Quanti giocatori sono passati dal nostro campionato senza lasciare mai il segno? Tantissimi, forse anche troppi rispetto alle cifre investite dalle nostre squadre per accaparrarseli. Arrivati come grandi promesse del calcio mondiale si sono, invece, rilevati, molto spesso, dei veri e propri flop di mercato. La serie A, nel corso del tempo, ne è stata davvero piena zeppa soprattutto negli ultimi trent'anni e in particolare negli anni novanta dove il nostro calcio dominava e i nostri presidenti non badavano a spese per acquistare i migliori giocatori del globo terrestre. Tanti i "cosiddetti" fuoriclasse arrivati con le stimmate del grande campione acquistati a peso d'oro per poter fare la differenza sia in campo nazionale che soprattutto europeo. Ma quali e quante sono state le meteore degli ultimi trent'anni? Cominceremo con quelli degli anni novanta, siete pronti? Partiamo!

L'INIZIO DI UNA NUOVA ERA: I MAGNIFICI ANNI NOVANTA
I nostalgici anni novanta sono stati meravigliosi, anni di cambiamento e innovazione soprattutto nel Mondo del calcio con la riapertura delle frontiere per gli stranieri nel nostro campionato. Sono stati gli anni delle "sette sorelle" con appunto sette squadre in serie A a contendersi lo scudetto, un decennio in cui le squadre italiane dominavano in Europa pronte anche a scontrarsi con epiche finali "tutte italiane" vissute al cardiopalma. È stato anche il decennio di "Italia 90" e delle "notti magiche" con il sogno "mondiale" interrotto in più occasioni prima dall'Argentina di Maradona, poi nel 94' dal rigore sbagliato da Roberto Baggio in finale contro il Brasile e infine con la traversa di Di Biagio, durante la sfida persa ai rigori contro i “Galletti” a Francia 98. Anni fantastici a cui la mia generazione è rimasta molto legata e in cui ancora le “figurine” Panini dei nostri beniamini facevano da padrone durante le ricreazioni all’interno delle scuole elementari e medie con la corsa per lo scambio dei doppioni. Anni a cui siamo particolarmente legati non soltanto per il benessere economico attraversato dal nostro Paese in generale ma anche per le storiche trasmissioni televisive sul calcio come “Mai dire gol” dirette dalla Gialappa’s Band in cui l’ironia verso i giocatori e gli allenatori era all’ordine del giorno e le loro imitazioni, le gaffe e soprattutto gli errori sottoporta dei calciatori sono rimasti impressi nelle nostre menti e rappresentano ancora oggi tra i video più cliccati su Youtube. Ma a parte l’amarcord che ci tiene legati a questi fantastici anni in cui il calcio italiano dominava in lungo e in largo, soprattutto nei tornei europei più prestigiosi, è stato anche un decennio in cui le nostre società hanno preso delle vere e proprie “fregature” pagate a peso d’oro.

LA MIA FORMAZIONE
Non è stato semplice selezionare una flop 11 degli anni novanta. Sono stati davvero tanti, troppi coloro che sono passati da meteore nel nostro campionato e quindi restringere il campo, stilando una formazione di “soli” undici giocatori è stato molto impegnativo. Ma vediamoli con attenzione ricostruendo le loro brevi parentesi italiane.

Formazione(3-4-3): Van Der Saar, Domoraud, Bogarde, Fish; Sforza, De la Pena, Kancelskis, Oliseh; Esnaider, Fabio Junior, Pancev. Riserve: Lhemann, Reizger, Pistone, Amaral, Beto, Bartelt, Dugarry.

Portiere:
Edwin Van der Sar:
fu uno dei portieri più forti della storia d’Olanda, nel 1999, giovanissimo, per una cifra di diciassette miliardi, arriva a Torino dopo gli anni meravigliosi vissuti nel grande Ajax di Louis Van Gaal. Il suo compito è quello di sostituire tra i pali della vecchia signora, un grandissimo portiere come Angelo Peruzzi nel frattempo trasferitosi all’Inter per seguire Marcello Lippi. Le sue stagioni saranno soltanto due all’ombra della mole senza tuttavia lasciare mai il segno, in particolare c’è tanto del suo sulla mancata conquista dello scudetto del 2000. Infatti diverse sue “papere”e pessime prestazioni, anche in Champions League, fecero perdere terreno alla Juve nella lotta al titolo. Lascerà la Juventus senza troppi rimpianti nel 2001 per trasferirsi al Fhulam in Inghilterra, beh il resto della sua storia la conoscete.
Voto al bidone: 8

