Le parole "crescita e continuità" sono sulle labbra di chiunque parla di Milan in questo momento, ma dobbiamo prima chiarire la realtà dei concetti che queste parole nascondono.
In due parole, crescere significa superare se stesso, evolvere nel senso dell'aumento delle capacità.
La continuità, par contre, è un concetto assai complicato al limite dell'utopia.
Continuare umanamente parlando e spesso quasi impossibile, se non lo è, non c'è niente di eterno nella vita! 

Tornando al nostro Milan, con la striscia di 24 partite con altrettanti risultati utile, sta battendo records nell'insieme, dal Mister a Ibra, da Kjaer a Gigio Donnarumma passando per Diaz, insomma, è tutta la squadra che giova di questo momento magico ma non una sorpresa come tantissimi pretendono

"Qui échou à programmer, programme l'échec" e il Milan in questo momento vive diametralmente il contrario, perché questo filotto degli ottimissimi risultati sono appunto il frutto della programmazione è la scelta giusta dei tasselli giusti, ricordiamocelo, non è facile sbarazzarsi degli esuberi costosi come Suso e Piatek senza minusvalenza non giocando i primi posti in Europa

Quello che balza agli occhi è la mentalità vincente che si respira a Milanello, a San Siro e persino anche negli partite fuori casa. 
In testimonianza più delle altre, c'è il fatto che il Milan subisce meno, segna tanto e soprattutto con più interpreti che tutti gli altri negli 5 più grandi campionati europei. 
Segnare con più giocatori è la massima caratteristica che una squadra può avere, cioè significa per forza che i giocatori ci sono, il gioco c'è e soprattutto compattezza e meno dipendenza, ma poi... Ibra è Ibra! 

Prima di Udine, nei social dei milanisti si diceva che Udinese-Hellas Verona sono il tornante della stagione; ecco, la prima è archiviata con una vittoria ostica e magari sofferta, anzi soffertissima, visto che è arrivata nell'ultimo quarto d'oro. 
Prima dell'Hellas però, c'è la partita in casa contro il Lille, avversario ostico che viene dal falso passo in Ligue 1 contro il Lione. 

Umile il mister con la stampa, mai banale e mai una parola fuori concetto. A molti piace dire che l'artefice di quest'avvio di stagione è merito di Zlatan... in un certo senso sì, ma il fatto che la squadra giochi con 15 giocatori senza scivolare di livello è tutto merito del mister e lo staff tecnico insieme a Maldini, Massara e compagnia.

Siamo alle porte della nuova finestra di calciomercato, quella invernale, ovvero, quella chiamata di Riparazione. Prima di comprare, bisogna però sistemare gli affari sospesi in casa.
Visto che il diktat è migliorare la squadra, allora urge:
- Il caso Donnarumma - Çalhanoglu a parte - sistemare la questione Brahim Diaz che comincia ad essere importante nello scacchiere della rosa, e questo Dalot che comincia a convincere sempre di più -club di provenienza permettendo-.
Fortunatamente, l'emergenza in difesa è passata senza condannare quest'avvio delle competizioni. Fortunatamente il lavoro di Maldini è premiato non macchiato dalla decisione di aspettare gennaio - che adesso può addirittura diventare giugno - l'urgenza di prendere un centrale di difesa, si può lavorare con tranquillità ma con precisione come è stato già fatto lo scorso agosto.

Allo stato attuale, se questa squadra è definitiva, allora non abbiamo bisogno che dei soliti rinforzi, un centrale difensivo e vendere Duarte, un vice Saelemaekers chi è diventato il titolare e vendere Castillejo e un vice Ibra e Kessié se è possible.
Tutto prendendo in conto l'economia del club, tutto sommato, non è d'obbligo riuscere a colmare tutte queste lacune in una finestra, ma come detto prima, se riescono a mantenere tutta questa squadra, vendendo alcuni e rimpiazzarli, combinando per priorità, sarà spalmato su due finestre senza abbassarne la qualità.