Dopo la fine dell’ennesima pausa nazionali c’è molta curiosità di rivedere all’opera la Juventus visti i recenti risultati positivi in cui Massimiliano Allegri ha ritrovato vittorie, fiducia e compattezza nel suo gruppo di calciatori dopo un inizio di stagione a dir poco complicato. Due vittorie fondamentali le ultime, in campionato nella stracittadina contro il Torino e in Champions League contro i campioni in carica del Chelsea, che evidenziano il ritrovato spirito Juve oltre a un'importante solidità difensiva e consapevolezza nei propri mezzi. Vittorie di un certo spessore che non sono comunque servite a placare gli animi dei tifosi e dei diversi "addetti" ai lavori decisi nel dividersi tra chi continua ad essere amante dell'estetica calcistica e chi invece preferisce di gran lunga il “cinismo” del risultato finale. In questa infinita diatriba non possono lasciare indifferenti certe dichiarazioni di professionisti del settore sul tribolato inizio di stagione bianconero e in particolar modo, i loro continui attacchi al tecnico Massimiliano Allegri e ai suoi metodi di gestione del "nuovo corso" bianconero giudicati, ancora una volta, troppo "italici" e poco propensi ad una filosofia più europeista nel proprio sistema di gioco.

C’è chi addirittura, dalla carta stampata ai commentatori sportivi, accusa Allegri di applicare una gestione dell'approccio alle partite oramai "datato" dovuto ad un aggiornamento professionale, evidentemente, non avvenuto nel corso dei suoi due anni di assenza dal calcio giocato. Da tifoso e quindi da non professionista del settore mi chiedo: è ancora possibile avere dei dubbi oggi sulle capacità del tecnico livornese? Voglio dire passi l'opinione dei tifosi ma credo che sia inaccettabile l'accanimento mediatico creato intorno a Massimiliano Allegri, trattato come uno sprovveduto qualsiasi alla prima esperienza in una panchina importante. Illazioni, dal mio punto di vista, gratuite su uno dei tecnici italiani più preparati e vincenti del nostro campionato soprattutto se si ha l'onestà intellettuale di ammettere che la Juventus è in una fase di profonda ristrutturazione e la rosa attuale non è competitiva come quella degli anni precedenti. Penserete, sicuramente, che stia esagerando be' invece vi dimostrerò, carta canta, come, in particolare siano due le figure del mondo del calcio che hanno attaccato Allegri da inizio campionato cambiando, solo parzialmente, opinione, grazie agli ultimi risultati raggiunti dalla Juventus. Qui di seguito un breve estratto delle loro dichiarazioni:

Lele Adani:
La Juve ha la rosa più forte del campionato. Se sei la squadra più forte non puoi presentare questo tipo di partite. Si dice che la Juve ha una rosa giovane, ma è la 14esima rosa più vecchia della Serie A. La squadra non può proporre un calcio di questo tipo. Non posso pensare che Allegri non abbia una proposta di gioco e non riesca a far giocare meglio la Juve» dichiarazioni Bobo tv del 13/09/21.

Bisogna aspettare, ma anche valutare i problemi: io sento parlare di classifica, fame, intensità, mai di gioco e movimenti. Vedo solo urla e richiami, ma non un percorso. Tutti si vogliono liberare del pallone, ma il pallone non si butta via, non può farlo la Juve. Vedo solo scuse e alibi” Bobo TV

Io mi auguro che si adegui al tempo: già quello che cercava lui tre anni fa era da cambiare, il calcio era già quello di Tuchel, di Klopp, ma anche di De Zerbi, Gasperini, Italiano, guardate oggi Pioli. A me va bene se dici che per te il calcio è qualcosa di diverso da quello che dico io, ma devi argomentarmelo, non toglierti il microfono” Intervista a la Repubblica.

L’impostazione era quella di difendere in pochi metri e vicino alla porta. Questo nel tempo non paga quando si trovano Bayern, Psg e City, ma l’analisi è che il meritato e l’ottenuto coincidono in questo caso. Giocando così vinci pure con il Chelsea ma alla lunga non paga.” Bobo Tv

Mario Sconcerti:
“Guardo Allegri quando parla e lo trovo diverso da due anni fa. Non è adesso il tecnico deciso di sempre, quello che trova il semplice nel complesso. Sembra perso, con il dubbio di essere finito improvvisamente in trappola. Cerca spesso parole che non trova, sembra incerto, insicuro, come se ci fosse una realtà troppo grande per essere spiegata, parlando per metafore ai propri giocatori Editoriale 20/09/21

