La Champions League rappresenta, sin dalla sua nascita, il torneo "europeo" più ambito del Mondo. Ha un fascino tutto suo, un'atmosfera magica che nessun altro trofeo (forse ad eccezione della Coppa del Mondo) è in grado di riuscire ad esercitare sugli atleti che prendono parte a questa grande manifestazione sportiva. E' un trofeo che spinge a trovare motivazioni, forze ed energie anche quando pensi di non possederle è un trofeo che non invecchia mai e che ogni anno sa raccontare delle "favole" che solo questo torneo è in grado di incidere sulla mente dei tifosi e dei calciatori che ne hanno preso e ne prendono parte.

L'emozione della Champions

Ho cominciato ad avvicinarmi al calcio quando ero poco più di un bambino all’età di 7 anni, quando con curiosità uscendo dalla mia stanza vedevo mio padre, sul divano, davanti alla tv. Non capivo bene cosa stesse facendo e del perché, pensavo nella mia testa, urlasse contro il televisore. Così incuriosito ogni volta mi avvicinavo e vedevo delle persone vestite con delle strisce bianconere che calciavano un pallone, correva l'anno 1996 e quella partita era, incredibilmente, la finale di Champions League Juventus-Ajax. Mi avvicinai incuriosito per le urla incredibili che avevo sentito da parte di mio padre, da buon interista stava tifando comunque Juventus, quando quella squadra con la casacca bianco rossa, l'Ajax, aveva segnato nella porta di quelli a strisce bianconere. Così dissi a mio padre: "Papà perche urli?" e lui mi disse: "Perché Peruzzi ha fatto la frittata, vieni siediti con me magari porti bene". A quel punto non riuscendo a capire che cosa volesse significare mi sedetti con lui e senza saperlo fu in quel momento che cominciai a tifare per la Juventus, per quella che è stata una grande notte che solo la Champions sa regalare. Sono sicuro che come me moltissimi ragazzi della mia generazione si sono avvicinati al calcio grazie a questa competizione, quando da bambino stavi insieme a tuo padre che vedevi solo la sera tornato da lavoro: questa è la Champions, un carico di emozioni che nessun'altra competizione è in grado di regalare.

Le Final Eight e la gestione post Lockdown 


Mettendo per un attimo da parte l'amarcord e tornando all'attualità, la formula della Champions che è stata adottata per via del Covid19 nella passata stagione è stata molto apprezzata anche se a quel punto era l'unica via possibile e percorribile. Le Final "Eight" con gare secche disputate dalle otto squadre che avevano passato il turno precedente durante gli ottavi di finale non ha permesso ai dirigenti dell'Uefa di trovare alternative valide per terminare la stagione di Champions, soprattutto a causa dei lockdown adottati dalla maggior parte dei Paesi europei, che hanno, di fatto, impedito alle squadre partecipanti alla competizione di terminare il campionato nazionale per tempo e che li ha costretti ad un vero e proprio tour de force durante il periodo che precedette la ripresa della competizione europea. Giusta anche la decisione di disputare tutte le partite che rimanevano per completare la competizione in un unico Paese, il Portogallo, e in unica città, Lisbona, anche se il pubblico era totalmente assente e questo ha notevolmente ridotto i margini di un possibile contagio. La Uefa ha deciso quindi di utilizzare la prudenza visto che dopo i diversi lockdown nei vari Paesi europei, non si era ancora in grado di conoscere se il pericolo di un possibile ritorno da parte del virus fosse stato immediato e spostarsi in diversi paesi e città poteva esporre gli atleti, i dirigenti e tutto il personale al seguito a grandi rischi di contagio.

Quello che non ha convinto: il ritorno degli ottavi e la gestione delle squadre francesi

Ovviamente nonostante la buona gestione dell'Uefa post Covid19, dal mio punto di vista ci sono comunque degli elementi che non hanno funzionato. Capisco che è stato un momento storico e soprattutto difficile da gestire per i governi dei paesi di tutto il Mondo figuriamoci quanto poteva essere difficile per un'organizzazione come l'Uefa che chiaramente si occupa di manifestazioni sportive e non di politica di stato. Ma a mio avviso c'è stata molta disparità di trattamento per chi ha disputato le partite di ritorno degli ottavi di finali in casa visto che non ha potuto fare affidamento sul sostegno del proprio pubblico a differenza di chi all'andata l'ha avuto. Il pubblico casalingo incide tantissimo non solo sul risultato della partita, ma alle volte anche su determinate decisioni arbitrali. Eppure una soluzione possibile c'era per non creare disparità: eliminare, in queste partite, la regola dei gol in trasferta. Si poteva benissimo applicare visto che dopo gli ottavi le partite sarebbero state secche e tutti avrebbero avuto parità di trattamento senza eccezioni. L'Uefa ha preso un abbaglio anche se quasi nessuno ha sollevato mai la questione durante la stagione precedente.

