Jose Mourinho è ritornato in Italia, così all’improvviso come un fulmine a ciel sereno, dopo quasi un lustro, trascorso tra Spagna e Inghilterra, per rimettersi in gioco e stupire ancora una volta, dopo lo storico “triplete” conquistato con l’Inter, e lo fa in grande stile andando in una delle piazze più calorose, del nostro campionato, come quella giallorossa della Roma. Mourinho ad oggi è uno degli allenatori più vincenti al mondo, ha vinto “tituli” dappertutto il suo palmares parla per lui, già il “solo” vincere 4 campionati in 4 paesi diversi basterebbe per misurare la grandezza di questo allenatore al di là dei traguardi europei raggiunti. 

Titoli conquistati per la maggior parte nel corso del suo periodo d’oro quando veniva considerato un vero pioniere del calcio internazionale. Soprannominato lo “special one”, come si autodefinì, egli stesso, durante il giorno della presentazione da allenatore del Chelsea, di “special”, oggi, francamente, gli è rimasto molto poco. Un Mourinho che sembra l’ombra di se stesso, appare difatti invecchiato, in declino, rassegnato, un lontano parente di quel Josè che abbiamo imparato a conoscere e ad “apprezzare” quando era alla guida dell’Inter di Massimo Moratti.

Un Mourinho capace di trasformarsi radicalmente, nel corso dell’ultimo decennio, da Re Mida del calcio a collezionatore seriale di fallimenti, da grande motivatore a pessimo comunicatore ma ciò nonostante oggi ha deciso di ripartire lanciandosi in un nuova, ardua, sfida come quella giallorossa. Una sfida talmente difficile che solo la versione “special” del vecchio Mourinho potrebbe riuscire a vincere ma le cose non stanno andando per il verso giusto fin da subito. Una scintilla che ancora, infatti, non sembra esser del tutto scoccata con parte della tifoseria e a quanto pare con diversi componenti della rosa.

Alla luce di questo suo delicato momento tanti sono i dubbi sul suo operato visto anche il suo recente passato in altre prestigiose squadre. Se Mourinho è un vincente, su questo almeno rimangono pochi dubbi, allora perché l’allenatore portoghese si è avviato, a quanto pare, in questo irreversibile viale del tramonto? Perché la stella di Mou si sta eclissando con il passare degli anni mentre uno dei suoi più grandi antagonisti come Guardiola prosegue nel suo percorso di crescita professionale? Se anche voi ve lo state chiedendo da anni è il momento giusto di chiarirlo una volta per tutte.

