Rino Gattuso, all'anagrafe Gennaro, in arte Ringhio, ha dimostrato ancora una volta perché ha vinto tutto nella sua carriera da calciatore pur essendo stato dotato di poco talento tecnico. È una persona dotata di intelligenza, carattere e volontà ferrea. Molti tifosi da tastiera hanno criticato Rino a ripetizione. Allo Stadio per lui c'erano invece solo applausi ed ovazioni. Questo non è un pezzo agiografico. Non è l'allenatore perfetto, ma ha tutto per diventare un grande allenatore e questi 18 mesi gli saranno molto utili. Ha allenato con una società di fatto inesistente, con il massimo responsabile dell'area tecnica che gli è sempre stato ostile, una campagna acquisti raffazzonata, infortuni e castighi arbitrali figli del peso politico pari a 0 del Milan.

Eppure nonostante ciò è andato a 2 cm dalla Champions. Fra gol di mento di Zapata, espulsioni al contrario a Reggio Emilia, Handanovic versione Santo e D'Ambrosio che devia un pallone sulla traversa. Tutto ciò senza avere un esterno in grado di superare i 10 gol, senza ricambi degni di questo nome, prendendosi responsabilità non sue, dovendo spesso fare da ufficio stampa, allenatore, team manager, mentre Leonardo cianciava di vuvuzuela allo stadio, senza occuparsi di arbitri killer inviati dalla Uefa. Fra i suoi demeriti quello di aver annunciato 2 mesi fa le sue dimissioni. Forse ci sono costati quei due punti o centimetri che avrebbero consentito al Milan di tornare nel suo giardino invece di rimanere nello sgabuzzino.

Dopo la defenestrazione di Leonardo, qualcuno ha pensato che Ringhio potesse cambiare idea, invece no. È andato da Gazidis, il tronfio sudafricano che ad oggi non ha portato un solo euro in più di sponsorizzazioni al Milan, quello che vorrebbe fare la multiproprietà con l'Inter, per di più un bilocale, a dirgli che voleva giocatori di carattere, pronti a combattere, per superare nella prossima stagione la soglia dei 70 punti, che vuol dire Champions. Conosceva già la risposta del figuro che viene da lontano. Il ceffo ha provato a blandirlo anche perché di grandi alternative non ce ne sono, ma Ringhio a quel punto ha fatto capire perché lui è una leggenda del Milan e del calcio italiano e Gazidis un riccone miracolato, che non lascerà nessuna traccia nella storia del calcio. Ha detto: io non ho bisogno dei tuoi soldi. I miei collaboratori però si. Io me ne vado senza chiedere nulla, tu paghi a loro il dovuto.

Il ceffo, che conosce il solo linguaggio della cupidigia, è rimasto di stucco. Rino gli ha fatto un sombrero, una pernacchia ed è uscito di scena. Per lui applausi a scena aperta. Per il sudafricano adesso saranno dolori, perché se l'anno prossimo il Milan non farà faville, ci saranno momenti molto duri per lui. Nel frattempo mandate a Gazidis i nomi di buone ditte di trasloco e togliamoci il cappello davanti a Rino, un proletario diventato ricco, ma che è un signore dentro. Perché signori si nasce e lui lo nacque.