“Ho l’impressione che Allegri tardi a capire la nuova gestione dei cambi. Nel suo inconscio è rimasta l’abitudine di quasi venti anni di calcio guidato dalla panchina con le tre sostituzioni ammesse.” Editoriale 22/09/2021

"Allegri ha fatto l’unica partita che era possibile stavolta, una non partita che non poteva essere annunciata. Nessuno potrà dire che questo è il vero calcio, che questa è la vera Juve. Ma non c’erano altre strade che accettare se stessi, dirsi che l’avversario era più forte e il sentiero che restava era soltanto un contropiede lungo, occasionale, affidato al più grande contropiedista che ci sia, il giovane Chiesa. Corriere della Sera,

Hanno ragione? Prima di rispondere vanno spiegate un po’ di cose sul calcio e soprattutto su Max Allegri e sul suo modo di intendere il calcio, evidentemente ai sopracitati non sono bastate le reazioni, di qualche anno fa, del tecnico toscano nei loro confronti.

GIOCHISTI VS RISULTATISTI.
Dunque cosa è in fin dei conti questo fantomatico bel gioco? Quante sono le squadre di livello internazionale capaci di poter applicare questa subdola teoria? Il Liverpool di Klopp? Il Manchester City di Guardiola? Il Psg di Pochettino? Il Chelsea di Tuchel? Poi? Una teoria che non sembrerebbe essere confermata, pienamente, dai risultati raggiunti da diversi allenatori di caratura internazionale nel corso della storia del calcio. Infatti se la teoria è “vinci soltanto se fai un gioco spettacolare”, Vittorio Pozzo non avrebbe vinto due mondiali di fila, seppur negli anni trenta, cambiando radicalmente le teorie del calcio inglese, Trapattoni non sarebbe uno dei tecnici più vincenti della storia del calcio internazionale, Josè Mourinho non sarebbe lo “special one” e il “Cholismo” di Simeone sarebbe soltanto una barzelletta da raccontare a chi non ha voglia di sorridere. Una cosa è certa, nel calcio attuale non esiste la formula perfetta per vincere, oggi c’è molta tecnica, tattica e soprattutto una grande preparazione atletica sulle gambe dei calciatori, in maniera tale da sopperire all’enorme numero di partite ravvicinate da affrontare a ritmi frenetici durante l’arco dell’intera stagione. Ed è proprio questo il motivo per cui molti allenatori, soprattutto del nostro campionato, preferiscono il “pragmatismo” e la “concretezza” all’estetica del bel gioco.

Massimiliano Allegri in questa forma mentis di tecnico è forse uno dei migliori interpreti del “football all’italiana” dell’ultimo decennio. Voglio dire il suo tipo di calcio si fonda su un sistema difensivo pressoché perfetto, fatto di ripartenze veloci in grado di creare superiorità numerica nella metà campo avversaria attaccando la profondità e gli spazi lasciati liberi attraverso un sistema di gioco ben organizzato e orientato al risultato finale. E’ uno dei migliori allenatori nel suo genere in grado di saper leggere le partite sia prima del match che soprattutto a gara in corso, sa adattarsi perfettamente all’avversario infatti il suo essere “camaleontico” è una delle caratteristiche per cui si è scelto di riportarlo, nuovamente, alla guida della Juventus dopo due anni di assenza. Quindi se Allegri vince perché gioca bene che differenza c’è tra giocare bene e bel gioco? Una squadra che gioca bene è dal mio punto di vista, una squadra che riesce a esprimere la propria filosofia tattica, attraverso un gioco ben organizzato a livello difensivo e in grado di adattarsi alle caratteristiche dell’avversario senza mutarne però l'idea tattica di base, creando tanto o poco e concedendo, comunque, il minimo al proprio avversario. Ad esempio anche l’Atlético Madrid, come la Juventus di Allegri, non si può definire “spettacolare”, tuttavia, nel corso del tempo, ha dimostrato di essere una delle squadre più difficili da affrontare in Europa, perché Diego Pablo Simeone è riuscito ad abbinare, perfettamente, all’imperforabilità difensiva, una grande organizzazione tattica, in fase di possesso e nelle diverse fasi di gioco, senza avere un palleggio sofisticato come quello delle squadre di Guardiola o di Klopp. Squadre che tra l’altro è riuscito ad affrontare a viso aperto interrompendone più volte il cammino in Champions League.
Mentre il bel gioco, sempre dal mio punto di vista, è quello che basa la suo origine sulla spettacolarità del risultato finale, su idee tattiche ben precise quali la prevalenza del possesso palla, baricentro più alto e stazionamento nella metà campo avversaria oltre ad una fluidità e precisione chirurgica nei passaggi e nei movimenti sia senza palla che con la palla. Una filosofia in cui si bada di più a come si ottiene il risultato rispetto all’importanza del raggiungerlo con ogni mezzo e con il minimo sforzo. Un teoria che alla Juve, e ad Allegri, non sembra poi interessare tanto, visto che “vincere è l’unica cosa che conta”.