LA METAMORFOSI DI UNO SPECIAL ONE
Mou nel corso della sua carriera non è mai cambiato, non si è quasi mai messo in discussione, dando le colpe, nei momenti più difficili, a tutti tranne che a se stesso
. Non è mai stato un vero innovatore, non si è mai evoluto sperimentando nuove metodologie tattiche o tecniche del caso ed è forse proprio questo il punto focale del suo lento e inevitabile declino. Va sempre alla ricerca di nemici anche quando non ci sono, sente strani “rumori” anche quando c’è silenzio, in sostanza nell’ultimo decennio ha perso il totale “controllo” sulle dinamiche di gestione di un gruppo, da sempre il suo più fedele alleato nonché punto di forza nel corso della sua gloriosa carriera da manager.
È forse questa la differenza principale con uno dei suoi più grandi nemici-rivali come Pep Guardiola;un dualismo esistente sin da quando ai tempi del Real Madrid, Mourinho veniva molto spesso strapazzato dal magnifico Barcellona del tecnico catalano e più recentemente in premier dal suo Manchester City quando il portoghese era manager dello United. La mancanza del controllo e dell’autocontrollo hanno impedito a Mourinho di evolversi adeguandosi ai tempi moderni, infatti mentre Pep sperimentava con successo i suoi ideali, José replicava se stesso come nel film “Essere Jhon Malkovich” senza alcuna innovazione, rimanendo aggrappato soltanto alla “figura” del tecnico grande motivatore che si è costruito negli anni.
Per questo motivo a posteriori e ora che lo ritroviamo in Italia si può affermare, con assoluta certezza, che Mourinho, negli ultimi anni, abbia fallito per via di una netta crisi di rigetto alla figura di se stesso, ossia un allenatore capace di avere il controllo su tutti e tutto e soprattutto sui suoi giocatori non più pronti a gettarsi nel fuoco, come un tempo, pur di seguirlo per la conquista della vittoria finale.  Una specie di metamorfosi in cui lo Special One di oggi non ha più appeal sui suoi giocatori. L'uomo di ferro, quel grande motivatore che è stato, oggi altri non è che un semplice allenatore come tanti, poco compreso e a tratti persino intollerabile nel lungo periodo. La verità è che anche noi nel nostro quotidiano ci stanchiamo di ripetere le stesse cose e Mourinho per anni ha ripetuto lo stesso copione, lavorando sulla capacità di trasformare i suoi giocatori in fedeli gladiatori, pronti a combattere per lui, prima ancora di dedicarsi allo stile di gioco più appropriato per far rendere al meglio la sua squadra sul campo. 
Un declino dovuto, probabilmente, anche a un suo antico modo di interpretare il calcio che mal si sposa con le idee tattiche attuali. Il calcio di Mou è un calcio basato sulla concretezza del risultato, sull’intensità e soprattutto sull’unione del gruppo che deve dominare psicologicamente gli avversari. Insomma il classico “pullman davanti alla porta”, come fece con la sua Inter in semifinale di Champions di ritorno contro il Barcellona, oggi non porta più ai risultati sperati. La filosofia calcistica attuale a livello europeo è quella attuata dal suo grande nemico Pep Guardiola e questo probabilmente avrà fatto perdere letteralmente la bussola ad un uomo con il suo carisma ed egocentricità all’inverosimile.

LA SCELTA ROMANA
In tanti si sono chiesti il motivo per cui Mourinho abbia accettato la Roma ad appena due mesi dal flop con il Tottenham. Un esonero avvenuto in maniera umiliante, straziante, in concomitanza con il lancio del progetto Superlega, ma soprattutto a qualche giorno dalla finale di Carabao Cup proprio con il Manchester City del “nemico” Guardiola. Non era certo la prima volta, era già successo, recentemente, con il Chelsea durante il suo secondo mandato e soprattutto prima degli Spurs con il Manchester United, dove è stato letteralmente “cacciato” oltre che per i pessimi risultati e gli acquisti folli, quasi mezzo miliardo di euro investito in tre anni, anche per via dello scompiglio creato all’interno dello spogliatoio, finito con la clamorosa esclusione , dall’11 titolare, dell’acquisto più costoso della storia del Manchester United, Paul Pogba.
Dunque Mourinho ha accettato il progetto Roma dei Friedkin perché nulla di più importante si sarebbe potuto permettere
in quel preciso momento dopo i suoi fallimenti in serie. Una sorta di toccasana per la sua carriera, un vero e proprio rilancio per se stesso ma allo stesso tempo per la Roma che lo ha scelto oltre che per rianimare la piazza anche per ottenere l’effetto benefico della costruzione di un gruppo altamente motivato, puntando quindi sull’asso nella manica della prima parte di carriera del portoghese in cui in questo è stato senz’altro un vero e proprio maestro. Lo si accusa che non sia più special, ma se sul campo può essere vero da un punto di vista degli investimenti sul mercato lo rimane ancora. La Roma puntando su di lui ha comunque investito molto, è stata la squadra italiana a spendere di più con circa 124 milioni tra acquisti e riscatti nonostante il CDA avesse già approvato un bilancio, al 30 giugno 2021, con evidenti perdite per un totale di 185 milioni. Un importante sforzo economico della società ma che per adesso non ha ancora portato ai frutti sperati.
Perché le cose non vanno allora? La verità evidentemente è un po’ più crudele di un semplice torto arbitrale o di una qualità della rosa non all’altezza del suo nome come più volte ha fatto intendere, pubblicamente, lo stesso Mourinho. Che la Roma non sia una squadra pronta a lottare per lo scudetto è cosa risaputa ma tuttavia i giallorossi non sono nemmeno una squadra da buttare, se si confrontano i numeri della passata stagione del tanto bistrattato suo predecessore Paulo Fonseca. Il suo connazionale dopo 12 giornate di campionato, era 4° in classifica a 24 punti con circa 5 lunghezze in più rispetto alla Roma attuale. Differenziandosi, inoltre, anche nelle figuracce perché una cosa è perdere esageratamente con il Manchester United, 6 – 2, in semifinale di Europa League, e quasi a fine stagione e una cosa è perdere con i semisconosciuti, con tutto il rispetto del caso, norvegesi del Bodo/Glimt, 6 – 1,ai gironi di conference league e ad inizio stagione.
Un Mourinho che adesso sta tirando fuori il famoso “rumore dei nemici” sviando l’attenzione mediatica sui suoi scarsi risultati ottenuti fin qui e se ha già iniziato adesso questo non porterà a nulla di buono vista anche l’esclusione eccellente di Mikhitaryan proprio come avvenne già nello United. I fantasmi di Chelsea, Tottenham e United sembrano farsi rivedere anche a Roma per il portoghese e se dovesse continuare di questo passo non sarebbe da escludere un clamoroso esonero in corso d’opera visti già i mugugni della piazza. Riuscirà a risollevare le sorti o chiederà ancora di investire sul mercato? Cari amici romanisti tocca a voi scoprirlo!

