Massimiliano Allegri, come il suo mentore Giovanni Galeone, è tutto meno che banale. Mi riferisco alla persona non all'allenatore. Acciuga è un fumantino labronico, che ha fatto scelte scomode nella sua vita, pagando in prima persona. 
Calciatore talentuoso, ma poco incline al sacrificio. Nelle vesti di allenatore mette tutta la sua parte razionale, ma quello che apprezzo di lui sono quelle parole taglienti che a volte schizzano fuori come il soffione di un geyser una volta dismessi i panni dell'allenatore. 
Quelle di oggi, insieme alle dichiarazioni di Carlo Magno Ancelotti, sono le parole più interessanti sentite nelle ultime settimane in ambito calcistico. 
Acciuga, memore forse delle polemiche farisaiche rispetto alla Supercoppa, si è espresso chiaramente su razzismo e violenza nel calcio. Negli stadi ci sono telecamere anche nel caffè sport Borghetti, quindi questi cialtroni possono essere identificati uno ad uno. Con una legge di 2 righe si scrive: se ti comporti male, allo stadio non ci entrerai mai più.  Se ti becco vai in galera, con aggravanti varie ed assortite. I capi di imputazione non mancherebbero.

Quindi il Ministro dell'Interno invece di blaterare di partite col burca, di fare scampagnate con gli ultras della mia squadra, di lisciare il pelo a delinquenti assortiti che popolano gli stadi, si occupi di quello che gli imporrebbe il suo ruolo costituzionale. Sia inflessibile sul tema dell'ordine pubblico. La durezza deve valere non solo per i barconi ma anche per i caproni... da stadio. 
Acciuga dixit: questi chiacchierano ma alla fine non combinano nulla.

Alla fine sta a vedere che la classe dirigente di questo Paese dobbiamo cercarla nel calcio!