Ci sono partite e partite. Ci sono classici appuntamenti da calendario e poi ci sono i derby, le rivalità più affascinanti, quelle che hanno fatto la storia e che si sono sviluppate negli anni dal seme del campanilismo. Col termine derby siamo soliti definire le partite di calcio giocate tra squadre della stessa città o dello stesso territorio, e per estensione i match accesi da rivalità agonistiche che superano i limiti geografici. Questo è il caso del Choc des Olympiques (la battaglia degli Olympiques), il derby tra due storiche squadre del calcio francese: l’Olympique Lyonnais e l’Olympique de Marseille, i provenzali delle Alpi e quelli del mare.

 

Le Choc des Olympiques  

A coniare per prima il termine Choc des Olympiques è stata l’emittente francese Canal +. Se, infatti, PSG - Olympiques Lyonnais aveva già denominazione, cristalizzata in Le Classique, urgeva trovare parole che potessero definire “la partita” maestra delle regioni del sud. Choc des Olympiques è stata una trovata geniale perché choc sta per battaglia, accesa da una rivalità non malsana tra tifoserie ma sentita da giocatori e dirigenze che negli anni si sono spartite onore e Ligue 1.

Rivalità che ci è testimoniata anche dalla penuria di giocatori che hanno vestito entrambe le maglie: solo sei. I primi sono stati Abedi Pele, Manuel Amoros e Pascal Olmeta, tre giocatori del Marsiglia che nel 1993 arrivò a cinque titoli nazionali consecutivi ed alzò al cielo la vecchia Coppa dei Campioni. Amoros, tra l’altro, dopo due stagioni a Lione, decise di tornare indietro. Dopo di loro, Sonny Anderson, Hatem Ben Arfa e Florian Maurice.

Il primo incontro tra le due grandi di Francia andò in scena il 23 settembre 1945 a Marsiglia, era il primo campionato dopo il confitto mondiale, non si giocava dal ’39. Quel giorno finì 1 a 1, e al termine di quella stagione l’Olympique Lyonnais retrocesse. 

Oggi contiamo 102 incontri, col Lione in vantaggio di 4 vittorie (34 a 30) sul Marsiglia, e 160 gol in totale.

 

Due anni che cambiano tutto

 

Una sfida questa che nel tempo ha raggiunto un livello superiore e che ha visto il Lione evolvere rispetto al blasonato OM. Se dovessimo tracciare un limite temporale, cerchieremmo di rosso il 1987 e il 1993. 

Il primo fu l’anno in cui Jean-Michel Aulas, già imprenditore nel campo dell’informatica, acquistò il Lione e decise che quel club non avrebbe fatto più da comparsa. Non si poteva stare ad osservare gli altri, ad osservare “i rivali”, marsigliesi, che avevano già vinto nella loro storia quattro titoli e altri quattro li “vincevano” consecutivamente dall’89 al 92.

Il quinto (titolo), quello del 1993, invece, gli fu revocato per lo scandalo Bernard Tapie, presidente OM, che fece si la storia dal club, ma, che si ritrovò invischiato nell’affaire VA-OM, episodio di corruzione in cui emerse che alcuni giocatori del Valenciennes erano stati corrotti da tesserati marsigliesi per perdere una gara in cambio di soldi: il Marsiglia aveva bisogno di recuperare energie e riposarsi in vista della finale di Coppa contro il Milan. L’OM fu retrocesso.

 

Ai Les Gones il primo scudetto

 

Il Lione non si fece scappare l’occasione di rafforzarsi in vista di un titolo, che prima o poi sarebbe arrivato, e per umiliare gli avversari alla prima opportunità buona. Stagione 1996-97, il Marsiglia ritrova la Ligue1 dopo un anno di purgatorio in Division 2 e allo Stade De Gerland assiste ai Les Gones (i ragazzi di Lione) che gli rifilano 8 gol in 55’ minuti, segnando il record di marcature nella storia del club. Sugli scudi si erge un certo Ludovic Giuly, autore di una tripletta. Si avvicinava il nuovo millennio e la scalata del calcio francese da parte dei provenzali delle alpi. Il primo “scudetto” dei sette consecutivi targato Aulas arriva nel 2001-2002 (la prima stagione di Juninho Pernambucano), l’ultimo nel 2008: la serie di quattro del Marsiglia viene stracciata. 

Il resto è storia. Una storia in cui l’ultimo titolo di una delle due è datato 2010: era il Marsiglia di Deschamps allenatore, del Lucho Gonzalez, di Valbuena e di Ben Arfa, vittorioso dopo 17 anni digiuno. La ruota gira e i tempi cambiano, nuovi giovani diventano Re e in Francia i Re hanno casa a Parigi, o giù di li.

L’arrivo del PSG, ha significato sei degli ultimi nove campionati finiti sotto la Tour Eiffel, la sensazione che tanti altri troveranno riparo sotto quelle ferraglie.

Non sono più i giorni di una rivalità, quella del Choc des Olympiques, che ha sempre avuto un grande valore sulle sorti delle vittorie finali. Valore, però, che riesce ancora a trovare nel gusto antico di battere gli acerrimi rivali, di essergli avanti in classifica, di estrometterli da una competizione.

Perché in battaglia vale tutto e basta essere un passo sempre avanti gli avversari, domani sera una delle due avrà l'opportunità di fare fuori l'altra dai quarti di Coupe de France.