Ci siamo, come avevo previsto la bomba Commisso è scoppiata.
Da fiorentino e tifoso viola non riesco a credere che davvero qualcuno non lo avesse capito.
Dopo mesi di articoli infamanti sui giocatori viola, su chi aveva la testa alla prossima squadra e al calciomercato, su chi non sapeva neanche fare gli stop e non aveva i fondamentali (a proposito... adesso tutti sopra il carro di Dusan... eh?), su chi aveva già il costume da bagno e le pinne, sullo spogliatoio dove i giocatori non si parlavano, avvistati di quando in quando nei locali fiorentini a fare le ore piccole, di risse tra giocatori ed ex allenatore... e potrei continuare per ore. Insomma, mancava solo di riaprire il caso del mostro di Firenze e imputarlo alla squadra o all'allenatore.
E anche i giornalisti, ai quali piace a prescindere mettere il carico da 11, specie quando dipendenti di altri presidenti, non si sono lesinati nel parlare di cene con Sarri, di tombolate con Allegri, di mercante in fiera con Marcellino, fino ad arrivare ad uno scarabeo in diretta su Meet tra il Presidente, Italiano e Inzaghi.
In mezzo a tutto questo c'erano due elementi: il primo è una squadra smarrita, figlia certo della presunzione di se stessa che si è sciolta come neve al sole alle prime difficoltà. Una squadra che, diciamocelo francamente, non è certo meritevole di retrocessione per i valori assoluti dei singoli e chi dice il contrario o è un fiorentino in vena di polemiche oppure è gente che smuove le acque dello stagno per deprezzare i giocatori e fare dei buoni affari per il prossimo campionato. Gentucola comunque, perché i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani. Certo, pur non essendo una squadra meritevole di retrocessione ci siamo andati vicini, dirà qualcuno; ma questo è il bello del calcio, perché al netto delle manovre di palazzo e dei Var che tolgono i rigori con una precisione chirurgica è sempre una palla che rotola con 22 ragazzi che gli corrono dietro. E talvolta la palla va a infilarsi dove meno te l'aspetti.
Nessuno l'ha protetta questa squadra, a parte se stessa e i dirigenti e sopratutto Commisso, che è tornato dagli States proprio per fare il padre, e come un buon padre ha dispensato carezze e abbracci ai suoi ragazzi, che fino ad allora non prendevano che cenci in faccia. Qualcuno dirà che ha fatto il suo interesse, che ha protetto il suo investimento: è possibile, ma non banale e scontato.

Il secondo elemento è Rocco Commisso, un uomo che nella migliore delle ipotesi leggo dipinto come una macchietta. Ecco, e qui lo dico da fiorentino vero: io vorrei essere una macchietta come Rocco, una macchietta che non ricordo più da quanti anni presenta un bilancio in crescita della SUA azienda, una macchietta che è in classifica sulla rivista Forbes (non sul Vernacoliere), una macchietta che era venuto con le valige piene di dollari per fare un nuovo e avveniristico polo con stadio annesso a Firenze, che avrebbe portato lavoro e quattrini ai fiorentini e che ha avuto il torto di sgranare gli occhi quando ha compreso che lui lo stadio non lo avrebbe potuto fare. Davvero una gran bella macchietta, Rocco! 
Ma anche le macchiette, nel suo piccolo si inc...: perchè vedete, pagare centinaia di dipendenti e prendersi i pesci in faccia non fa piacere, sentire falsità su cene, incontri e summit segretissimi con futuribili allenatori e improbabili procuratori non è bello, lasciare la moglie negli States per venire a 71 anni all'altro capo del mondo e passare da bischero non è gratificante, non lasciare debiti, comprare e sopratutto pagare  giocatori che sulla carta erano (e per me lo sono ancora) dei bei giocatori per poi venir sommersi dalle critiche, non dà gratificazione. E allora Rocco si è inc... e il risultato è che tutti, tirando indietro la manina che fino al quel momento aveva lanciato sassi peggio di una catapulta, si sono sentiti offesi.
Osa criticarci? Osa farsi le sue ragioni? Ma chi è, e come si permette costui?
Costui è Rocco Commisso, un imprenditore che dal nulla ha costruito un impero, saldo, sano e costantemente in crescita. Uno che è abituato alla cultura del lavoro, al panino per spezzare la giornata e alle strette di mano che valgono più dei contratti. Uno che ha nel DNA la meritocrazia e non è abituato a girarci intorno alle cose. In un paese normale un uomo del suo calibro lo vorrebbero tutti al proprio fianco. Già, in un paese normale...

Lo so cosa stai pensando: non ne vale la pena; forse hai ragione, non ne vale la pena, ma intimamente confido che la tua indole calabrese e la tua combattività ti sorreggano e che ti facciano condurre la Viola in fondo a questa battaglia da vittoriosa, proprio come te.
I giornali con i dettagli delle improbabili cene e dei summit segretissimi li puoi sempre usare per accendere il barbecue, per quello che può valere io sono con te e non sono il solo.
E ricorda che i leoni saranno sempre leoni e i cani rimarranno cani.