IL MIO PENSIERO SU MOU
Personalmente Mourinho è un di quegli allenatori che ho sempre visto come una specie di gigante che non puoi fare a meno di guardare inevitabilmente dal basso verso l’alto soprattutto dopo il grande trionfo neroazzurro nell’ormai lontano 2010. Un allenatore che ho sempre rispettato come manager ma non troppo come uomo, ma d’altronde è fatto così o lo si ama o lo si odia non esiste la via di mezzo con lui.
Ho perfino pensato che dopo la lunga serie di esoneri, fallimenti e disastri provocati negli ultimi anni tra Spagna e Inghilterra, Roma e la città di Roma, soprattutto, fossero una sana suggestione per tornare a riammirare, finalmente, il buon “vecchio” Mourinho versione “Special one” ma evidentemente si sarà accorto anche lui che ormai è più “Normal one” di quanto si potesse immaginare. Pensavo di vedere un Mourinho tirato a lucido in grado di risollevare le sorti di una squadra, disastrata dagli investimenti e dalle gestioni folli degli ultimi anni ma evidentemente ci sono cascato come i tantissimi tifosi romanisti che si aspettavano, finalmente, una svolta da un dio del calcio come lui.
Dopo tutto questo tempo è giunto il momento di dirlo chiaramente non è che forse Mourinho sia stato un tantino sopravalutato dopo le “fortunate” avventure con il Porto e soprattutto con l’Inter? Non è che forse egli stesso sia diventato vittima di un personaggio guascone che non riesce più a interpretare? È possibile che da carnefice dei “zeru tituli” sia diventato vittima della sua spocchia denigrante verso i suoi “nemici”? Magari adesso “pirla” lo è un po’ diventato chissà, del domani non vi è certezza e che Mourinho riporti in alto la Roma nemmeno ma una cosa è certa: lo “Special One” non esiste più!

Ps. Un caro saluto al mitico Gianpiero Galeazzi, chissà cosa avrebbe pensato lui di Josè Mourinho da vecchio “cuore laziale” e da grande giornalista qual era.
Riposa in pace.

Ciccio