Difensori:
Winstone Bogarde: 
un vero paracarro arrivato nel pacchetto degli olandesi scelti da Galliani nel 1997 a parametro zero. Difensore dal gran fisico tuttavia si rivelò subito lento e impacciato, incredibile il “bellissimo” retropassaggio ad Udine, con il quale consegnò, di fatto, la palla sui piedi di Oliver Bierhoff (allora in bianconero), permettendogli di siglare così il gol della vittoria per l’Udinese (2-1). Dopo quell’episodio non vide mai più il campo e venne ceduto frettolosamente già nel mercato di Gennaio al Barcellona senza nessun rimpianto.
Voto al Bidone: 8.5

Cyril Domoraud: di nazionalità ivoriana, divenne un giocatore importante in Francia vivendo delle ottime stagioni soprattutto con le maglie di Bordeaux e Olympique Marsiglia. Difensore roccioso, dal buon fisico con le sue ottime prestazioni riesce ad attirare su di se l'attenzione di diversi top club italiani dell’epoca. Infatti è proprio l’Inter ad aggiudicarselo nell'estate del 1999 investendo una cifra vicino agli 8 miliardi di vecchie lire. Il suo acquisto avrebbe dovuto fornire fisicità e rocciosità alla difesa nerazzurra di Marcello Lippi, ma invece l’ivoriano, di fatto, trovò poco spazio e venne chiuso dall'ex compagno di squadra Laurent Blanc. Le presenze in quella stagione furono appena sei e infatti al termine di quel campionato viene nuovamente rispedito in prestito in Francia al Bastia. In Corsica, Domoraud riesce ad esprimersi su buoni livelli e fu così che ritornando all’Inter per fine prestito venne scambiato con Tomas Helveg del Milan. Anche in rossonero però non lascia nessuna traccia infatti ebbe soltanto il tempo materiale di disputare un’ anonima amichevole prima di essere, qualche giorno dopo, ingaggiato dal Monaco lasciando per sempre l’Italia e la Serie A.
Voto al bidone: 7

Mark Fish: Il sudafricano, riuscì nel 1996 a mettersi in mostra con la conquista di una storica Coppa D’africa da grande protagonista nel suo paese. Le sue grandi prestazioni non passarono inosservate in Europa e in particolare fu la Lazio di Sergio Cragnotti ad aggiudicarselo sborsando la bellezza di quasi 3 miliardi di vecchie lire per portarlo nella città eterna. Fish, improvvisamente perse l’umiltà delle sue origini e si paragonò a grandi difensori come Desailly e Baresi. Ma come tutti i grandi bidoni che fanno questo tipo di dichiarazioni alla fine riuscirà a recimolare appena quindici presenze con la maglia biancoceleste prima di essere girato al Bolgona in cui fece assolutamente peggio tant’è che l’allora tecnico dei felsinei Renzo Ulivieri non vide l’ora di sbarazzarsene al più presto. Fish lasciò la lazio un anno dopo per cercare fortuna in Inghilterra con la maglia del Bolton.
Voto al bidone: 8

Centrocampo:
Sunday Oliseh:
La Juventus lo acquista nel 1999 dall’Ajax dopo una lotta serrata con la Roma di Fabio Capello, sborsando una cifra di 21 miliardi di lire. Il nigeriano venne preso per cercare di ricostruire un centrocampo granitico insieme a Edgar Davidz. Il suo debutto in campionato, contro la Reggina, fa ben sperare per il suo futuro in bianconero ma fu soltanto un lampo di luce in mezzo all’oscurità. Infatti Carlo Ancelotti gli preferì spesso i più affidabili Conte e Pessotto, sicchè il suo bottino in termini di presenze in serie A fu appena di otto. Le cose non andarono meglio in Coppa Uefa in cui fa solo qualche apparizione con prestazioni deludenti così viene ceduto l’anno seguente al Borussia Dortmund dove ritrova fiducia e vittorie.
Voto al bidone: 7.5

Ciriaco Sforza: Pupillo di Roy Hodgson, lo svizzero arrivò all'Inter nell'estate del 1996 per circa 5 miliardi di lire dai tedeschi del Bayern Monaco. Doveva essere il regista perfetto per la manovra nerazzurra, invece verrà soltanto ricordato, in Italia durante il suo breve passaggio, in un particolare episodio e cioè quando Aldo Baglio nel film 'Tre uomini e una gamba', comprò la maglietta dell’Inter con il suo nome "perché quella di Ronaldo era finita". Rimase soltanto una stagione in nerazzurro per poi fare ritorno in Germania dove visse, probabilmente, il periodo migliore della sua carriera vincendo praticamente tutto quello che c’era da vincere tra Bayern e Kaiserslautern.
Voto al Bidone: 7