UNA TEORIA INFONDATA
Se ancora non bastasse risalta fuori, in queste ultime settimane la teoria che Massimiliano Allegri abbia vinto soltanto grazie al lavoro compiuto da Antonio Conte una volta lasciata la Juventus nell'estate del 2014. Un'opinione poco condivisibile e soprattutto l'ennesima illazione gratuita messa in giro da chi di calcio, probabilmente, ci capisce poco o nulla. L'allenatore livornese nel 2015 è riuscito a proseguire, semmai, lo splendido lavoro compiuto dal suo predecessore, mettendoci del suo, migliorandone gli aspetti soprattutto caratteriali come dimostrato dal netto cambio di mentalità in campo europeo. La squadra di Massimiliano Allegri ha raggiunto per due volte la finale di Champions League attraverso il grande lavoro tecnico - tattico che ha permesso alla Juventus di poter giocare alla pari con squadre di livello nettamente superiori alla compagine bianconera. È riuscito a far crescere il club nel corso degli anni facendo diventare la Juventus una delle squadre più forti d'Europa durante il suo quinquennio; in Italia è riuscito a dominare gli avversari vincendo, consecutivamente, scudetti e coppe Italia (dopo vent'anni dall'ultimo successo) con largo anticipo e con un enorme distacco dai suoi rivali. Ci è riuscito mentre ogni anno la sua squadra, sistematicamente, perdeva pezzi pregiati non sempre sostituiti con giocatori all'altezza delle annate precedenti. Ha saputo creare una squadra camaleontica a sua immagine e somiglianza, in grado di cambiare pelle in base all'avversario che ci si poneva davanti.

Accusato più volte di essere uno “Yes Man” aziendalista, non si è mai lamentato dei giocatori che partivano e di quelli che arrivavano, ha sempre accettato le scelte societarie nel bene e nel male lavorando in silenzio, in maniera professionale, con il materiale a disposizione a differenza di chi ha abbandonato la nave anche senza mare in tempesta. Dal 2016 in poi la Juventus non è stata più quella di Antonio Conte ma quella di Massimiliano Allegri, quella capace di compiere degli autentici capolavori tattici e di sfiorare delle imprese titaniche come le serate di Monaco e di Madrid. Una Juventus forte che faceva paura in Italia e che incuteva timore in Europa. Un Juve cinica e allo stesso tempo spettacolare, brutta e allo stesso tempo vincente, feroce e allo stesso tempo calma e paziente, provinciale e allo stesso tempo squadra granitica. Quando si è pensato bene di separarsene per fare spazio al "bel giuoco" non solo la squadra ha perso le sue sicurezze in Europa ma ha anche smarrito la sua vera identità di gioco che aveva dato Antonio Conte, prima, e, definitivamente, perfezionata, poi da Massimiliano Allegri. Una ricerca insensata dell’estetica del bel gioco in grado di distruggere l’enorme vantaggio accumulato a livello nazionale e che aveva permesso alla Juventus di poter competere quasi alla pari con i principali club più ricchi d’Europa. Quindi lasciate lavorare in pace ad Allegri e dategli il tempo che merita saprà sicuramente cosa fare per riportare in alto la Juventus.
Adesso abbiamo tutti gli elementi per poter rispondere alla domanda iniziale: i critici di Allegri hanno ragione ad avere ancora dubbi su di lui? Lascio rispondere direttamente il tecnico toscano con le sue parole:
Vedo che si parla di formare i nuovi allenatori con tanti foglietti, schemi, appunti. Non è così. E’ molto più semplice di così, adesso dico una cosa, spero che me la lascino passare che poi qui la gente se la prende a male. Il calcio è un gioco stupido per persone intelligenti, chiaro? Solo i teorici vogliono farlo diventare quello che non è, ovvero un gioco complicato.

Parola di Massimiliano Allegri.