di lei. Le famiglie dei protagonisti erano in lite e la storia d’amore si è presto tramutata in un incubo. Una notte, il giovane passa a prendere Noemi e la porta in un posto isolato, dove viene uccisa a colpi di pietre, lapidata. Il suo corpo viene nascosto sotto un cumulo di massi, ma dopo due settimane l’artefice del terribile fatto confessa e viene condannato insieme al padre, colpevole per concorso d’omicidio. Una vicenda cupa che evidenzia l’instabilità psicologica di molte famiglie, in questo caso con conseguenze mortali. La seconda storia tocca invece un altro tema ampiamente dibattuto oggigiorno, ovvero l’utilizzo dei social network come sorgente di nuove conoscenze. In questo caso infatti, Tiziana Pavani, cinquantacinquenne single in cerca di divertimento, incontra online un ragazzo trentenne, Luca. La loro relazione è saltuaria ed è basata su sesso e droga. La tragedia avviene dopo poche sere, quando l’uomo impugna una bottiglia di vetro piena e colpisce ripetutamente l’amata mentre quest’ultima riposa. In seguito, Luca esce dall’abitazione e apre il gas del piano cottura per cancellare ogni prova credendo che la struttura si incendiasse. Durante l’interrogatorio, l’assassino ha dichiarato di aver avuto quello che lui stesso ha definito "uno schizzo" dovuto all’abuso di cocaina, ma la condanna prevede solamente vent’anni di carcere. A mio modo di vedere, un individuo del genere avrebbe dovuto esser condannato quanto meno all’ergastolo, in quanto imprevedibile e, come dimostrato, spietato. La magistratura italiana è sicuramente molto confusa e irrazionale, perciò ritengo necessario un processo di inasprimento delle pene dovute a cause come questa, in quanto violazione dei diritti umani. Questi due fatti mettono in risalto la preoccupante situazione in cui riversa il mondo intero, in quanto avvenimenti simili sono tutt’altro che isolati.

IL CATCALLING
Ultimamente è in voga un dibattito serrato riguardo questo tipo di violenza psicologica sulle donne. Il catcalling è così denominato per via di uno strumento musicale che si usava diversi secoli fa nei teatri inglesi e che riproduceva un suono stridulo simile al verso di un gatto (cat) arrabbiato; consiste in un complimento non richiesto e fastidioso di un uomo ai danni di una passante. Si palesa attraverso apprezzamenti poco educati, fischi o urli nei confronti di una donna che cammina per strada. Seppur non grave come le violenze affrontate finora in questo articolo, questa molestia di strada rappresenta una minaccia alla sicurezza delle donne ed è sintomo di uno scarso rispetto del prossimo. Molti uomini ritengono questo gesto un semplice tentativo di approccio simpatico, ma il genere femminile ci tiene a far sapere che è un atto che mina la loro tranquillità nel girovagare da sole ed è tra l’altro poco garbato e molto importuno. Pertanto, è un nostro dovere rispettare l’altro sesso ed evitare di compiere questa sorta di elogio, anche se in buona fede.

SPUNTI DI RIFLESSIONE
Molti uomini, invece di difendere con determinazione le donne, sono i responsabili di atti disumani ingiustificabili. Le donne sono una risorsa unica e imprescindibile e dovremmo avere molto più rispetto e ammirazione nei loro confronti. In conclusione, terminate tutte le argomentazioni in merito, vorrei chiudere con uno spunto di riflessione: non è che forse la violenza sulle donne sia solo un modo per celare la paura di essere inferiori a loro attraverso la forza? Per me è questo il motivo per cui il genere femminile è preso di mira da individui maschilisti che puntano al controllo totale della donna, evidenziando ancora una volta i preoccupanti limiti dell’essere umano. Ma invece, qual è il problema che sta alla base di tutta questa questione? La mancanza di un’educazione sufficiente in età materna, un odio nato durante la crescita per alcuni fatti personali che coinvolgono una ragazza o la stupidità innata che si cela dentro agli individui colpevoli di questi reati? Non mi so dare una risposta, talmente disumane mi risultano le vicende. La donna dev’essere protetta e posta allo stesso grado di importanza dell’uomo. Solo così il mondo potrà evolvere e compiere un importante passo verso lo sviluppo globale della società. E allora, nel giorno del decimo anniversario della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, uniamoci tutti insieme alla lotta per sconfiggere questa terribile pratica.