Ivan De la Pena: Grande talento dalla cantera blaugrana del '95, venne considerato dai catalani uno dei più forti e promettenti talenti di tutta la Spagna. Infatti dalla cantera alla prima squadra il passaggio fu breve e si rese, in poco tempo, protagonista nella conquista dei tanti trofei del Barcellona: una Liga, due coppe di Spagna, una Coppa Uefa e una Supercoppa Europea. Un grande palmares e soprattutto le sue elevate qualità tecniche spingono la Lazio di Sven Goran Eriksson a investire su lui, nel Luglio del 1998, una cifra vicina ai 30 miliardi delle vecchie lire garantendo, allo spagnolo, un ingaggio record di sei miliardi. Ma il 'Piccolo Buddha', così veniva soprannominato in Italia per la sua “pelata”, si rivelerà un fiasco clamoroso, si presentò al ritiro estivo completamente fuori forma e in sovrappeso e nonostante la fiducia accordatagli le sue prestazioni furono molto deludenti. Da protagonista, il quale doveva essere, riuscì soltanto a ritagliarsi un ruolo da comprimario, con sole quattordici presenze all’attivo. Lascerà i biancocelesti nella stagione successiva per andare in prestito al Marsiglia, non mettendo di fatto mai più piede in Italia.
Voto al Bidone: 9

Andrey Kanckelskys: Arrivato nel gennaio del ’97 dal Manchester United di Sir Alex Ferguson, di cui fu un grande protagonista, venne acquistato dalla Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori per 15 miliardi, facendogli firmare un “faronico”triennale da 5 miliardi a stagione. Sul campo però Kanchelskis, nonostante il suo grande talento mostrato con i “Red Devils”, si vede poco e gioca malissimo. Nella sua seconda stagione addirittura si infortunò gravemente nello spareggio Russia – Italia valido per le qualificazioni a Francia ’98, perdendo definitivamente il treno per Firenze. Viene così ceduto, senza troppi rimpianti, ai Rangers, dove ritrova la forma fisica concludendo la sua carriera.
Voto al Bidone: 8.5

Attaccanti
Juan Esnaider
: Correva l’anno 1998 e la Juventus ha appena perso, causa brutto infortunio, il suo giocatore migliore Alex Del Piero e nella sessione invernale va, quindi, alla disperata ricerca di un attaccante in grado di sostituirlo. Luciano Moggi, dopo varie opzioni, sembra averlo trovato in Juan Esnaider , giovane bomber dell’Espanyol. L’argentino approda in bianconero per 12 miliardi di lire e nelle rare volte in cui Ancelotti lo manda in campo, l’attaccante non fa nulla per ricambiare la sua fiducia, rivelandosi un vero e proprio paracarro. Per disperazione viene addirittura impiegato come vice Zidane con risultati ancora ben peggiori; dopo una sola stagione con sedici presenze e zero gol all’attivo viene rispedito in Spagna al Real Saragozza.
Voto al bidone: 8

Darko Pancev: meglio conosciuto come il “Cobra”, in patria, era un attaccante puro di origini slave, esordì a inizio carriera nella squadra locale del Vardar ma si fece notare in Europa soprattutto con la maglia della Stella Rossa di Belgrado nel 1991 dove vinse praticamente tutto: Champions League e la Coppa Intercontinentale, oltre a segnare caterve di gol. L’Inter optò per il suo acquisto, nella primavera del 1992, sborsando 14 miliardi di Lire allo scopo di rinforzare un organico che si trovava in forte crisi soprattutto nel reparto attaccanti. Si rivelerà ben presto uno dei giocatori più scarsi che abbia mai avuto l’Inter. Il “ramarro”, così venne ribattezzato dai tifosi nerazzurri, venne ceduto per disperazione al Lipsia, in Germania, nel Gennaio del 1994, per poi fare ritorno in Italia la stagione successiva in cui riuscirà a giocare soltanto sette partite senza, quasi mai, lasciare il segno. Fu definitivamente ceduto al termine della stagione del 95’ in Germania al Fortuna Dusserdorf.
Voto al bidone: 8.5