L'Uefa avrebbe dovuto escludere le squadre francesi (Lione e PSG) perché sono state le uniche a non aver disputato partite prima dell'inizio della fase finale della Champions e quindi le uniche a non aver completato il proprio campionato nazionale. Per tutti questo era solo uno svantaggio, vista la mancanza di calcio giocato per un lungo periodo, ma io non sono affatto d'accordo e nelle partite disputate si è vista la freschezza e l'integrità delle squadre francesi che le hanno portate rispettivamente in semifinale (Lione) e in finale (Psg), sarà frutto di un caso? Io non credo perché le altre partecipanti sono state "costrette" a giocare ogni tre giorni per terminare il proprio torneo nazionale (oltre alla coppa nazionale) e questo ha inciso notevolmente sull'integrità fisica dei calciatori e sulla loro freschezza in campo, e poi si sa in Champions non sempre vince chi è più forte ma chi sta bene fisicamente e chi arriva agli appuntamenti con tutti gli uomini a disposizione. Quindi anche qui l'Uefa poteva sicuramente prendere una decisione migliore.

La mia proposta: le Final Four

Nel caso in cui dovessimo assistere al peggio e quindi a nuovi lockdown generalizzati, con sospensione dei campionati nazionali e conseguente stop anche della Champions League, una proposta potrebbero essere le "Final Four". Una volta completato il quadro delle sedici squadre che si sono qualificate negli attuali gironi di Champions, si potrebbero creare altri 4 gironi da quattro squadre con la disputa di gare secche, le prime qualificate di ogni girone andrebbero direttamente in semifinale per poi, chiaramente disputare, la finalissima. Anche in questo caso per evitare troppi assembramenti e rischi di possibili contagi da parte dei giocatori, dirigenti e staff al seguito, l'ideale sarebbe giocare in un'unica città, Istanbul, e in unico paese, la Turchia.

Le possibili date

Se, per ipotesi, il lockdown dovesse avvenire nel periodo di gennaio con una possibile ripresa dei campionati a marzo 2021 sarebbe praticamente impossibile riprendere la Champions prima di giugno in quanto, come accaduto durante la passata stagione, le squadre partecipanti sarebbero impegnate al recupero delle gare di campionato saltate e ci potrebbero essere dei cicli di tre partite alla settimana che di fatto impedirebbero la ripresa della competizione europea. Quindi come lo scorso anno le uniche date possibili potrebbero essere estive tra la fine di giugno e l'inizio di luglio, in questo caso slitterebbe ancora una volta l'Europeo, le partite dei gironi potrebbero svolgersi nell’arco di 15 giorni con cadenza di tre gare secche a settimana per girone. Gli stadi nella città di Istanbul sono addirittura sei e sono: lo stadio Basaksehir Fatih Terim, Recep Tayyip Erdogan del Kasimpasa, Turk Telekom Arena del Galatasaray, Sukru Saracoglu del Fenerbache, Vodafone Arena del Besiktas e infine l'Ataturk (lo stadio della finale di Champions). La presenza nella città di Istanbul di sei impianti sportivi permetterebbe di poter giocare sei partite in un giorno contemporaneamente, essendo quindi 4 gironi da quattro squadre si potrebbero giocare in una settimana che va dal lunedì 14 giugno alla domenica del 20, 18 partite per due gironi con uno stacco di ogni tre giorni (lunedi, giovedì e domenica), stesso discorso dicasi per gli altri due gironi che giocherebbero la settimana seguente che va dal 21 al 27 giugno. Le prime quattro squadre qualificate dei quattro gironi si affronterebbero in semifinale martedì 6 luglio per poi disputare la finalissima domenica 11 luglio 2021.

L'auspicio

Questa formula potrebbe essere una buona idea che accontenterebbe un po' tutti. Siamo consapevoli che nell'era dei diritti televisivi lo svolgimento delle partite ne è fortemente condizionato e che quindi non sia per nulla semplice andare ad incastrare gli incontri nell'arco di un tempo molto limitato. Però riprendendo il discorso "amarcord" un ricordo è vivo nella mia mente, anche se la formula è cambiata: il gol qualificazione di Igor Tudor contro il Deportivo la Coruna nel lontano 2003. In quel caso la formula prevedeva un mini girone da 4 squadre dove la qualificazione delle prime due permetteva l'accesso diretto ai quarti di finale, quindi perché in casi di estrema necessità non ripetere l'esperimento?

Foto: Ansa