Chiariamo subito, non credo ci siano fallimenti in vista. Ma qui stiamo parlando del rilancio del calcio professionistico in Italia. Il calcio professionistico, chiariamo subito, non è un “gioco”, ma un affare imprenditoriale da miliardi di euro. Trattarlo, quindi, alla stregua di un passatempo domenicale per idioti non aiuta né a capire la portata economica e gli, eventuali, ritorni con vantaggi per tutto il paese, né gli intrallazzi che ci sono dietro. In questo ambiente le squadre italiane, che hanno fatto il bello e il cattivo tempo per anni, adesso si scontrano con problemi di bilancio che ne minano programmazione e risultati. Partiamo dalla Juventus. Rimane in testa alle società italiane come fatturato, ma dipende troppo dagli introiti TV e, soprattutto, dai piazzamenti in Champions League. Occorre sviluppare il marketing per rendere più stabile il fatturato e anche la sua crescita e permetterle di piazzarsi, stabilmente, ai primi posti in Europa. Napoli Si trova in acque non tranquille, ma la qualificazione in Champions dovrebbe portare ossigeno alle casse asmatiche di De Laurentiis. Il tentativo di creare una squadra competitiva e, quindi, la rinuncia a privarsi di qualche campione, come sempre accaduto negli anni precedenti, ha portato ad un bilancio in rosso dopo anni di gestione oculata. L’anno prossimo si preannuncia una rivoluzione, propiziata dall’ingresso diretto in Champions e dalla partenza di Higuain. Ma dovrà essere una rivoluzione oculata e mirata ad investimenti nel medio periodo, perché Napoli è una società non strutturata. Non ha uno stadio e ha un marketing, da sviluppare. Il futuro, nonostante tutto, non è roseo perché troppo De Laurentiis dipendente e, se De Laurentiis non riesce a costruire una società prima di cederla non si sa cosa potrà accadere. Roma Emblematico quanto fatto mettere, per scritto, da Pallotta sulla relazione di bilancio: la Roma ha delle perdite e, se non si troveranno altri introiti per coprire le perdite, la società dovrà vendere degli assets per ripianarle. Tradotto in lingua per noi mortali: considerato che Pallotta (e il gruppo cui fa riferimento) non sono una ONG senza scopo di lucro, non solo non è previsto che vengano ripianate le perdite, ma devono essere garantiti i dividendi agli investitori. Quindi, se non si trovano i soldi da un’altra parte (vedi qualificazione in Champions), la Roma, che non ha altri assets di cui privarsi, dovrà vendere dei giocatori, rischiando di non poterli rimpiazzare e, quindi, indebolendosi. Sulla base di ciò occorre leggere le voci di partenza di Pjanic, di De Rossi, ma anche il rinnovo di Totti che, per la Roma, è un pozzo di soldi. Ma una Roma più debole di quella di quest’anno, senza stadio e con Sabatini in partenza, non è un bel prospetto per il calcio italiano. Fiorentina I Della Valle non spendono. Non hanno uno stadio di proprietà e non hanno una società strutturata a livello di marketing. Riescono a stare a galla con una gestione oculata, ma non hanno mai chiarito i propri obiettivi con la città e i tifosi. La prospettiva non è rosea perché, in assenza di programmazione finanziaria, anche qui ci troviamo davanti ad una società che naviga a vista. Milan La società più strutturata d’Italia a livello di marketing, ma con una leadership troppo forte per poter prescindere da essa. Galliani e Berlusconi sono il Milan, nel bene e nel male. E questo comporta tutta una serie di problemi irrisolti. La ricerca di un partner con la storia-farsa di Mr Bee è emblematica. Non si pensa di avere la forza economica o la capacità di strutturare una società moderna (vedi marcia indietro sullo stadio di proprietà) e si cerca un partner, ma restando nel limbo di chi non ha il coraggio di farsi da parte. Nel frattempo Barbara Berlusconi deve andare a rendere conto all’Uefa per non incorrere negli strali del Fair Play finanziario. La mancata partecipazione alla Champions comporterà ulteriori esborsi per la proprietà e una perdita ulteriore di immagine, anche per la ricerca di nuovi giocatori. In prospettiva il Milan del prossimo anno sarà più debole di quello di quest’anno, fermo restando il solito problema allenatori, che vengono cambiati come solo Zamparini. Sempre in prospettiva i problemi societari non sembrano di facile soluzione, almeno fino a quando l’attuale proprietà non deciderà cosa vuole fare da grande. Inter Perse le galline dalle uova d’oro Tronchetti Provera e Morati, subentrato Tohir, l’Inter ha tentato un azzardo. Adesso è in mano alle banche, banche che non avranno certo intenzione di perdere i propri investimenti, ma che non saranno, neppure, disposte ad accollarsi nuovi esborsi. Quindi Si prevede un pessimo futuro per una squadra che rischia di non avere gli introiti da Champions e di dover sborsare un sacco di milioni per pagare i giocatori già acquistati. Anche qui manca un progetto societario chiaro e ci sono i riflettori dell’Uefa puntati. I problemi sono simili a quelli del Milan, ma con un marketing, per ora, meno sviluppato. Quindi, anche in questo caso, il prossimo anno non si prospetta una situazione rosea. Udinese Inizia a svilupparsi come società, ma non ha il bacino d’utenza e l’appeal necessari per diventare una potenza calcistica. Quindi non possiamo sperare in questa squadra per la rinascita del calcio italiano, ma certo potrebbe servire da esempio per costruire un calcio più sano. Sassuolo Vale lo stesso discorso fatto per l’Udinese. In conclusione credo che l’anno prossimo sarà un anno peggiore rispetto a questo per quanto riguarda il calcio italiano e non vedo grandi prospettive per gli anni futuri. Anche se la Juventus dovesse prendere una strada virtuosa che la porti in maniera fissa fra le prime d’Europa, si avrebbe una situazione in stile PSG in Francia. E il calcio francese non è messo molto bene. Se non che, almeno, ha una scuola giovanile su cui investe e, quindi, una nazionale con degli ottimi prospetti. Noi, in Italia, oltre a squadre disastrate, abbiamo anche una Federazione inesistente. Quindi è per questo che non vedo nulla di bello all’orizzonte, se non un declino in stile Olanda.