Fabio Junior: incredibile la storia di questo giovane attaccante brasiliano che passò dall'anonimato più assoluto ad “oggetto del desiderio” conteso dai principali club del panorama calcistico europeo . Un predestinato erede di Romario e addirittura ribattezzato come nuovo Ronaldo“. Sensi per non farselo sfuggire e per rispondere alla grande Lazio di Sergio Cragnotti versò 30 miliardi di lire cash al Cruzeiro, più altri 2 agli intermediari brasiliani che avevano fiutato il colpo del secolo. E fu così che Fabio chiamato poco dopo “Fabietto” dal tifo romano sbarcò nella capitale con un vero e proprio blitz dei dirigenti giallorossi . Soprannominato “The blue Hurricane”, dai tifosi del Cruzeiro, si trasformò , a poche ore dall’annuncio del suo passaggio nella capitale, nell’Uragano Giallorosso. Arrivato alla Roma grazie ad un grande campionato paulista in cui vinse la classifica dei cannonieri con 18 reti in trentasei presenze, in Italia sarà soltanto conosciuto come “Er venticello” altro che uragano. Gli acquisti a quei tempi si facevano un po’ per sentito dire o affidandosi agli emissari, infatti Zeman, allora allenatore della Roma lo bocciò quasi subito definendolo “un attaccante che non sa fare quasi niente ed ha poca voglia di imparare”. Fabio Junior farà soltanto una stagione e mezza nella capitale, con sole sedici presenze e appena 4 gol, facendo ritorno in Brasile e andando verso un declino dal quale non si riprenderà mai più.
Voto al bidone 9

Le riserve
Jens Lehmann
: Il portierone tedesco arrivato al Milan nell’estate del 1998, viene soltanto ricordato per le grandi “papere” in un Milan – Fiorentina in cui venne impiegato da titolare. Farà solo 5 presenze in Italia per poi fare ritorno in Germania, a Gennaio dello stesso anno, di fretta e furia al Borussia Dortmund.
Alessandro Pistone: approdò in nerazzurro nel novembre del 1995 dal Vicenza. Sarà soltanto conosciuto per essere stato preferito lui ad un certo Roberto Carlos, dall’allora tecnico nerazzurro Roy Hodgson. Tanto basta per entrare di diritto nei più grandi bidoni della storia del calcio.
Michael Reizger: Giovane talento dell'Ajax, si trasferì al Milan nella stagione 1996-1997. Chiamato a sostituire Panucci, nel frattempo passato al Real Madrid, del buon terzino visto in Olanda sparirono molto presto le tracce. Dopo le poche e anonime prestazioni in Serie A, dieci presenze totali, viene ceduto molto presto al Barcellona dove invece ritroverà il suo talento.
Amaral: Da becchino a calciatore il passo è breve, questa la storia di Amaral arrivato al Parma, dal Palmeiras, nel 1994. Non riesce ad ambientarsi e Ancelotti lo impiega spesso fuori ruolo, farà solo 4 presenze per poi essere ceduto al Benfica, ci riproverà dopo sei anni in Italia alla Fiorentina dove le cose vanno un po’ meglio ma mica tanto.
Beto: Per Ferlaino era meglio di “Baggio e Ronaldinho”, acquistato nel 96’ dal Napoli per sei miliardi di lire, il brasiliano verrà ricordato soprattutto dalla Gaffe di Bruno Pizzul che durante una partita di Coppa Italia lo scambiò con “Caio”, altro bidone interista passato al Napoli, certo sempre meglio di “Tizio” o “Sempronio”.
Cristophe Dugarry: nel 96’ lui e Zidane, al Bordeaux, eliminarono il Milan dalla Coppa Uefa. L’anno seguente Galliani può scegliere tra Dugarry e Zidane alla fine si accorda con il primo e fu un flop clamoroso. Arrivato per nove miliardi, il francese non lascerà mai il segno con poche presenze e tanti soldi sprecati.
Gustavo Bartelt: “EL Facha” (il Bello), preferito a Trezeguet e accostato a Caniggia, venne acquistato dalla Roma per 14 miliardi dal Lanus. Ad eccezione di una super partita con la Fiorentina all’esordio, di lui non ne è rimasta traccia, con appena 12 presenze e zero gol all’attivo, fece ritorno in Argentina senza troppi rimpianti.

Difficile poter assegnare il bidone d’oro ad un singolo giocatore di questa formazione, con annesse riserve, ma se proprio ne dovessi scegliere uno fra tutti, lo assegnerei a Fabio Junior della Roma. Paragonarsi al “fenomeno” Ronaldo e dire di essere più forte di lui è davvero una dichiarazione da querela, un qualcosa di illegale non esiste ancora oggi un giocatore più forte del “fenomeno”se lo trovate voi siete pregati di farmelo sapere. Vi invito ai prossimi appuntamenti ne vedremo delle belle.

Un caro saluto a tutti

Ciccio